Domani il corteo degli attivisti per il clima (e per pace e lavoro)
I Fridays for Future marceranno da Porta Nuova al grattacielo della Regione: «Da Cirio scelte disastrose»
Cinque anni esatti dopo il primo sciopero globale per il clima, domani Fridays for future torna in piazza a Torino come in altre venti città italiane scegliendo non a caso il venerdì più vicino alla Giornata della terra. Sullo striscione di apertura saranno scritte le tre parole chiave della protesta di quest’anno: «clima, pace, lavoro». Il corteo seguirà un percorso inedito, dal ritrovo a Porta Nuova alle 9.30 fino al grattacielo della Regione Piemonte, passando per via Nizza con una deviazione in via Madama Cristina. «Nell’ultimo sciopero di ottobre ci eravamo rivolti al Comune, piantando le tende in piazza Palazzo di Città, per un bilancio dei primi due anni di amministrazione», spiega Luca Sardo, da sempre uno dei portavoce del movimento torinese. «Ora invece mancano due mesi alle elezioni europee e regionali, quindi vogliamo denunciare cosa non ha funzionato per fare pressione sulla nuova Giunta perché cambi passo». Il bilancio non è positivo nemmeno in questo caso. Gli attivisti di Fridays for future definiscono «disastrosi» i 5 anni di governo della giunta Cirio per le politiche ambientali. «La decisione più grave è stata la richiesta della deroga ai nuovi limiti sull’inquinamento dell’aria che entreranno in vigore dal 2030 in Europa, ma non varranno per la Pianura Padana fino al 2040 — prosegue Sardo —. Una decisione folle: rimandare di 10 anni significa avere 120 mila morti in più in Italia, mentre ci sarebbe stato tutto il tempo per intervenire su mobilità, allevamenti e riscaldamento». La parola «clima» resta in cima alla lista di rivendicazioni dei Fridays. La crisi si è aggravata con il 2023 anno dei record, il più caldo mai registrato. Ma questa volta si aggiungono anche «pace» con la richiesta del cessate il fuoco in Palestina e «lavoro» per un futuro dove si tuteli l’occupazione nel quadro della transizione ecologica. Al corteo ci saranno i lavoratori della Fiom, hanno aderito Cgil, Cisl e Uil e il sindacato della scuola Sisa ha proclamato lo sciopero per agevolare la partecipazione dei docenti. Non mancheranno gli altri movimenti ecologisti, a partire da Extinction rebellion. E se i numeri in piazza non saranno più quelli di una volta, in compenso Fridays for future è maturato. «Non è possibile tornare alle fiumane del 2019. Ma siamo più consapevoli, in grado di analizzare meglio le situazioni, abbiamo un nostro spazio».