Piazza Crimea e il Po
Energia e acqua, si viaggia nel tempo Rive gauche e rive droite, il Liberty e poi la magia dei ponti. Questa parte di Torino ha interpretato se stessa e anche altre città nei film che l’hanno immortalata
Rive gauche e rive droite, liberty e neoliberty, Maria Teresa e Umberto I, corso Vittorio Emanuele Oltrepo e Corso Fiume, granito e litocemento.
Il cinema dal 1909 non ha mai lasciato piazza Crimea e i suoi dintorni. Si è aggirato negli ambienti urbani sempre più eleganti allargando le sue molte prospettive. La centralità dell’obelisco è via via scemata per lasciare posto ai controviali alberati, alla pendenza del corso, alla vista della città e del fiume, al ponte Umberto I. Scenografia naturale, arredo cittadino. La storia l’ha voluta così, e il cinema l’ha immortalata. Si comincia ridendo con (Arrigo Frusta, 1909) e poi con la dama mascherata di
(Achille Consalvi, 1919). Stesso indirizzo per la villa della location in
(Fabrizio Costa, 2016). Di sfondo in
(Giuliano Montaldo, 2011). Dall’obelisco alla Casa dell’obelisco. L’edificio neoliberty progettato da Sergio Jaretti ed Elio Luzi negli anni ’50 è protagonista in
(Dario Argento,
1971), (Giuseppe Rolando, 1972), (Carlo Ausino, 1988), (Lucio Pellegrini, 2000) e citato in (Pupi Oggiano, 2020).
Le opere di Luzi punteggiano la città e sono riconoscibilissime. La sua architettura giocosa ed eclettica mi ha sempre affascinato. Sono contento di averlo ritrovato in un cameo nel film
(Peter Del Monte, 2000). Anche se nei titoli di coda hanno sbagliato il cognome. Ci deve aver riso sopra.
Di recente la rotonda intorno al monumento e il corso (Fiume, ma prima corso Vittorio Emanuele Oltrepo, e prima ancora da Porta Nuova al Po, Viale del Re) è stata utilizzata nel film
(Louis Leterrier, 2023) per un inseguimento mozzafiato. Il senso di marcia è la discesa verso il ponte Umberto I. Sull’altra sponda la cattedrale di San Pietro, obiettivo dell’attentato da sventare. I nostri eroi distruggono tutto compreso il ponte, dopo aver pesantemente danneggiato piazza IV Marzo e praticamente tutta via Roma.
Meno distruttivo ma altrettanto efficace l’inseguimento bollywoodiano di (Ramesh Varma,2022) questa volta in senso inverso, in salita.
Ad unire rive gauche e rive
La serie e la novità del qrcode Torino raccontata attraverso piazze e strade che hanno ospitato set cinematografici Inquadrando il qrcode si possono vedere i filmati di riferimento
Al mio personalissimo elenco dei film girati a Torino si sono aggiunte le immagini a lungo cercate di (Massimo Scaglione, 1983) e di (Carlo Ausino, 1988). La prima ripropone la Torino dell’esposizione di Italia ’61. La seconda quella dei fine anni ’80. Tuffi in acque scivolate via.
«Hai appreso anche tu quel segreto del fiume: che il tempo non esiste?... Il fiume si trova dovunque in ogni istante, alle sorgenti e alla foce, alla cascata, al traghetto, alle rapide, nel mare, in montagna, dovunque in ogni istante, e che per lui non vi è che presente, neanche l’ombra del passato, neanche l’ombra dell’avvenire?... Nulla fu, nulla sarà: tutto è. Tutto ha realtà e presenza». (Siddharta, Hermann Hesse, 1922).
In
(Giacomo Pugliese e Luca Lusso, 2020) e in
(Maurizio Sciarra, 2023) si viaggia nel tempo. I protagonisti calcano le scene nei luoghi che il trascorrere degli anni ha trasformato, stratificato. Due attori del passato: Pietro teatrante anarchico e Maciste eroe del cinema muto, tornano per dimostrarci che nulla è passato. Ci si trasforma. Come l’energia.
droite in corrispondenza del Viale del Re prima dell’avvento del cinema c’era un ponte metallico (1840) a una sola campata intitolato a Maria Teresa di Lorena, moglie di re Carlo Alberto. Un ponte privato. Si pagava per attraversarlo fino al 1881. Nel 1906 l’inaugurazione dell’attuale ponte. Lo vediamo pochi anni dopo in
(Umberto Paradisi, 1913) e in
(Emilio Ghione - Za la mort, 1919).
Ci si immagina di essere a Parigi come cent’anni dopo in
(Camille Delamarre, 2022). Grazie alle riprese dal fiume si scorge in lontananza la Mole, (ops!), la Tour Eiffel. A proposito di ricostruzioni digitali: anche in
(Matthew Vaughn, 2021) il ponte è presente durante l’attentato a Francesco Ferdinando a Sarajevo. Nella finzione filmica a Torino e sventato dalla nota organizzazione segreta.
C’è chi lo attraversa come Charlotte Rampling in
(Alina Marazzi, 2012) e Luca Marinelli in
(Saverio Costanzo, 2010). Sono curioso di vedere di Pau Durà appena uscito nelle sale in Spagna. Nel trailer il ponte ha qualcosa di magico.
Il tema del fiume è centrale per la nostra città. Recentemente proprio questa testata ha organizzato un incontro ponendo il fiume come fulcro della rinascita urbana. «Se il piano regolatore del ’95 prevedeva la nascita delle “spine” dove c’erano i binari della ferrovia, La Torino del 2050 correrà lungo i “corridoi naturali» dei suoi fiumi: dorsali di una città sostenibile, verde e (anche) più equa» (Paolo Coccorese). L’immagine è suggestiva. I 40 chilometri di fiumi che attraversano la città però non possono subire un mero utilizzo ludico sportivo. E i ponti devono essere oggetto di una profonda riflessione. Ma soprattutto i progetti devono essere sostenibili. Non durare il tempo di un set cinematografico.