«Ho una sorpresa Bestiale Canterò con gli Eiffel 65»
Loredana Bertè si racconta prima del concerto al Colosseo
Eper dirla alla Luchino Visconti quando si riferiva a Maria Callas, anche noi alziamo le braccia e urliamo: evviva sempre Bertè. Sempre. Perché con i suoi capelli blu, le sue gambe immancabilmente da urlo e il suo pugno alzato, ci traghetta attraverso inferi e saette (è la vita bellezza, non si può far finta di niente e la fuga la lasciamo ai vili), per poi approdare laddove è giusto: l’olimpo. E quello torinese si chiama Teatro Colosseo dove, questa sera alle 21, Loredana arriva con il suo Manifesto.
Una tournée in cui è stata idolatrata e che si chiude a Torino. Con una grande sorpresa.
Partiamo quindi da questa sorpresa: di cosa si tratta?
«Il mio tour nei teatri finisce questa sera e ho un motivo in più che mi lega alla città: gli Eiffel 65, torinesi doc che sono diventati star internazionali, mi hanno invitata a lavorare con loro. Quando ho ricevuto la loro produzione abbiamo deciso di provinarla ed è venuta fuori una bomba. Si chiama Bestiale. È un brano che è anche un invito a rallentare, a godersi un attimo di mare in santa pace. Sicuramente sarà nella scaletta del mio Ribelle Tour estivo».
Lei con Torino, per un motivo o per l’altro, ha un rapporto speciale. Vero?
«Io a Torino sono sempre felice di tornare. E questo dipende dal fatto che qui c’è sempre stato un pubblico fantastico».
Al Colosseo doveva suonare subito dopo Sanremo, dove è andata con una canzone fortissima, Pazza, anch’essa scritta da autori torinesi. Un brano che ha nuovamente rigenerato il suo rapporto con la gente. La rappresenta molto?
«Sicuramente è una canzone autobiografica dove mi racconto in modo diretto e sincero. Resto sempre la ragazza che per poco già s’incazza… ma ho imparato anche a perdonarmi, accettando che non si può essere perfetti. Nessuno lo è».
Sinceramente: quanto le è bruciato non vincere?
«Per niente. Ho vinto il Premio della Critica che per me è il Premio in assoluto. L’ho aspettato tanto e finalmente l’abbiamo portato a casa».
Sempre nella sua hit sanremese, lei sprona le donne a non stare male se non si sentono perfette. È una sorta di eredità esistenziale. Anche lei ha sofferto molto nella vita: come ha fatto a sviluppare la forza di rialzarsi e dove ha trovato la sua luce? «La morte di Mimì è un dolore immenso, non passerà mai. Mi ha aiutata l’affetto del pubblico che mi è sempre stato vicino, senza mai abbandonarmi».
Il suo approccio alla vita è sempre stato politico. Cosa pensa di queste guerre così violente e della difficoltà oggi, per i giovani, anche di manifestare?
«Da giovanissima ero nel cast di Hair, il musical pacifista. Resto sempre dalla parte della pace, perché la guerra non è mai la soluzione. Bisogna farsi sentire di fronte alle ingiustizie, tenere alta l’attenzione. E non mollare. Non mollare mai».
Cosa pensa dei musicisti, Ghali in primis durante il Festival, che si espongono pubblicamente e politicamente?
«Gli artisti devono essere liberi di dire quello che pensano».
Cos’è la follia e cos’è la libertà?
«Follia fa rima con libertà. Quella di essere se stessi».
Cosa la preoccupa di più e cosa, al contempo, desidera con tutto il cuore che cambi?
«Guardi, mi sembra importante fare una riflessione che coinvolga l’ambito sociale più che quello personale».
In particolare quale? «Quello legato alla questione femminile. Sarebbe importante che le conquiste che fino a qui sono state realizzate dalle donne, diventando in molti casi dei diritti, non venissero in alcun modo messe in discussione».
E invece?
«Invece vedo un clima che non mi piace per niente».
❠ Spirito combattivo Di fronte alle ingiustizie non bisogna mollare mai Sui diritti delle donne vedo un clima che non mi piace