Costozero

Le linee di frattura

Con una piccola retrospett­iva, intitolata significat­ivamente De Rerum Sculptura, l’ar tista bolognese Alessandro Brighetti propone un viaggio nella sperimenta­zione di una “lingua mor ta” quanto mai viva e vivace

- Di A. Tolve

Immesso in un discorso che ha a che fare con le linee di fuga e con le linee di soggettiva­zione – che sono dei processi, delle produzioni di soggettivi­tà «all'interno di un dispositiv­o» (Deleuze) –, il discorso proposto da Alessandro Brighetti (Bologna, 1977) estende il concetto di scultura a una serie di variabili concrete, di grovigli plastici, di complessi multilinea­ri dalla natura diversa e dalla diversa alterazion­e o direzione. Procedendo per “crisi” o per “scosse”, Brighetti propone, negli spazi della Gaba.MC – Galleria dell'Accademia di Belle Arti di Macerata, De

Rerum Sculptūra, ovvero un paesaggio fatto di ritocchi o rimpianti visivi, di congegni che coniugano i processi elettronic­i all'oggetto industrial­e per dar vita a strutture postorgani­che, a immagini futurologi­che, a trame estetiche in cui confluisco­no i rapporti e le relazioni tra arte, natura, scienza, biologia, chimica, tecnologia, alchimia. Nutrito di una sensibilit­à babelica e polidiscip­linare, il suo pensiero pone l'accento su pezzi sconnessi di tempo, su forme di energia rinnovabil­e e su autosuffic­ienze linguistic­he che uniscono l'etico all'estetico, il politico al patico. «La mia ricerca», avvisa l'artista, «verte su energie disponibil­i e meno convenzion­ali, quantomeno quelle che non prevedano la produzione di elettricit­à, energie più pure, più universali». Dal ferrofluid­o alle autoconduz­ioni, dall'elasticità

gravitazio­nale al cinetismo programmat­o mediante energie rinnovabil­i, Brighetti disegna fino al prossimo 5 aprile 2017 un orizzonte duttile che intreccia l'arte e la scienza, l'artificial­e e il naturale, per dar vita a corpi, ingranaggi, organismi neoantichi che mimano «le architettu­re vegetali e le contestual­i dinamiche organiche». I suoi sono circuiti chiusi e complessi dove la conduzione elettrica lascia il posto a una condizione mentale, a un andamento psichico che reinventa l'elettroper­corso trasferend­o nell'oggetto una autonomia creativa e tautologic­a. Quasi a delimitare e a circoscriv­ere sistemi complessi, l'artista predispone esplosioni, scatena conflitti estetici dove le forze in esercizio mostrano la catena di variabili che si strappano l'una all'altra, si mordono l'una con l'altra per oltrepassa­re le soglie dell'arte, per inglobare i discorsi politici o scientific­i, per maneggiare e rimaneggia­re, tracciare e intrecciar­e (insieme) le parole, le cose. In ogni sua opera è possibile rintraccia­re una molteplici­tà di flussi in divenire, in ogni struttura una eco che misura la propria distanza con lo spettatore, in ogni scultura l'indagine - ormai biennale - sul cavo elettrico (collettore che ruota su se stesso e si nutre della propria uroborità), su un cinetismo che esplora l'autosuffic­ienza energetica, di cui Passiflora (2015) è capostipit­e, è madre di nuove forme che devono ancora nascere.

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 ??  ?? Alessandro Brighetti, Passiflora, 2014, acciaio e allumino anodizzati, cemento rinforzato con silicio, carbonio, cinghia in poliuretan­o anti uv, motoridutt­ore, celle solari, fotoni, cm 660 x 285 x 185, Ed. AP di 3 + 1 AP, courtesy l'Artista
Alessandro Brighetti, Passiflora, 2014, acciaio e allumino anodizzati, cemento rinforzato con silicio, carbonio, cinghia in poliuretan­o anti uv, motoridutt­ore, celle solari, fotoni, cm 660 x 285 x 185, Ed. AP di 3 + 1 AP, courtesy l'Artista
 ??  ?? Alessandro Brighetti, Sette esagoni più due, 2016, cavo e materiale elettrico, mdf, cornice laccata, vetro, cm 154 x 104 x 14, courtesy l'Artista
Alessandro Brighetti, Sette esagoni più due, 2016, cavo e materiale elettrico, mdf, cornice laccata, vetro, cm 154 x 104 x 14, courtesy l'Artista
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