Prestasoldi come il padre, condannate
Quando il padre è morto avrebbero ereditato debiti e crediti, ma soprattutto la professione: quella di prestasoldi. Poi gli affari di famiglia hanno subito un contraccolpo e le figlie dell’uomo sono finite a processo per usura ed estorsione. Adesso per loro è arrivata una condanna a tre anni di reclusione. Il gup Lodovico Morello ha anche disposto la confisca di beni per 40 mila euro e il pagamento di una provvisionale di 15 a favore della vittima. A processo c’era pure una coppia, assolta: marito e moglie, difesi dagli avvocati Luca e Ruggero Marta, erano finiti nei guai per aver prestato dei soldi al genitore delle due sorelle, che poi hanno cercato di ripianare il debito usando il denaro guadagnato con l’usura. Gli atti dell’inchiesta raccontano che nel 2010 il padre delle donne versa a un commercialista 160 mila euro, concordando un tasso mensile di interessi del 10 per cento. Per anni la vittima cerca di ripianare il debito senza mai riuscirci, fino a quando disperato non sporge denuncia. Nel frattempo, l’anziano prestasoldi chiede a sua volta un aiuto economico a un amico — 140 mila euro — per alcuni presunti investimenti immobiliari. Nel 2018 l’uomo muore e le figlie subentrano nell’attività, continuando a incassare dal commercialista gli interessi (è stato calcolato che negli anni la vittima avrebbe restituito circa 800 mila euro). La vicenda si complica quando l’amico di famiglia cerca di rientrare a sua volta del prestito, per il quale tra l’altro non aveva mai chiesto interessi. Per un periodo le sorelle, difese dall’avvocato Eva Garrone, onorano il piano di rientro a suo tempo deciso dal padre, poi presentano all’uomo il commercialista spiegando che si sarebbe occupato della restituzione del denaro. Da qui l’intreccio di affari che ha portato tutti davanti al giudice.