«Sotto il sole del Piemonte giro la mia tragedia noir»
Dal successo del corto « Ferine» al nuovo film «Beasts of Prey» Il regista Corsini: «Metto in scena una moderna famiglia spaventosa»
«La vita di una ricca collezionista d’arte è sconvolta da un tragico evento. Distrutta da questo dolore insostenibile, in lei si risveglia una natura istintiva e primordiale che la porterà a distruggere la sua vita privilegiata e a costruire una nuova idea di famiglia».
La trama (raccontabile) di
Beasts of Prey, film interpretato da Carolyn Bracken, è tutta qui, ma le implicazioni psicologiche e formali che promette l’opera prima di Andrea Corsini sono molto più complesse e accattivanti. È lo stesso regista, in questi giorni impegnato per i casting a Torino — nella cui provincia si girerà quasi integralmente — a rivelare i primi particolari del progetto.
«Premetto che a questo soggetto lavoro da cinque o sei anni, forse perfino di più; e che, per convincere i produttori, nel 2019 ho deciso di realizzare un film breve che ne sintetizzasse i temi».
Così è nato Ferine, indubbiamente uno dei corti più interessanti degli ultimi anni che spinse Giona Nazzaro, attuale direttore di Locarno e allora alla guida della Settimana Internazionale della Critica a Venezia, a definire Corsini come «una delle voci più interessanti e credibili del cinema italiano del futuro».
«Ferine ha fatto il giro del mondo dei festival, vincendone ben quindici. È ovvio che, soddisfazione personale a parte, il suo successo mi abbia convinto che l’idea del film era davvero valida».
Comincia così un lungo processo che ha visto anche la partecipazione di Beasts of
Prey — titolo scelto per il luna gometraggio — al Frontieres Co-production Market in collaborazione con il Marché du Film di Cannes. Un percorso durato anni, paziente ma proficuo, durante il quale il corto originale è stato programmato da Mubi International, piattaforma per cinefili dal palato fine.
Alla domanda su quale sia il genere di riferimento, Corsini risponde con affilata precisione: «Lo definirei una tragedia moderna dai toni del noir diurno, e aggiungo che chiamarlo horror sarebbe fuorviante, anche se ci muoviamo in quel territorio. Infatti, come capita in quel capolavoro che è Speak no evil (confermiamo il giudizio, ndr) che mette in scena una spaventosa rappresentazione della famiglia, la declinazione contemporanea del genere mette da parte il sangue per concentrarsi sulle corde psicologiche». E se la sinossi fa pensare
Il bacio della pantera, almeno per l’allusione alla mutazione da donna ad animale, Corsini precisa: «È lecito pensare a quel capolavoro, specie a proposito di quell’infinita lotta tra la parte razionale e animale della natura umana, ma qui non troverete nessuna metamorfosi che non sia legata al puro istinto».
Perché girare proprio a Torino? «Io e i miei produttori, Francesco Grisi e Giorgia Priolo per Edi, cercavamo un luogo luminoso, naturale e indefinito in una provincia del Nord. Lo abbiamo identificato nella Pianura Padana, in uno spazio immerso tra i campi di grano di Piemonte e Lombardia, dove per tre settimane gireremo sotto il sole estivo con luce e colori ispirati a Luigi Ghirri».
In questa scelta però, spiega il regista, rientrano anche le risorse organizzative locali: «Non nascondo che il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e il contributo Fesr Piemonte abbiano giocato un ruolo fondamentale nella decisione finale, ma sono stati i siti proposti che ci hanno davvero convinto. Come alcune abitazioni architettonicamente interessanti della provincia e lo splendido Borgo Cornalese di Villastellone, dove di recente sono stati girati film come Mike, Lidia Poet e Il conte di Montecristo». L’entusiasmo contagioso di Corsini si sposta, infine, sulla città che lo sta ospitando: «Casting a parte, sono rimasto colpito dalla sede Fctp di via Cagliari, una vera cittadella del cinema nel cuore di Torino dove tutto ciò che serve è a disposizione. Da metà agosto inizieremo le riprese e a Torino sarò di casa per molte settimane: non vedo l’ora di conoscerla ancora meglio».