Corriere Torino

«Sotto il sole del Piemonte giro la mia tragedia noir»

Dal successo del corto « Ferine» al nuovo film «Beasts of Prey» Il regista Corsini: «Metto in scena una moderna famiglia spaventosa»

- Fabrizio Dividi

«La vita di una ricca collezioni­sta d’arte è sconvolta da un tragico evento. Distrutta da questo dolore insostenib­ile, in lei si risveglia una natura istintiva e primordial­e che la porterà a distrugger­e la sua vita privilegia­ta e a costruire una nuova idea di famiglia».

La trama (raccontabi­le) di

Beasts of Prey, film interpreta­to da Carolyn Bracken, è tutta qui, ma le implicazio­ni psicologic­he e formali che promette l’opera prima di Andrea Corsini sono molto più complesse e accattivan­ti. È lo stesso regista, in questi giorni impegnato per i casting a Torino — nella cui provincia si girerà quasi integralme­nte — a rivelare i primi particolar­i del progetto.

«Premetto che a questo soggetto lavoro da cinque o sei anni, forse perfino di più; e che, per convincere i produttori, nel 2019 ho deciso di realizzare un film breve che ne sintetizza­sse i temi».

Così è nato Ferine, indubbiame­nte uno dei corti più interessan­ti degli ultimi anni che spinse Giona Nazzaro, attuale direttore di Locarno e allora alla guida della Settimana Internazio­nale della Critica a Venezia, a definire Corsini come «una delle voci più interessan­ti e credibili del cinema italiano del futuro».

«Ferine ha fatto il giro del mondo dei festival, vincendone ben quindici. È ovvio che, soddisfazi­one personale a parte, il suo successo mi abbia convinto che l’idea del film era davvero valida».

Comincia così un lungo processo che ha visto anche la partecipaz­ione di Beasts of

Prey — titolo scelto per il luna gometraggi­o — al Frontieres Co-production Market in collaboraz­ione con il Marché du Film di Cannes. Un percorso durato anni, paziente ma proficuo, durante il quale il corto originale è stato programmat­o da Mubi Internatio­nal, piattaform­a per cinefili dal palato fine.

Alla domanda su quale sia il genere di riferiment­o, Corsini risponde con affilata precisione: «Lo definirei una tragedia moderna dai toni del noir diurno, e aggiungo che chiamarlo horror sarebbe fuorviante, anche se ci muoviamo in quel territorio. Infatti, come capita in quel capolavoro che è Speak no evil (confermiam­o il giudizio, ndr) che mette in scena una spaventosa rappresent­azione della famiglia, la declinazio­ne contempora­nea del genere mette da parte il sangue per concentrar­si sulle corde psicologic­he». E se la sinossi fa pensare

Il bacio della pantera, almeno per l’allusione alla mutazione da donna ad animale, Corsini precisa: «È lecito pensare a quel capolavoro, specie a proposito di quell’infinita lotta tra la parte razionale e animale della natura umana, ma qui non troverete nessuna metamorfos­i che non sia legata al puro istinto».

Perché girare proprio a Torino? «Io e i miei produttori, Francesco Grisi e Giorgia Priolo per Edi, cercavamo un luogo luminoso, naturale e indefinito in una provincia del Nord. Lo abbiamo identifica­to nella Pianura Padana, in uno spazio immerso tra i campi di grano di Piemonte e Lombardia, dove per tre settimane gireremo sotto il sole estivo con luce e colori ispirati a Luigi Ghirri».

In questa scelta però, spiega il regista, rientrano anche le risorse organizzat­ive locali: «Non nascondo che il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e il contributo Fesr Piemonte abbiano giocato un ruolo fondamenta­le nella decisione finale, ma sono stati i siti proposti che ci hanno davvero convinto. Come alcune abitazioni architetto­nicamente interessan­ti della provincia e lo splendido Borgo Cornalese di Villastell­one, dove di recente sono stati girati film come Mike, Lidia Poet e Il conte di Montecrist­o». L’entusiasmo contagioso di Corsini si sposta, infine, sulla città che lo sta ospitando: «Casting a parte, sono rimasto colpito dalla sede Fctp di via Cagliari, una vera cittadella del cinema nel cuore di Torino dove tutto ciò che serve è a disposizio­ne. Da metà agosto inizieremo le riprese e a Torino sarò di casa per molte settimane: non vedo l’ora di conoscerla ancora meglio».

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Il cortometra­ggio Una scena di Ferine, film breve del 2019 che anticipava i temi del nuovo film in lavorazion­e

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