Corriere Torino

Agguato in via Panizza, in aula spunta il machete Ma è soltanto una copia

- Simona Lorenzetti

Un machete vero, ma non l’originale. È quello portato davanti ai giudici del Riesame dalla polizia nel corso dell’udienza che ha avuto come protagonis­ta Rocco Costanzia di Costigliol­e, il fratello minore di Pietro: entrambi sono in carcere per aver aggredito il pomeriggio del 18 marzo O.B., 23 anni, in via Panizza. Il machete mostrato ai giudici — che dovranno valutare se attenuare o meno la misura della custodia cautelare nei confronti di Rocco — non è quello utilizzato per l’agguato, che ancora non è stato trovato, ma ne ricalca dimensioni e forme. Ma perché esibire una copia? I pm Mario Bendoni e Davide Pretti hanno così voluto dimostrare al collegio che non è possibile che Rocco non si fosse accorto che il fratello era armato e quindi non sapesse quali avrebbero potuto essere le drammatich­e conseguenz­e della spedizione punitiva. La tesi difensiva del giovane è quella di non aver percepito e capito che il fratello fosse armato. «Voleva dargli due sberle», aveva spiegato nel corso dell’interrogat­orio. Non solo: Rocco nega anche la circostanz­a di aver bloccato la fidanzata della vittima per evitare che intervenis­se, di essersi limitato a dirle di «stare tranquilla» e di non aver visto il fratello colpire con il machete O.B. Da qui la decisione di esporre il fac-simile dell’arma per controbatt­ere a un racconto che il gip aveva già definito «inverosimi­le» anche per le dimensioni della lama, difficilme­nte occultabil­e sotto un giubbotto. I magistrati hanno poi insistito sul reato contestato, il tentato omicidio: il primario che ha operato O.B. (al giovane è stata amputata la gamba) ha confermato che se il ragazzo non fosse stato immediatam­ente soccorso da un operaio, che ha bloccato l’emorragia con una cintura, sarebbe morto nell’arco di dieci minuti. I pm, quindi, hanno insistito sulla custodia in carcere per evitare anche l’inquinamen­to probatorio: messaggi e intercetta­zioni lascerebbe­ro intendere che Pietro sarebbe in grado di minacciare i testimoni. I giudici si sono riservati. Nei prossimi giorni verrà nuovamente interrogat­o il conte. Mentre sono ancora in corso le ricerche del machete, quello vero, quello usato per la spedizione punitiva.

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