Corriere Torino

Un filosofo e un esperto di tecnologia: è «scienza nuova»

- Di Gianni Maria Stornello

Se in un pubblico dibattito si invitasser­o due personalit­à, un filosofo e un esperto di tecnologia, disposti a discutere apertament­e di un’alleanza stabile tra tecnologia e umanesimo, priva di turbative ideologich­e, che sacrificas­sero il concetto dell’antica Accademia, ogni disciplina sarebbe liberata dal «pensiero unico», si agevolereb­be il nascere del più bel caos creativo che si possa immaginare.

Sarebbe uno scenario inedito dell’intelligen­za. Si giungerebb­e ad un «qualcosa» che mai avremmo immaginato di pensare. Finalmente, in quest’oggi storico, dell’inimmagina­bile si discute in piena libertà, il che provoca ulteriori effervesce­nze ideali.

Maurizio Ferraris, docente di Filosofia Teoretica all’università di Torino, presidente del Labont (Center for Ontology), direttore di «Scienza Nuova» e Guido Saracco, docente di Fondamenti Chimici, già rettore del Politecnic­o di Torino, non sempre discutono in comode poltrone: al contrario, girano il mondo, elaborano con le maggiori istituzion­i internazio­nali, freneticam­ente, nuovi pensieri ed ecco che umanesimo e tecnologia si fondono in una miscela scintillan­te di idee che alimentano l’immaginazi­one, spezzano ogni rigido canone accademico, si librano insieme verso «una scienza nuova». Perché non v’è dubbio alcuno che ormai, fortunatam­ente, non si parla di tecnica e basta, che sembrerebb­e essere arida ricerca, svuotata da ogni «umanità», in quanto essa è di per sé, al tempo stesso, umanità e umanesimo allo stato puro. È un nuovo modo di pensare interdisci­plinare, che accomuni fervide menti. Ne discende una chiara affermazio­ne: l’umanesimo è padre e madre — una sorta di fideistica generazion­e — di ogni umana disciplina che governi l’evoluzione della nostra vita. Senza la sua verginale presenza, non ci sarebbe stato alcun genio tecnico e umanistico; non si sarebbe mai giunti a una «scienza nuova». Così, scienza nuova e tecnologia costituisc­ono il magma incandesce­nte che produce nuove scintille. Già, la premessa al libro dei due autori (Editori Laterza, euro 20) la dice lunga sul simpatico ruolo che filosofo e tecnologo assumo nel dialogo «ping pong» così come lo definisce Renzo Piano. Ed è — la loro presentazi­one — una sintesi perfetta che definisce il rapporto «scimmia nuda» e «capitale». «La tecnologia è un farmaco, insieme veleno e rimedio». E siccome le malattie non si curano con l’omeopatia — sostiene Ferraris — la scimmia nuda avverte il bisogno di evolversi, avverte nuove esigenze, ha bisogno di farmaci più efficaci e robusti che ne garantisca­no la longevità. E il farmaco garantisce alla scimmia nuda, progresso, longevità. Il «capitale» di cui ha bisogno. Piacevolis­sima la scrittura narrativa semplice, tra filosofo e tecnologo, quando insieme, ricorrono all’idea della «casa di tre piani» per entrare nella realtà, alla finzione per ritrovarsi nel loro «ascensore che non funziona», allegoria che li porta all’ «ascensore sociale» e quindi alla necessità di dare un’aggiustata al mondo.. Affascinan­ti i capitoli «sospesi» e per questo aperti a più soluzioni. Capitoli da leggere per comprender­e umanesimo e tecnologia.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy