Storie di migranti e stravolgimento climatico
«Che clima c’è?». Pessimo, vien da dire, o comunque piuttosto difficile. Se lo chiede, utilizzando questa frase come tema di quest’anno, il Festival delle Migrazioni, alla quinta edizione in partenza oggi. L’avvio è alle 18 con l’inaugurazione della mostra Name
Climate Change al Polo del ‘900, curata da Cambalache. Seguirà un approfondimento, con l’associazione Quore, dedicato ai richiedenti asilo Lgbtqi+: dalle procedure per la protezione internazionale alle «precarie» linee guida europee in materia. In serata sono previste proiezioni a cura di Ortometraggi Film Festival (ore 19.30) e il film Europa di Haider Rashid (ore 21, con Psicologia Film Festival e Crocevia di Sguardi). «Cacciatori di migranti», misure di sicurezza per salvaguardare i confini della «fortezza Europa», storie personali, dramma dell’attualità che si fa fatica a vedere (o si vuole evitare). Il Festival delle Migrazioni crea un legame fra politica e ambiente, perché se tutto è collegato allora anche le migrazioni possono essere un effetto dello stravolgimento climatico in corso. Luoghi pressoché invivibili, abbandonati in cerca di sopravvivenza, con persone che si spostano e conseguenti problemi.
La manifestazione, organizzata da Almateatro, A.M.A. Factory e Tedacà (sostenuta da Compagnia di San Paolo, Fondazione Crt e Ministero della Cultura), proseguirà fino al 24 settembre con incontri, spettacoli teatrali, proiezioni e dibattiti. Sono in programma circa trenta eventi con più di quaranta ospiti, tra cui Gad Lerner, Marzio G. Mian, Nancy Porsia, Gabriele Proglio, Bintou Touré e Massimo Giannini.
La novità di quest’anno è il focus geografico, dedicato al Mali, un Paese cruciale per gli equilibri politici e sociali dell’area subsahariana. Dopodomani alle 16, San Pietro in Vincoli ospiterà l’incontro
Racconta il Mali oggi , con i giornalisti Andrea De Georgio e Nicola Gallino insieme a Nohoum Traoré, presidente dell’associazione Giguya. Cosa spinge a partire da questa terra e cosa a tornare? Inoltre, sabato 23 settembre nell’ambito della tradizionale Cena delle cittadinanze, sarà proposto un piatto della tradizione culinaria maliana. Il focus geografico cambierà ogni anno. Al centro del festival c’è poi la narrazione delle migrazioni, fondamentale per muovere — o meno — l’opinione pubblica e spesso responsabile della percezione distorta di certi fenomeni.