E il rettore si aumentò «l’indennità» Polemica all’ateneo Piemonte Orientale
La delibera del cda agita le elezioni per la successione. I sindacati: «Decisione poco opportuna»
Evidenziata ieri ne di Massimo Gramellini — «La Repubblica dei Fatti Miei» — l’ultima tendenza degli atenei italiani pare andare di moda anche da queste parti: il consiglio di amministrazione dell’università del Piemonte Orientale ha infatti ritoccato, al rialzo of course, varie «indennità», compresa quella del rettore, il professor Gian Carlo Avanzi, che del cda è presidente. Per il rettore si parla di un aumento che porta «l’indennità» a oltre 160 mila euro lordi. Anche se le modifiche alle cifre hanno riguardato pure prorettore, componenti del consiglio, presidente e membri del nucleo di valutazione, collegio dei revisori. Una decisione che, presa lo scorso ottobre, anche con effetti retroattivi, ha incendiato le polemiche nel mezzo delle elezioni per la stessa carica di rettore, in menù il 18 e 19 giugno.
La decisione aveva già innescato la presa di posizione della Cgil, che aveva riassunto, e stigmatizzato, la delibera del cda. Un atto con il quale venivano adeguate le indennità «fino alla concorrenza dell’importo massimo previsto dalla norma». Insomma, tutto legittimo. Ma — come sottolineano diversi docenti e tantissimi studenti — ci sarebbero pure ragioni di opportunità. Basti una banalissima considerazione: con poco più di 16 mila iscritti, l’università del Piemonte Orientale rientra tra i piccoli-medi atenei; eppure la rettrice della Sapienza, ha un’indennità di circa 124 mila euro. E parliamo di un’università, quella di Roma,
Il rettore dell’università del Piemonte Orientale, il professor Gian Carlo Avanzi, mentre conferisce la laurea honoris causa a Mariella Enoc, durante l’ultima inaugurazione dell’anno accademico, nel gennaio scorso Avanzi andrà in pensione: per la sua successione, si voterà il 1819 giugno che appartiene all’elenco dei grandi atenei. Senza dimenticare che si tratta di soldi pubblici; quelli di un’operazione che grava sulle casse dell’università. Per un impatto lordo — secondo la stima dei sindacati — che si aggira sul mezzo milione di euro.
Proprio per questo, già qualche settimana fa, un rappresentante della Flc-cgil (la federazione lavoratori della conoscenza) aveva stroncato la decisione: manifestando un fermo dissenso rispetto l’opportunità dell’iniziativa, «assunta in un momento di crisi». Più che demagogia, realismo, per i rappresentanti dei lavoratori: «Disapproviamo queste scelte, anche se giustificate con i processi di riorganizzazione dell’ateneo». E ancora: «In un momento nel quale si impongono gravi e non condivisi sacrifici ai lavoratori, sarebbe stata necessaria una diversa sensibilità». Ovvero: «Gli aumenti avrebbero potuto avere un valore più basso, non retroattivo e al di sotto di quelli proposti». Senza scordare il fatto che — ad avviso del sindacato — adeguate risorse dovrebbero essere investite anche sul resto del personale.
Con Avanzi verso la pensione, per la successione pare profilarsi un duello tra il professor Menico Rizzi, docente di Biochimica nel dipartimento di Scienze del farmaco; e il collega Michele Mastroianni, professore di Letteratura francese e direttore del dipartimento di Studi umanistici. A dar retta ai pronostici, il primo sarebbe un voto nel segno della continuità con il rettore uscente; il secondo molto meno, visti i rapporti freddini con Avanzi. L’obiettivo è il 50 per cento (dei consensi) più un voto, altrimenti si andrà al ballottaggio.