«Il mio Amor per mia madre e il suo salto nel fiume»
«In Amor, io sono una navigatrice errante; ma come spesso capita, il viaggio di ricerca è più importante della meta stessa». Virginia Eleuteri Serpieri presenta così un’opera che cattura e coinvolge — «La considero un atto d’amore a mia madre suicida, a Roma, al cinema stesso» — in occasione dell’uscita al Cinema Fratelli Marx (da domani, con la regista in sala, al 16 maggio). Che significato ha Amor? «Mi ha fatto uscire da un lutto, ma dalla reazione del pubblico, il suo lato poetico e universale è arrivato a tutti».
Il «pianeta Amor», è la Roma che vorrebbe?
«È l’isola felice alla quale faccio approdare mia madre dopo la morte. Non ci sono implicazioni religiose, mi rifaccio piuttosto a una visione arcadica, dove animali e natura viaggiano in armonia con gli esseri umani: è un’idea di città “possibile” che vorrei recuperare».
Il suo film, per linguaggio, ricorda il primo Bunuel.
«In effetti, ho concepito
Amor dopo aver fatto un sogno. Mi tuffavo nel Tevere, come mia mamma, e sul fondo trovavo foto sue e di tutti i ricordi della città; erano strappate e io volevo ricomporle, ma più ci provavo, più affondavo. Poi, con un archivio fotografico sulla città di Roma che ho raccolto negli anni, e grazie alle potenzialità del cinema, sono riuscita in quest’impresa».
Acqua e radici: due simboli di questa ricostruzione.
«Le radici ci legano al passato e danno linfa al futuro. Ma se capovolgi piante e radici, l’esistenza di una realtà parallela diventa più chiara».
E l’acqua?
«Dopo la scelta di mia mamma, era diventata un’ossessione. E il Tevere, come tutti i fiumi, sembra controllato e razionale, ma nelle sue profondità è ingestibile, tumultuoso, strabordante. Proprio come l’animo umano».
Ora arriva nella città del Po. Conosce Torino?
«Abbastanza da ritenerla degna, con Roma, Napoli e Venezia, di farla riemergere dal suo passato, magari con un film. Non riesco neanche a immaginare quante storie vi sono sepolte, spesso dimenticate, e quante vite il Po ha visto nascere e morire».
Torino, a livello produttivo, ha anche contribuito a far nascere Amor. Come ha conosciuto Stefilm?
«Forse per realizzare un film libero dai luoghi comuni che deturpano Roma, ci voleva lo sguardo distaccato di un produttore torinese. Quando ho incontrato Edoardo Fracchia ci siamo compresi al primo sguardo ed è anche grazie a lui, insieme a Rai Cinema, Era Film e il sostegno del Fctp Piemonte Doc Film Fund, se il mio progetto si è avverato: proprio come nel migliore dei sogni».
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Il film è nato dopo un sogno: mi buttavo nel Tevere come mia mamma