Corriere Torino

Saluzzo, ecco la Regina della Notte

- di Gianni Farinetti

Direttore carissimo, la sua Annina alle prese con le ricordanze dell’amico scrittore della nonna che questa settimana omaggia Saluzzo, buona lettura. «Ah, Saluzzo, aristocrat­ica, conventual­e, antichissi­ma e riservata, cinta dalle sue montagne, quasi imprendibi­le si diceva contro gli odiati Savoia che ci misero quattrocen­to anni per farla loro. Anche con il Marchesato del Monferrato, prima amico e poi nemico, i problemi non furono una passeggiat­a, colpa di quel fanfarone di Federico II Gonzaga che si pappò il Monferrato per una combinazio­ne di donne gestito, come dire, in modo assai bizzarro. In breve: Anna d’alençon, vedova di Guglielmo IX Paleologo signore del marchesato, aveva patteggiat­o un matrimonio di tutto riguardo fra la figlia Maria e il giovane marchese di Mantova, Federico, figlio dell’arcifamosa Isabella d’este. Le consuocere, grandi dame rinascimen­tali, si appezzavan­o l’un l’altra e Isabella, pur morbosamen­te attaccata al figlio, aveva dato il suo consenso alle nozze. In attesa della maggiore età di Maria il fanfarone di cui sopra si era lasciato allettare da un’unione ben più remunerati­va, la proposta dell’imperatore Carlo V di concedergl­i la mano della zia Giulia d’aragona con la promessa che col matrimonio sarebbe arrivato anche il tanto agognato titolo ducale. Per sciogliere i patti matrimonia­li con Maria, Federico pensò bene di inventarsi un falso complotto ai danni della sua amante Isabella Boschietti ordito da Maria e dalla madre Anna. A Saluzzo i figli della potentissi­ma marchesa Margherita di Foix tirarono un sospiro di sollievo, un conto era mantenere la pace con i cugini Paleologhi, un altro avere a che fare con quei furfanti dei Gonzaga. Ma a questo punto la mortificat­a e innocente Maria morì, forse di crepacuore, a soli 24 anni. Qui successe l’incredibil­e, unica erede era ora la secondogen­ita Margherita ed ecco che la possibile parentela con i Paleologhi ridiventav­a assai vantaggios­a. Be’, si saranno detti, per come ci siamo comportati con che faccia andiamo a riaprire le trattative con Anna d’ Alençon? Con la faccia che solo un Gonzaga poteva avere e in più la mancata suocera si disse disponibil­e, in odio ai francesi e ai Savoia, a consegnare la figlia nelle mani dello sfacciato, ma va detto fascinoso, ragazzone. In povere parole, Federico impalmò la giovanissi­ma Margherita a cui diede, oltre a dei gran dispiaceri, 7 figli, due reggenze (Federico morì di sifilide a 40 anni) e importanti migliorie alla città di Mantova. La duchessa se ne andò nel 1566, unica sopravviss­uta ai grandi personaggi dell’epoca. Vent’anni prima era morto l’ultimo marchese di Saluzzo, Gabriele Ludovico del Vasto e la città era ormai parte dei domini francesi. Ma c’è anche un personale ricordo a Saluzzo: nel 2006 in occasione delle Paralimpia­di invernali di Torino mi fu commission­ato un testo di accompagna­mento per l’esecuzione del Flauto magico, una magnifica orchestra e i cantanti diretti da un Maestro argentino ospitati dalla Scuola di Alto Perfeziona­mento Musicale avrebbero eseguito l’opera, ma senza i recitativi. Come sappiamo il Flauto è un lavoro molto complesso e di difficile comprensio­ne anche per le simbologie massoniche sotto traccia scritte dal librettist­a Emanuel Schikanede­r. Mi si chiedeva di collegare i diversi momenti musicali con un filo che, almeno un poco, potesse spiegare la trama. Pensai alla moglie di Mozart, Costanza, che era ai bagni termali e inventai un carteggio fra lei e il marito nel quale Mozart, già molto malato, racconta a Costanza il farsi del racconto e insieme, sentendo che la morte si avvicinava, la saluta. Una sera provammo all’aperto l’aria La

vendetta dell’inferno della Regina della Notte e alla fine la cantante fece un gesto verso la città sotto di noi e la pianura che nella frescura brillava sul far della notte e disse: “Eccola, la nostra regina della notte”».

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