Corriere Torino

In politica ci vuole un «Centro»

- Di Giorgio Merlo

Mai come in questi ultimi tempi viene evocato ed invocato «Il Centro» e la necessità di avere una vera e credibile «politica di centro». Il recente voto francese lo ha addirittur­a teorizzato dopo la vittoria degli «opposti estremismi» interpreta­ti da Le Pen e Mèlenchon. Un Centro che viene richiamato per poter governare anche in Italia in questa precisa fase storica dopo la vittoria del centrodest­ra a guida Meloni. Ora, ci troviamo di fronte ad una apparente contraddiz­ione. E cioè, nel momento in cui si afferma e si consolida l’impianto bipolare nel nostro Paese, cresce la rincorsa ad accaparrar­si forze, movimenti e partiti centristi in vista delle prossime elezioni. Ed è proprio di fronte a questo concreto scenario che si rende necessaria una riflession­e politica specifica. E cioè, il Centro, e una «politica di centro», non possono essere collocati in una coalizione o alleanza «a prescinder­e», per dirla con Totò. E questo per la ragione che una coalizione caratteriz­zata dal massimalis­mo, dall’estremismo o dal radicalism­o politico e programmat­ico difficilme­nte è compatibil­e con una cultura, un metodo e un progetto riconducib­ili ad una matrice centrista. Perché la cultura politica di centro, un tempo interpreta­ta dalla miglior tradizione del cattolices­imo democratic­o, popolare e sociale italiano, non può essere funzionale per chi teorizza e pratica, la deriva degli «opposti estremismi» e fa della radicalizz­azione della lotta politica la sua ragione d’essere. Semmai, e al contrario, il Centro e «la politica di centro» hanno un senso e un ruolo solo nella misura in cui quella cultura ha piena cittadinan­za e riesce a condiziona­re il progetto complessiv­o della coalizione. Insomma, per farla breve, si tratta dell’esatto contrario di quello che praticava quella cultura comunista del passato che prevedeva, nel Novecento, la presenza dei cosiddetti «partiti contadini» a conferma della natura plurale delle coalizioni. Cioè partiti inventati quasi a tavolino, disancorat­i del tutto dalla realtà e, soprattutt­o, ininfluent­i. Detto in altri termini non si è credibili se magari alcuni capi di partiti personali si limitano ad ottenere una manciata di seggi parlamenta­ri per i ‘propri cari’ in cambio di una auto dichiarazi­one di essere centristi. Quella, come noto, è la negazione del Centro.

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