Presidio pro Palestina, scontri fuori dal Salone Il sostegno di «Zero»
Benini: «Abbiamo dato spazio a una delegazione»
«Èsuccesso quello che si è già verificato tante volte in questi giorni. Le persone che tentano di portare all’attenzione il massacro che sta avvenendo in Palestina vengono respinte con i manganelli». Così Zerocalcare, uscito dagli stand del Salone del Libro per portare la sua solidarietà ai manifestanti, ha riassunto il lungo pomeriggio di tensione vissuto all’esterno del Lingotto.
La manifestazione pro Palestina era stata annunciata da giorni con lo slogan «All eyes on Rafah. Blocchiamo tutto». Lo stesso che campeggiava su uno degli striscioni srotolati per paralizzare il traffico in via Nizza. Il presidio è durato venti minuti e, alle 16, circa 200 attivisti di Torino per Gaza, Askatasuna e movimenti studenteschi sono entrati nel piazzale del centro fieristico cercando di portare al Salone una grande bandiera palestinese, ma sono stati bloccati (senza contatti) dalle forze dell’ordine.
«Vogliamo sapere perché la voce della Palestina non può entrare al Salone — hanno ripetuto i manifestanti —. Tutto quello che vogliamo è portare questi colori a un evento culturale pubblico che coinvolge la cittadinanza. Il Salone è sionista». La situazione di stallo è durata più di un’ora ed è iniziata una trattativa con polizia e organizzatori per permettere l’ingresso di una delegazione all’interno dei padiglioni.
Quando è arrivata la risposta negativa, però, un centinaio di ragazzi hanno superato — agevolmente — le barriere, divelto una transenna e sono corsi verso i tornelli, ma sono stati respinti dagli scudi di agenti e carabinieri schierati in assetto anti-sommossa. Ci sono stati ripetuti tentativi di forzare i blocchi, scontri, spinte, qualche manganellata e parecchie cadute. Ma i manifestanti sono stati tenuti fuori dal Salone.
A calmare gli animi ci ha pensato l’arrivo ai cancelli di Zerocalcare, ospite della terza giornata del Salone accolto con un lungo applauso. «Tutti quelli che sono là dentro e hanno a cuore quello che sta succedendo in Palestina non possono non stare qui». E ha aggiunto: «Uno spazio che parla di cultura e attualità non può chiudere gli occhi e lasciare fuori la storia con la “s” maiuscola. Un giorno ci verrà chiesto conto del fatto che non stiamo fermando un massacro in corso. E il fatto che le persone vogliano portare questi temi e contenuti dove si discute di cultura mi sembra la cosa più normale del mondo».
Alla fine una delegazione di cinque persone, composta da palestinesi, attivisti dei collettivi antagonisti e da Brahim Baya, presidente delle due moschee di via Chivasso e via Reycend, è stata autorizzata a superare i cancelli con le bandiere. Non sono entrati nel padiglione, ma si sono fermati di fronte ai gradini: «Chiediamo alle istituzioni presenti di uscire e guardarci in faccia e spiegarci perché l’italia è ancora in silenzio davanti a questo
L’abbraccio Zerocalcare halasciato gli stand per sostenere i manifestanti
genocidio».
Tra la folta platea di ascoltatori anche diversi lavoratori del Salone, usciti a confermare il sostegno alla manifestazione e alcune case editrici hanno chiuso gli stand «temporaneamente in solidarietà con la manifestazione pro Palestina bloccata all’ingresso».
La manifestazione si è chiusa senza ulteriori incidenti, ma fuori dai cancelli lo scrittore Christian Raimo ha sottolineato l’assenza delle istituzioni: «Cinque anni fa per buttare fuori tre fascisti erano arrivati Mattarella, il sindaco di Torino e il presidente della Regione.
Oggi per far entrare una bandiera non c’è nessuno. Questa situazione non devono gestirla Zerocalcare, un lavoratore o la polizia, devono farlo loro».
In serata è arrivato il commento della direttrice del Salone Annalena Benini: «Come dico sempre, il Salone è un luogo di incontro in cui vogliamo dare la parola a tutti, oggi abbiamo cercato di favorire il più possibile il dialogo e abbiamo dato uno spazio pacifico di espressione a una loro delegazione».