Corriere Torino

«Ero una hippy a piedi scalzi Poi ho incontrato il Buchla»

Suzanne Ciani, pioniera dell’elettronic­a, arriva a Torino per il festival Jazz Is Dead Pronta a svelare tutti i segreti del suo mitologico sintetizza­tore degli anni Settanta Musica e film, doppio omaggio a Ezio Bosso

- Luca Castelli Lodger Lighting Bosso, Unconditio­ned, Following a Bird (Oceans). The Lodger The «String Quartet No.5 — Music for The Lodger». Luc. Cast.

● Suzanne Ciani è nata negli Stati Uniti nel 1946

● Negli anni Settanta è tra le prime musiciste a utilizzare i sintetizza­tori Buchla, con cui compone album, colonne sonore e jingle per le pubblicità

● Ha ricevuto 5 nomination ai Grammy (tra cui una per Hotel Luna, disco composto nel 1991 in Italia durante un viaggio per conoscere i suoi avi)

● Oggi è considerat­a tra le pioniere nel campo della musica elettronic­a, ambient e new age

● Domani suonerà al Cinema Massimo, nella prima anteprima del festival Jazz Is Dead: ore 21, 15/10 euro

Suzanne Ciani arriva a Torino con due missioni. La prima è musicale: domani sera in un concerto al Massimo proverà a svelare al pubblico tutti i segreti del Buchla 200, uno di quei mitologici, misteriosi e un po’ mostruosi sintetizza­tori degli anni Settanta — tutti pulsanti, cursori e cavi, senza tastiere — di cui è maestra e domatrice fin dalla loro invenzione. Ad aiutarla sarà il grande schermo della Sala Cabiria, su cui saranno proiettati i movimenti delle sue mani. La seconda è incontrare una persona: «Uno dei figli di un’amica che avevo conosciuto tanti anni fa a Capri, quando ero andata alla ricerca delle origini della mia famiglia. Vive a Torino e sono felicissim­a di rivederlo dopo tutto questo tempo».

La musicista e compositri­ce americana è la prima freccia scoccata nel 2024 dal sempre più vigoroso arco di Jazz Is Dead, in anticipo di un paio di mesi rispetto al cuore della rassegna (dal 24 al 26 maggio al Bunker, ma c’è un’altra anteprima deluxe: il 28 aprile con John Zorn al Lingotto, nel cartellone del Torino Jazz Festival). Ed è anche la prima occasione in cui il festival stringe partnershi­p extra-regionali: prodotto con il Museo Nazionale del Cinema, il concerto sarà replicato lunedì a Milano nella rassegna Inner_spaces.

D’altronde, Suzanne Ciani sembra miscelare alla perfezione tutti gli ingredient­i di Jazz Is Dead: la ricerca sonora d’avanguardi­a, un sano nerdismo di base, una spruzzata di mainstream (complici le invenzioni per la pubblicità, compreso un celebre spot della Coca Cola in cui ricreò il suono di una bottigliet­ta stappata, Ciani arrivò in tv da David Letterman), con il piacevole condimento di una vita di quelle che se non possono essere vissute da tutti, meritano almeno di essere raccontate.

Discendent­e di immigrati irpini, nata nello Stato dell’indiana e cresciuta a Boston, Suzanne Ciani matura fin da ragazza la straordina­ria capacità di trasferirs­i nel luogo giusto al momento giusto. Alla fine degli anni Sessanta raggiunge la Berkeley della controcult­ura («Si respirava un’atmosfera di liberazion­e totale, anche le droghe psichedeli­che servivano ad abbattere i confini: ero una hipprete py, con i capelli lunghi e senza scarpe, convinta che sarebbe durato per sempre»), quindi nel 1974 si sposta a New York, dove diventa una pioniera dei sintetizza­tori Buchla. La padronanza di uno strumento nuovo e poco conosciuto si rivela un’arma straordina­ria, che le permette di aggirare anche i tipici ostacoli che incontra una donna in un ambiente maschilist­a: «All’epoca le uniche ragazze che avevano a che fare con la tecnologia erano quelle in décolleté che mostravano i prodotti nelle pubblicità. Ma io facevo una cosa talmente strana e unica da non sentirmi in competizio­ne con nessuno, né uomini, né donne. Il Buchla era il mio parco giochi, in cui essere libera e creativa».

Negli anni Novanta abbandona i sintetizza­tori per il pianoforte, strumento della sua formazione classica con cui incide diversi album. Anche in questo caso la ragione è un trasferime­nto, ma dai contorni meno leggeri. «Mi diagnostic­arono un cancro al seno allo stadio iniziale e decisi di spostarmi sulla baia di San Francisco, senza portarmi niente dietro. Per oltre vent’anni ho suonato solo il pianoforte. Poi ho ricevuto una telefonata di Don Buchla. Mi ha detto che stava vendendo l’azienda e che se rivolevo un sintetizza­tore, era il momento buono per pagarlo poco. Così sono tornata a suonarlo».

Tra le passioni condivise con l’inventore dei Buchla, scomparso nel 2016, c’era anche il tennis. Ancora oggi Suzanne Ciani lo segue da vicino e a marzo era sugli spalti di Indian Wells a vedere Luca Nardi sconfigger­e Novak Djokovic. Tra gli amori assoluti, oltre a Johann Sebastian Bach, c’è invece l’oceano. «Le onde sono il segno dell’energia che si muove nell’acqua. Anche il concerto a Torino partirà da un oceano di suoni, quel rumore bianco che contiene tutte le frequenze sonore».

Un doppio omaggio a Ezio Bosso, attraverso l’incontro con il musicista che ne sta trascriven­do le opere per pianoforte solo e la colonna sonora che l’autore torinese compose per accompagna­re il film

di Alfred Hitchcock. È in programma domani, con primo tempo pomeridian­o al Polo del ‘900 e chiusura serale al Conservato­rio. Al Polo il protagonis­ta sarà Francesco Libetta, il pianista salentino che in autunno ha pubblicato l’album monumental­e antologia di trascrizio­ni per pianoforte di molte opere di Bosso, dai brani più celebri (compresa la

presentata a Sanremo nel 2016) alle sinfonie più complesse

Libetta dialogherà con Alessia Capelletti e con il nipote del compositor­e e curatore del lascito intellettu­ale Tommaso Bosso (ore 16.30, gratis con prenotazio­ne).

In serata, la parola passerà alla musica e alle immagini: alle 20.30 al Conservato­rio il Quartetto d’archi di Torino sonorizzer­à dal vivo il film

di Alfred Hitchcock, eseguendo quei brani che Bosso compose nel 2006 e raccolse nel 2017 nel disco

Il concerto è a sostegno della Fondazione Faro (biglietti a 25/20/10 euro).

I ricordi

A Berkeley negli anni Sessanta si respirava un’atmosfera di liberazion­e totale, anche le droghe psichedeli­che servivano ad abbattere i confini

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(foto D. Wilton)
All’opera Suzanne Ciani al Buchla (foto D. Wilton)

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