Corriere Torino

«Dalla television­e al teatro, il mio amore per Mina»

- Chiara Castellazz­i

Vorrei che fosse amore non è soltanto un evergreen di Mina, ma il titolo dello spettacolo di questa sera al Teatro Alfieri (alle 21) che omaggia la Tigre di Cremona con musica e parole per la regia di Gabriele Colferai, con l’accompagna­mento dell’ensemble Le Muse, già noto per aver portato in tour in Europa L’omaggio a Morricone — Musiche da

Oscar, e con la direzione musicale del maestro Andrea Albertini.

Protagonis­ta è Silvia Mezzanotte, la cui elegante, avvolgente, voce interpreta i successi indiscussi di Mina, mentre lo stesso Colferai e Beatrice

Baldaccini sono sulla scena una coppia la cui storia d’amore si dipana sulle note di Parole parole, Insieme, Anche un uomo, Grande, grande, grande, L’importante è finire e tante altre, oltre a Vorrei che fosse amore.

Divisa fra l’impegno di questo spettacolo e di altri due, l’uno sul suo proprio repertorio, l’altro sui Mattia Bazar, Mezzanotte ci racconta cosa significa e ha significat­o Mina nel corso della sua vita. «L’ho amata in ogni sua sfaccettat­ura — confida — Prima la ascoltavo e guardavo con occhi di bambina, poi ho avuto modo di scoprirne anche l’essenza umana: il suo essere sempre anticipatr­ice di tendenza, il suo sguardo sempre rivolto al futuro e mai al passato. E anch’io, come tutti, ho avuto un trauma quando si è ritirata. Ero un’adolescent­e sognatrice e l’idea di non poterla più vedere mi aveva resa molto triste».

Cresciuta e diventata cantante, Silvia ha preferito però per lungo tempo stare lontana dalla figura della Tigre di Cremona, non cantarla, non interpreta­rla. «L’ho fatto per rispetto, per amore, per devozione». È Carlo Conti a portarla alla voce di Mina, spingendol­a a interpreta­re Brava durante il Tale e Quale Show. «Ho avuto una paura feroce quella sera, ma poi ho vinto la trasmissio­ne e da quel momento mi sono sentita un po’ più autorizzat­a a cantare le sue canzoni». Quanto a Vorrei che fosse

amore, prima di accettare di esserne la protagonis­ta Mezzanotte si è data un po’ di tempo. «Volevo essere certa di essere pronta e che tutto fosse pronto. Dall’ensemble musicale tutto femminile di dieci elementi, agli arrangiame­nti sofisticat­i ed eleganti, alla storia d’amore che si racconta, piena di pathos, fino alla mia preparazio­ne personale, perché volevo poter dare alle canzoni una veste tutta mia, utilizzand­o la mia vocalità e la mia esperienza per trasferire il sogno. Questa infatti è la cifra dello spettacolo, perché Mina è stata, è e sarà l’artista italiana più abile nel farci sognare».

L’ho amata fin da bambina, ma prima di cantare le sue canzoni ho aspettato molto, volevo essere certa di essere pronta

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In scena Silvia Mezzanotte (Bologna, 57 anni)

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