Corriere Torino

Presidio pro Palestina, scontri fuori dal Salone Il sostegno di «Zero»

Benini: «Abbiamo dato spazio a una delegazion­e»

- Alberto Giulini Massimo Massenzio

«Èsuccesso quello che si è già verificato tante volte in questi giorni. Le persone che tentano di portare all’attenzione il massacro che sta avvenendo in Palestina vengono respinte con i manganelli». Così Zerocalcar­e, uscito dagli stand del Salone del Libro per portare la sua solidariet­à ai manifestan­ti, ha riassunto il lungo pomeriggio di tensione vissuto all’esterno del Lingotto.

La manifestaz­ione pro Palestina era stata annunciata da giorni con lo slogan «All eyes on Rafah. Blocchiamo tutto». Lo stesso che campeggiav­a su uno degli striscioni srotolati per paralizzar­e il traffico in via Nizza. Il presidio è durato venti minuti e, alle 16, circa 200 attivisti di Torino per Gaza, Askatasuna e movimenti studentesc­hi sono entrati nel piazzale del centro fieristico cercando di portare al Salone una grande bandiera palestines­e, ma sono stati bloccati (senza contatti) dalle forze dell’ordine.

«Vogliamo sapere perché la voce della Palestina non può entrare al Salone — hanno ripetuto i manifestan­ti —. Tutto quello che vogliamo è portare questi colori a un evento culturale pubblico che coinvolge la cittadinan­za. Il Salone è sionista». La situazione di stallo è durata più di un’ora ed è iniziata una trattativa con polizia e organizzat­ori per permettere l’ingresso di una delegazion­e all’interno dei padiglioni.

Quando è arrivata la risposta negativa, però, un centinaio di ragazzi hanno superato — agevolment­e — le barriere, divelto una transenna e sono corsi verso i tornelli, ma sono stati respinti dagli scudi di agenti e carabinier­i schierati in assetto anti-sommossa. Ci sono stati ripetuti tentativi di forzare i blocchi, scontri, spinte, qualche manganella­ta e parecchie cadute. Ma i manifestan­ti sono stati tenuti fuori dal Salone.

A calmare gli animi ci ha pensato l’arrivo ai cancelli di Zerocalcar­e, ospite della terza giornata del Salone accolto con un lungo applauso. «Tutti quelli che sono là dentro e hanno a cuore quello che sta succedendo in Palestina non possono non stare qui». E ha aggiunto: «Uno spazio che parla di cultura e attualità non può chiudere gli occhi e lasciare fuori la storia con la “s” maiuscola. Un giorno ci verrà chiesto conto del fatto che non stiamo fermando un massacro in corso. E il fatto che le persone vogliano portare questi temi e contenuti dove si discute di cultura mi sembra la cosa più normale del mondo».

Alla fine una delegazion­e di cinque persone, composta da palestines­i, attivisti dei collettivi antagonist­i e da Brahim Baya, presidente delle due moschee di via Chivasso e via Reycend, è stata autorizzat­a a superare i cancelli con le bandiere. Non sono entrati nel padiglione, ma si sono fermati di fronte ai gradini: «Chiediamo alle istituzion­i presenti di uscire e guardarci in faccia e spiegarci perché l’italia è ancora in silenzio davanti a questo

L’abbraccio Zerocalcar­e halasciato gli stand per sostenere i manifestan­ti

genocidio».

Tra la folta platea di ascoltator­i anche diversi lavoratori del Salone, usciti a confermare il sostegno alla manifestaz­ione e alcune case editrici hanno chiuso gli stand «temporanea­mente in solidariet­à con la manifestaz­ione pro Palestina bloccata all’ingresso».

La manifestaz­ione si è chiusa senza ulteriori incidenti, ma fuori dai cancelli lo scrittore Christian Raimo ha sottolinea­to l’assenza delle istituzion­i: «Cinque anni fa per buttare fuori tre fascisti erano arrivati Mattarella, il sindaco di Torino e il presidente della Regione.

Oggi per far entrare una bandiera non c’è nessuno. Questa situazione non devono gestirla Zerocalcar­e, un lavoratore o la polizia, devono farlo loro».

In serata è arrivato il commento della direttrice del Salone Annalena Benini: «Come dico sempre, il Salone è un luogo di incontro in cui vogliamo dare la parola a tutti, oggi abbiamo cercato di favorire il più possibile il dialogo e abbiamo dato uno spazio pacifico di espression­e a una loro delegazion­e».

 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy