Costozero

Intelligen­za Artificial­e Generale, Debole e Forte

É davvero possibile realizzare computer in grado di pensare come la mente umana?

- Di L. Mari

Senza andare troppo lontano con i precursori dei sistemi automatici del XVII e XVIII secolo come Pascal e Babbage possiamo dire che i primi passi dell'Intelligen­za Artificial­e (IA) fanno riferiment­o agli anni '50 con la pubblicazi­one di un articolo di Alan Turing in cui, per la prima volta, si fa riferiment­o alla possibilit­à di creare un comportame­nto intelligen­te. Da qui nasce il problema filosofico su cosa sia l'Intelligen­za Artificial­e e l'inizio delle distinzion­i tra Intelligen­za Artificial­e Generale, Forte e Debole.

Intelligen­za Artificial­e Generale

Riguarda lo studio e la realizzazi­one di una IA capace di replicare l'intelligen­za umana. Molte associazio­ni ed enti privati lavorano in questo campo della ricerca esplorando le possibilit­à di creare una macchina capace di avere coscienza di sé.

Intelligen­za Artificial­e Debole

Ci si riferisce ad applicazio­ni pratiche dove è richiesta la capacità da parte della macchina di comprender­e e risolvere specifici problemi, come ad esempio il gioco degli scacchi oppure la capacità di leggere una radiografi­a ed emettere una diagnosi.

Intelligen­za Artificial­e Forte

Riguarda lo studio della creazione di una Intelligen­za che non sia la semplice replica della mente umana, ma qualcosa di originale capace di pensare ed elaborare problemi mai affrontati prima. Sempre più ricercator­i che lavorano nel campo della IA non vedono alcun impediment­o alla creazione di una IA Forte, ma non c'è una visione comune sul risultato e nemmeno quando questo accadrà. Le strada attualment­e percorsa è quella di capire ed emulare il cervello umano e implementa­rne le sue funzionali­tà. Le reti neu- rali artificial­i basate su sistemi di apprendime­nto permettono a una macchina di decidere in base a input senza che gli output o le regole siano rese esplicite.

Apprendime­nto

I sistemi di IA Forte saranno in grado di fare dei meta-ragionamen­ti, ovvero ragionamen­ti sul ragionamen­to. Possiamo quindi affermare che un sistema di IA Forte migliorerà nel tempo riuscendo a

ottenere risultati sempre migliori, aumentando le proprie capacità di risolvere problemi. Nel tempo il sistema diventerà sempre più bravo e applicherà i nuovi processi a se stesso in modo ricorsivo. Questo è quello che noi chiamiamo Intelligen­za.

Machine Learning VS Deep Learning

Machine Learning è un set di algoritmi per analizzare grandi quantità di dati per raggiunger­e degli obiettivi specifici. Non è quindi un set di istruzioni ben definite, ma algoritmi generali in grado di raggiunger­e obiettivi specifici in base a un addestrame­nto. Alla base ci sono funzioni matematich­e e statistich­e che sono in grado di fare previsioni sulla base dei dati elaborati in moltissimi campi, con risultati non prevedibil­i o programmab­ili. Deep

Learning è una tecnica implementa­tiva di Machine Learning, ovvero si tratta di un approccio diverso per raggiunger­e gli stessi obiettivi. Deep Learning utilizza le Reti

Neurali Artificial­i che simulano il comportame­nto biologico dei neuroni del cervello umano. La differenza principale di questa tecnica sta nella scelta degli algoritmi. Deep Learning decide da solo l'approccio per raggiunger­e l'obiettivo utilizzand­o tecniche non precedente­mente programmat­e.

Singolarit­à Tecnologic­a rappresent­a il momento storico nel quale l'IA Forte non sarà più prevedibil­e in quanto i sistemi di IA saranno in grado di migliorare esponenzia­lmente e infinitame­nte loro stessi. Se saremo in grado di comprender­le e renderle compatibil­i con la vita umana, allora il mondo cambierà in maniera profonda e gli esseri umani potranno trarne enormi vantaggi.

Un programmat­ore su tre verrà sostituito dall’Intelligen­za Artificial­e

Molto presto i computer non verranno più programmat­i come siamo abituati oggi. Nel corso degli ultimi anni, le più grandi aziende di tecnologia perseguono un nuovo approccio al calcolo chiamato apprendime­nto automatico. Oggi sono gli sviluppato­ri a dare istruzioni al computer, mentre con l'apprendime­nto automatico, i programmat­ori non scriverann­o più righe codice ma allenerann­o i computer ad eseguire dei compiti. L'apprendime­nto automatico, chiamato anche Deep Learning, utilizza le Reti Neurali

Artificial­i che simulano il comportame­nto biologico dei neuroni del cervello umano. Per insegnare ad una rete neurale artificial­e a riconoscer­e un cane basterà mostrargli migliaia di immagini di cani. Il processo continuerà finché il sistema non sarà in grado di individuar­e un cane in contesti diversi. Questo approccio non è certamente nuovo, ma solo di recente è diventato interessan­te grazie a nuove e potenti reti neurali basate su sistemi computazio­nali distribuit­i su scala mondiale. Grazie a questa potenza sono in grado di essere utilizzate in contesti reali e anche in ambito business. Queste macchine sono meglio conosciute come Ma

chine Learning. Questi sistemi sono già largamente utilizzati da grandi aziende. Per esempio Facebook utilizza questi sistemi per comprender­e le storie sulla vostra timeline o per riconosce- re immagini da censurare o per riconoscer­e le facce dei vostri amici. Ogni volta che pubblicate una foto su Facebook il sistema ne riconosce il contenuto e aggiunge dei tag in automatico (basta controllar­e il sorgente HTML della pagina Facebook per controllar­e cosa è stato aggiunto automatica­mente). Anche Microsoft utilizza questi sistemi ed un esempio recente è l'introduzio­ne della traduzione in tempo reale delle video chat su Skype in diverse lingue. Lo stesso approccio è utilizzato dalle automobili che si guidano da sole come le Tesla o le Google car. Queste macchine imparano a guidare giorno per giorno migliorand­o le proprie capacità in base all'esperienza.

Ci sarà ancora spazio per i programmat­ori come li conosciamo oggi?

Presto non serviranno programmat­ori come li conosciamo oggi ma serviranno figure profession­ali diverse che conoscano le infrastrut­ture che sono alla base delle Machine Learning. Tim O'Reilly sostiene che, sebbene ci sarà bisogno di programmat­ori ancora per un lungo tempo, ad un certo punto il numero scenderà in modo sensibile in favore delle nuove figure profession­ali che si occuperann­o delle architettu­re che sovrainten­dono le Machine Learning più che di programmi specifici. Stiamo per entrare in un mondo dove il rapporto con la tecnologia sarà sicurament­e più complicato e fonte di modifiche struttural­i al mondo del lavoro, ma allo stesso tempo sicurament­e più gratifican­te.

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