In politica ci vuole un «Centro»
Mai come in questi ultimi tempi viene evocato ed invocato «Il Centro» e la necessità di avere una vera e credibile «politica di centro». Il recente voto francese lo ha addirittura teorizzato dopo la vittoria degli «opposti estremismi» interpretati da Le Pen e Mèlenchon. Un Centro che viene richiamato per poter governare anche in Italia in questa precisa fase storica dopo la vittoria del centrodestra a guida Meloni. Ora, ci troviamo di fronte ad una apparente contraddizione. E cioè, nel momento in cui si afferma e si consolida l’impianto bipolare nel nostro Paese, cresce la rincorsa ad accaparrarsi forze, movimenti e partiti centristi in vista delle prossime elezioni. Ed è proprio di fronte a questo concreto scenario che si rende necessaria una riflessione politica specifica. E cioè, il Centro, e una «politica di centro», non possono essere collocati in una coalizione o alleanza «a prescindere», per dirla con Totò. E questo per la ragione che una coalizione caratterizzata dal massimalismo, dall’estremismo o dal radicalismo politico e programmatico difficilmente è compatibile con una cultura, un metodo e un progetto riconducibili ad una matrice centrista. Perché la cultura politica di centro, un tempo interpretata dalla miglior tradizione del cattolicesimo democratico, popolare e sociale italiano, non può essere funzionale per chi teorizza e pratica, la deriva degli «opposti estremismi» e fa della radicalizzazione della lotta politica la sua ragione d’essere. Semmai, e al contrario, il Centro e «la politica di centro» hanno un senso e un ruolo solo nella misura in cui quella cultura ha piena cittadinanza e riesce a condizionare il progetto complessivo della coalizione. Insomma, per farla breve, si tratta dell’esatto contrario di quello che praticava quella cultura comunista del passato che prevedeva, nel Novecento, la presenza dei cosiddetti «partiti contadini» a conferma della natura plurale delle coalizioni. Cioè partiti inventati quasi a tavolino, disancorati del tutto dalla realtà e, soprattutto, ininfluenti. Detto in altri termini non si è credibili se magari alcuni capi di partiti personali si limitano ad ottenere una manciata di seggi parlamentari per i ‘propri cari’ in cambio di una auto dichiarazione di essere centristi. Quella, come noto, è la negazione del Centro.