De Sio è Nanà: «Un’eroina tragica, braccata dal destino»
Èstanca, Giuliana De Sio. Come solo chi affronta una tournée può essere: «Vorrei fuggire lontano e dormire due settimane. Mi domando ogni giorno se continuare o meno a fare questo mestiere pazzesco che tanto ti dà e tanto ti toglie. Questa stanchezza non si può combattere. È come un peso di cento chili».
Oggi è la centesima replica de La signora del martedì, di Massimo Carlotto per la regia di Pierpaolo Sepe, che da martedì a domenica sarà al Teatro Gobetti. Con lei in scena ci sono Alessandro Haber, Paolo Sassanelli, Riccardo Festa e Samuele Fragiacomo.
De Sio è Nanà, una donna molto noir che ogni martedì, tra le 15 e le 16, va in una pensioncina di periferia a comprarsi un’ora di sesso con un ex porno attore che una malattia ha costretto a lasciare il set e a buttarsi nella prostituzione. Lei è rimasta la sua ultima cliente. Gli altri due personaggi sono un transessuale che gestisce l’albergo e un uomo sulla sedia a rotelle che scopriremo la sta inseguendo, poiché entrambi si sono rovinati la vita a vicenda. Ed è solo il preambolo: «Accade poi di tutto. È una storia che ho scritto intensamente insieme a Sepe poiché i personaggi di Carlotto, con cui abbiamo parlato, stavano difficilmente in scena. È stato un lavoro molto complesso. Il pubblico ama questa pièce».
Nanà è un’eroina tragica, lo è fino in fondo, senza via di scampo, «ha questo destino che la rincorre, che la scova ovunque si nasconda. Non c’è redenzione per lei. Non c’è leggerezza e forse è per questo che mi sento così stanca».
Al suggerimento di lei come possibile autrice, si ritrae immediatamente, dicendo che gli intellettuali veri li ha conosciuti: «Elio Petri, innanzitutto. Che è stato anche il mio compagno. È una mancanza la sua che non smetto di sentire, di sentimento ma anche intellettuale. Con lui ho incontrato i grandi, come Moravia. Ho lavorato e conosciuto tanti grandi registi come Monicelli, Fellini, Troisi, Bertolucci, Wertmuller, tutti. I grandi attori da Gassman a
Mastroianni a Manfredi… Riconosco il mare della mia ignoranza». Di sé dice di essere stata curiosa almeno fino ai trent’anni e che ancora vive di rendita, da allora. Dice. Ma non è vero. Tutti vogliono che scriva un libro: «Non lo farò mai. Non ricordo più niente». E ha paura. Di quel palcoscenico. «Paura dei vuoti di memoria e di non ricordarmi nemmeno più chi sono e che cosa devo fare. Ho imparato a gestirli in modo che il pubblico non se ne accorga, ma soffro sempre di più di questi attacchi di panico esponenziali».
Vorrei fuggire lontano Mi chiedo ogni giorno se continuare o meno a fare questo mestiere che dà e toglie tanto