Agguato in via Panizza, in aula spunta il machete Ma è soltanto una copia
Un machete vero, ma non l’originale. È quello portato davanti ai giudici del Riesame dalla polizia nel corso dell’udienza che ha avuto come protagonista Rocco Costanzia di Costigliole, il fratello minore di Pietro: entrambi sono in carcere per aver aggredito il pomeriggio del 18 marzo O.B., 23 anni, in via Panizza. Il machete mostrato ai giudici — che dovranno valutare se attenuare o meno la misura della custodia cautelare nei confronti di Rocco — non è quello utilizzato per l’agguato, che ancora non è stato trovato, ma ne ricalca dimensioni e forme. Ma perché esibire una copia? I pm Mario Bendoni e Davide Pretti hanno così voluto dimostrare al collegio che non è possibile che Rocco non si fosse accorto che il fratello era armato e quindi non sapesse quali avrebbero potuto essere le drammatiche conseguenze della spedizione punitiva. La tesi difensiva del giovane è quella di non aver percepito e capito che il fratello fosse armato. «Voleva dargli due sberle», aveva spiegato nel corso dell’interrogatorio. Non solo: Rocco nega anche la circostanza di aver bloccato la fidanzata della vittima per evitare che intervenisse, di essersi limitato a dirle di «stare tranquilla» e di non aver visto il fratello colpire con il machete O.B. Da qui la decisione di esporre il fac-simile dell’arma per controbattere a un racconto che il gip aveva già definito «inverosimile» anche per le dimensioni della lama, difficilmente occultabile sotto un giubbotto. I magistrati hanno poi insistito sul reato contestato, il tentato omicidio: il primario che ha operato O.B. (al giovane è stata amputata la gamba) ha confermato che se il ragazzo non fosse stato immediatamente soccorso da un operaio, che ha bloccato l’emorragia con una cintura, sarebbe morto nell’arco di dieci minuti. I pm, quindi, hanno insistito sulla custodia in carcere per evitare anche l’inquinamento probatorio: messaggi e intercettazioni lascerebbero intendere che Pietro sarebbe in grado di minacciare i testimoni. I giudici si sono riservati. Nei prossimi giorni verrà nuovamente interrogato il conte. Mentre sono ancora in corso le ricerche del machete, quello vero, quello usato per la spedizione punitiva.