A teatro per capire il mondo, ragionando di guerre e futuro
Torna lo storico Festival delle Colline diretto da Ariotti e Lagattolla: 52 recite, 7 «prime», 6 produzioni e il Libano come Paese ospite
Dai confini, con relativi sconfinamenti, alle guerre e alle migrazioni, il Festival delle Colline Torinesi, diretto da Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla, torna dal 12 ottobre al 10 novembre per parlare dei conflitti. Scontri fra persone, fra stati, ma anche dentro le persone stesse. «Ragioniamo di guerre e migrazioni — spiega Sergio Ariotti — e di ciò che sta succedendo intorno a noi, dalla Palestina all’ucraina. Pensiamo a ciò che è accaduto in periodi ormai lontani come il 1933 e il 1943, gli anni della grande diaspora dalla Germania verso la Francia prima e gli Stati Uniti poi». La manifestazione, organizzata da Fondazione Tpe, sarà al Teatro Astra con un totale di 52 recite: si attendono 7 prime e 6 produzioni. Ad aprire sarà La
luz de un lago (12-13 ottobre, Teatro Astra, con Piemonte dal Vivo e Torinodanza) della compagnia El Conde de Torrefiel di ritorno al festival, in prima nazionale. Prosegue il focus dedicato a Romeo Castellucci in apertura, alla Fondazione Merz (dove ieri, come da tradizione, è stato svelato il programma), presenterà la performance
Senza titolo concepita per la Triennale di Milano. La 29esima edizione del festival approfondisce anche il pensiero di Hannah Arendt, segnando la prosecuzione di un lavoro avviato lo scorso anno con
Passage, dedicato a Walter Benjamin, di cui era amica e con il quale condivise una parte della fuga dalla follia nazista. «Hannah Arendt — aggiunge Ariotti — diventa il filo rosso del festival. È una fotografia del momento in cui si trova in America, sfuggita al nazismo, ma trova un Paese non del tutto accogliente; non è ben vista, come accade oggi per chi arriva (Hannah, 22-31 ottobre, Sala Pasolini del Teatro Gobetti, ndr). Ci sono anche delle sue dichiarazioni molto critiche sullo Stato di Israele, parole scritte in una serie di articoli negli anni 40». Ci sono le guerre del passato, quelle molto frequentate dalla drammaturgia come Sette contro Tebe. Pantelis Flatsousis affronterà il tema con Thebes: a
Global Civil War (19-20 ottobre, Teatro Astra). Uno sguardo va alle guerre future, con un parallelo fra i roghi di libri che anticiparono la Seconda guerra mondiale e il capolavoro di Ray Bradbury, Fahrenheit 451, sul futuro distopico dove i libri continuano a essere considerati nemici. Ci pensa Sotterraneo con lo spettacolo Il fuoco
era la cura (15-16 ottobre, Teatro Astra). Resta il consueto spazio dedicato al Paese ospite, il Libano, con Ordalie di Chrystèle Khodr (30-31 ottobre, Teatro Astra), che incrocia la storia del Libano attuale con quella dell’europa medievale attraverso Ibsen. Nel programma spicca Pippo Delbono, in scena con Il risveglio (6-10 novembre, Teatro Astra), al quale è dedicata la monografia d’artista di quest’anno, che prevede anche il concerto La Notte (5 novembre, Fondazione Merz). Valentina Picello è Suor Teodora de Il cavaliere inesistente di Italo Calvino, diretta da Giovanni Ortoleva nello spettacolo Pagina (1-2 novembre, Fondazione Merz). L’altro importante legame letterario è con Oscar Wilde, la cui tragedia Salomè, per la creazione di Madalena Reversa, è attesa alla
Lavanderia a Vapore di Collegno (18-19 ottobre). Nel suo denso calendario, Colline ospita il teatro emergente di Piccola Compagnia della Magnolia (Cenci, 15-20 ottobre, Teatro Gobetti con la stagione dello Stabile) e Stefania Tansini( L’ombelico dei limbi, 1-2 novembre, Lavanderia a Vapore). Torna il segno d’artista, simbolo del festival, quest’anno affidato a Yto Barrada alla Fondazione Merz. Completano il programma la nuova creazione di Claudia Castellucci
(Sahara, 26-27 ottobre, Teatro
Astra), Elogio della vita a rovescio di Han Kang (20-21 ottobre, Fondazione Merz) e Lapis Lazuli di Euripide Laskaridis (con Torinodanza, 22-23 ottobre, Fonderie Limone).