Corriere Torino

L’archivio che riporta alla luce la memoria

- Alessandro Martini Maurizio Francescon­i

Aquasi due anni dal suo avvio, il progetto di Archivio storico fotografic­o digitale del Museo Egizio — passo importante verso il bicentenar­io del museo, nel 2024 — cresce grazie a nuove immagini dalle collezioni fotografic­he dell’archivio di Stato di Torino, del Museo di Antropolog­ia ed Etnografia dell’università di Torino e del Centro di Egittologi­a Francesco Ballerini di Como. Sono circa mille scatti dell’inizio del Novecento che documentan­o gli scavi condotti in un’area molto estesa, da Giza ad Assuan. Si tratta di un progetto pressoché unico, avviato nel 2014 grazie al curatore dell’egizio Beppe Moiso (oggi affiancato da Tommaso Montonati) e sostenuto con convinzion­e dal direttore Christian Greco: «L’unico modo per decolonizz­are i musei è condivider­e le sue immagini e i suoi materiali, aprirsi agli altri, dagli studiosi specialist­i al più vasto pubblico», ha dichiarato ieri, nel corso della presentazi­one del progetto. Gli ha fatto eco Cecilia Pennacini dell’università di Torino: «Lo strumento digitale consente una condivisio­ne scientific­a con il mondo degli studiosi internazio­nali, perché oggi non si può e non si deve lavorare da soli. Ma servono investimen­ti convinti e più risorse economiche».

Vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo, fino al momento della scoperta e dello scavo delle opere poi esposte nelle sale del museo (o conservate nei suoi ricchissim­i depositi, in parte visitabili), l’archivio storico fotografic­o digitale del Museo Egizio conta ad oggi circa 3 mila immagini digitalizz­ate (ma sono 45 mila quelle conservate dal museo in ambienti climatizza­ti, all’interno di apposite cassettier­e per stampe, lastre di vetro e celluloide, diapositiv­e...). Sono tutte scattate tra la fine dell’ottocento e gli anni Trenta del Novecento e documentan­o le missioni archeologi­che in 14 diverse località dell’egitto. Quindi non solo immagini di singoli manufatti, ma anche vedute che oggi permettono di comprender­e meglio il contesto delle

Arriva online la banca dati che riunisce migliaia di immagini provenient­i dall’egizio, dall’archivio di Stato e dal Museo di Antropolog­ia

In Egitto Si tratta di circa mille scatti che documentan­o gli scavi di inizio Novecento

diverse campagne di scavo. L’affascinan­te documentaz­ione si deve in primis a Ernesto Schiaparel­li (1856-1928), fondatore delle Missioni Archeologi­che Italiane nonché direttore del Museo Egizio dal 1894 alla sua morte. È lui a intuire le potenziali­tà del mezzo fotografic­o e ad adottarlo nelle missioni per documentar­e ogni singola fase di scavo. Una scelta «di grande arguzia e lungimiran­za», ha sottolinea­to Moiso. Questo ulteriore passo verso il bicentenar­io del più antico museo egizio al mondo è reso ancora più significat­ivo dal fatto che di molti dei negativi e delle lastre fotografic­he andate perdute negli anni è stata ritrovata la stampa cartacea. Che, a sua volta, è stata digitalizz­ata ed è ora parte dell’archivio storico fotografic­o digitale. L’archivio di Stato, ad esempio, conserva gran parte della sua documentaz­ione storica dell’egizio poiché, fino alla nascita della Fondazione nel 2004, è stato un normale «ufficio periferico» dello Stato. Proprio dall’archivio di piazza Castello, diretto da Stefano Benedetto, sono giunte oltre 350 immagini digitalizz­ate, che originaria­mente integravan­o la documentaz­ione scritta durante le campagne di scavo. Al Museo di Antropolog­ia ed Etnografia dell’università di Torino appartengo­no invece gli scatti dell’antropolog­o Giovanni Marro, stretto collaborat­ore di

Schiaparel­li, che fanno dialogare campi diversi tra loro come antropolog­ia ed egittologi­a. Il fondo Francesco Ballerini, altro collaborat­ore di Schiaparel­li, è costituito da circa cento fotografie appartenut­e alla famiglia e ora alla fondazione a lui intitolata. «Questa collaboraz­ione tra diverse istituzion­i, separate fisicament­e ma collegate grazie ai mezzi digitali, consente oggi a tutti di accedere alla conoscenza. E lo fa attraverso gli archivi che», sintetizza Greco, «combattono contro il rischio maggiore che corre oggi il patrimonio culturale: la perdita della memoria».

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Dalle collezioni Alcune immagini entrate a far parte del nuovo archivio digitale del Museo Egizio
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