«Parigine sexy e fragili? Basta con i soliti cliché»
Le regole della perfetta «Parisienne» sono semplici e socialmente condivise, come una banale ricerca su Google sembra suggerire. Devi essere bianca, magra, libera, seducente e rigorosamente eterosessuale, e soprattutto «fragile e sexy» allo stesso tempo. Facile per Rokhaya Diallo, giornalista e regista francese protagonista del nuovo attivismo per l’uguaglianza razziale e di genere, smontare il paradigma presentando nel documentario La Parisienne démystifiée, sempre con graffiante ironia, persone all’opposto degli schemi. «Avevo già usato questa forma retorica in “Dove sono i neri”, che trattava la presenza nera nel cinema francese. Ma per abbattere queste credenze così radicate, al mio film dovrebbero aggiungersi altre battaglie, nuove e concrete forme d’azione, militanza, scrittura e ricerche universitarie».
Alla presenza di Rokhaya Diallo, la parigina «demistificata» va in scena oggi alle 21.15 in anteprima nazionale al Cinema Fratelli Marx, in una serata moderata dalla curatrice Daniela Ricci che aprirà Sguardi d’altrove, la rassegna organizzata da Aiace Torino. È l’ultimo reportage della regista, e per le modalità d’approccio ai «miti moderni» ricorda tanto le acute analisi entomologiche del semiologo Roland Barthes. «Effettivamente, le mitologie di Barthes sono ancora di estrema attualità e ci consegnano degli strumenti per riflettere e prendere coscienza su come la società contemporanea si affidi a miti molto radicati nel nostro immaginario». Ciò non toglie che i cosiddetti «luoghi comuni» sono difficili da estirpare: «Rispetto agli anni 50, possiamo diffondere false credenze attraverso social, mass media e altri strumenti molto più potenti di allora ed è molto più difficile districarsi in essi; ma oggi le persone sono più formate per comprendere gli elementi della comunicazione e non voglio pensare che non siano dotate di sufficiente spirito critico per affrontarli».