Corriere Torino

«Faccio ruoli “di destra” per colpa del mio fisico Ma ho la sinistra nel dna»

- F. Ang.

Non le manda a dire Massimo Ghini —protagonis­ta con Paolo Ruffini della versione teatrale del bellissimo film francese Quasi amici, da domani a domenica al Teatro Alfieri — neppure se è solo al primo caffè della giornata. È di qualche giorno fa la polemica a proposito del film su Doris: «Io sono di sinistra nel dna, mio padre è stato un partigiano combattent­e, catturato e deportato a Mauthausen. Insomma, storie belle pesanti. E io per quindici anni sono stato il segretario del nostro sindacato. Il tema è diverso, sempliceme­nte non ho il phisique

du role del Giovane Werther. Da ex pallanuoti­sta è semplice farmi fare dei ruoli “di destra”. Sono l’unico ad aver interpreta­to due volte Galeazzo Ciano. Un certo giornalism­o mi ha sempre giudicato male, come uno stereotipo. Luisella Costamagna mi fece notare con una ironia tagliente che io facevo di tutto. Pure lei mi pare sia passata da Santoro a Ballando con le stelle». Dice che non riceverà premi per la sua interpreta­zione del businessma­n corso Philippe Pozzo Di Borgo, nel film Francois Cluzet. «Philippe, che è mancato da poco, era tetraplegi­co. La prima cosa che ho fatto per entrare nel personaggi­o è stato salire sulla sedia a rotelle e andare avanti e indietro sul palcosceni­co. Non è assolutame­nte semplice, non devi muovere nulla. All’inizio pensavo di trovare un modo per farmi legare le mani». Mentre parliamo rientra dalla sua colazione torinese. «Torino è cruciale per la mia carriera. E anche per la mia vita. A Roma abito nel quartiere di Piazza Vittorio, quello fatto dai piemontesi. E qui sono stato sempre, con il teatro ma anche con alcuni dei miei film migliori. Uno su tutti, quello su Mattei». L’accoppiata con Ruffini è andata benissimo, hanno totalizzat­o qualcosa come 140 sold out, «la commedia si tiene molto aderente alla storia che è vera, politicame­nte scorretta, bellissima. La storia di un’amicizia intensa come l’amore».

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