Per i musei sabaudi serve un cambio di mentalità
Torino è ormai una città di turismo e cultura, ma manca ancora la «svolta glamour»
Mi sono sempre interessata ai musei, come appassionata e addetta ai lavori, in tempi in cui erano luoghi misteriosi, quasi da adepti di una setta. Il momento più popolare era solo quello delle mitiche, disastrose gite scolastiche,in cui volenterosi insegnanti accompagnavano orde di ragazzini, per lo più disinteressati a tutto ciò che gli veniva proposto.
Nessuno, trenta o vent’anni fa, si preoccupava del numero dei visitatori, degli indici di gradimento e quasi inesistente era la gara tra le diverse strutture. Al limite era argomento di intellettuali nei salotti con relativi gossip su direttori mici o amiche, poco agognato il numero dei visitatori, essendo pubblici, come gli uffici postali, quasi un fastidio, più che un obiettivo.
Adesso i musei sono aziende e non solo, i tanti musei privati sorti in tutt’italia fanno concorrenza ai pubblici. La
Online
Leggi le notizie e guarda le fotogallery sui fatti importanti della giornata su torino.corriere.it guerra è spietata, come la corsa a presidenze e direzioni che, dopo la Riforma Franceschini, ha visto balzare gli stipendi da travet a quelli di megadirigenti.
Il Piemonte e Torino non si discostano da questa ansia di prestazione, con realtà complesse e dispendiose, come la Reggia di Venaria, che cerca, con coraggio di far quadrare i bilanci con nolo di sale per eventi – spettacolare, grandioso e giusto quello del 19 maggio di Carlo Pignatelli – e mostre di vario genere,a dir il vero qualcuna non molto entusiasmante.
La sorpresa della Mole, con De Gaetano, in concorrenza con l’egizio, con Greco, in continua ascesa, hanno confermato una realtà nuova di Torino, città del turismo culturale che deve però ancora migliorare. Prima fra tutti la programmazione, per non ripetere l’errore dello scorso novembre di organizzare, a
Le code davanti alla Mole durante la mostra di Tim Burton
distanza di pochi giorni, solo per Artissima e Paratissima, una settantina di eventi, dal centro alla periferia, poi altri ancora in una decina di sedi.
Manca per alcuni musei, quell’amore per la magia ed il glamour che in altri luoghi cogli,con l’ostentazione del sottotono e fané, che fa tanto
sabaudo… Questi luoghi non devono solo «mostrare» opere più o meno rilevanti ma devono essere ben allestite, con luce e segnaletica chiara ed appropriata ed inaugurazioni degne di questo nome.
Ottimi ad esempio, Gallerie d’italia o – sempre per rimanere sul privato – la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, che del contemporaneo ha creato, grazie alla sua padrona di casa Patrizia, a Torino e a Guarene, ora con una nuova rivoluzionaria mostra, un luogo di cultura e glamour, molto simile all’atmosfera che si respira a Palazzo Strozzi a Firenze, sino a luglio con una mostra esclusiva su Kiefer, di cui un’opera si trova alla GAM. Non a caso Patrizia Sandretto e Arturo Galansino, piemontese trapiantato a Firenze, alla guida del prestigioso Palazzo, hanno collaborato nel 2023 con un evento eccezionale. La collina e il borgo di Guarene poi, ricordano la Toscana per paesaggi e vino d’eccellenza che dovrebbe essere, come a Firenze, anche proposto nei luoghi d’arte. Come martedì ben ha fatto il Barolo al Teatro Regio. Questo scambio di mentalità non può che giovare alla nostra città, d’altronde non erano entrambe capitali d’italia?