«Usciamo dalle nostre bolle e da certe dinamiche di coppia»
Caterina Guzzanti presenta «Secondo lei» in anteprima nazionale Con Federico Vigorito, affronta i paradossi che regolano i rapporti
«Spero che le donne abbiano più tempo, in futuro, per guardarsi intorno e scegliere con chi condividere la felicità, cercando prima la propria solidità individuale». Caterina Guzzanti non ha dubbi: anche se «l’idea di coppia sta cambiando» ancora troppo spesso «viviamo nelle nostre bolle di persone che ci siamo scelti personalmente o che un algoritmo ha deciso ci somigliano». È questo il motore che ha spinto l’attrice e comica romana a misurarsi — per la prima volta — nella scrittura di testo in prosa e, sceneggiato, alla supervisione di uno spettacolo. Autrice, attrice protagonista (insieme a Federico Vigorito) e regista, oggi Caterina Guzzanti arriva in Piemonte per presentare, in anteprima nazionale Secondo lei, una pièce a sua firma e che, prodotta da Infinito e Argot produzioni con la supervisione di Paola Rota, grazie al circuito fondazione Piemonte dal vivo, sarà in scena questa sera al teatro Sociale di Valenza (Alessandria), il 6 marzo al teatro Civico di Oleggio (Novara), il 19 al teatro Sant’anna di Beinasco (Torino) e il 20 al teatro Magnetto di Caselette (Torino). Secondo lei è uno spettacolo sulla fragilità: un lungo, intimo, delicato flusso di pensieri cha parte dal punto di osservazione femminile e si concentra sulle dinamiche nascoste e imprevedibili che regolano i rapporti di coppia.
Una prospettiva di parte, aperta e non giudicante, che in pone al centro una profonda riflessione sulla giustezza della «coppia a tutti i costi». L’amore idealizzato come luogo sicuro e salutare, nella performance di Caterina e Federigeno. co diventa negazione quotidiana e sistematica del bisogno e del desiderio altrui e si trasforma in un silenzioso campo di battaglia dove fraintendimenti e necessità affondano in un pantano di aspettative tradite e di promesse disattese. Mentre, come accade tutti i giorni, nella vita di ciascuno, il più grande desiderio sarebbe quello di essere capite, accettate, perdonate. O capiti, accettati, perdonati. Secondo lei, infatti, è una storia sulla crisi tanto del maschio quanto della femmina, dove dolore e ironia convivono nel paradosso della coppia che si odia ma resta insieme. Che dovrebbe appoggiarsi e, invece, si fa la guerra. Che potrebbe lasciar correre, e dare ossiE invece troppo spesso rimarca, precisa, sincopa la libertà dell’altro di poter essere semplicemente: la persona che è. «Mentre scrivevo questa storia avevo chiarissimi il tono e l’atmosfera di cui aveva bisogno — spiega Caterina Guzzanti —, ma, devo ammettere, il teatro ti mette davanti a talmente tanta libertà e allo stesso tempo ti vincola a uno spazio unico dove tutto è sempre a vista che spesso ho approfittato dell’aiuto di Paola Rota, regista e amica stimata, e di Federico Vigorito, attore e regista e coprotagonista di questo spettacolo, che mi hanno aiutato a tradurre il mio racconto da un’idea di montaggio più cinematografica in quella dei movimenti di scena necessari su un palcoscenico».
Da dove viene la sensazione che per diventare adulti ci si debba rifugiare nell’altra persona, anziché investire nella propria indipendenza? Perché non scappiamo a gambe levate se non ci sono più i presupposti per la felicità? La verità è che nei rapporti di coppia serve coraggio, soprattutto quando tocca ammettere le proprie fragilità. E infatti «la fragilità viene spesso associata alla debolezza — conclude Guzzanti —, invece per me è il contrario: è la bellezza, la paura di mostrarsi delicati, e di dire “sono forte” ma, non per questo, non merito di essere trattato con amore e attenzione”».