Costozero

Sedi all'estero: cosa c'è da sapere quando se ne vuole aprire una

Decidere dove insediare l'attività e quale forma giuridica darle sono solo due delle scelte che dovrà ben ponderare chi vuole spostare fuori dei confini nazionali il proprio business

- di D. Trimarchi

Apri re una sede all' estero non è un' operazione semplice, e non solo perché all' imprendito­re viene richiesto di valutare un investimen­to considerev­ole, ma soprattutt­o perché ci sono aspetti doloro siche un' azienda è obbligata ad affrontare per crescere all' estero. Premetto chela decisione di avere una presenza all' estero deve essere presa consideran­do che tornare indietro, spesso si traduce in ingenti perdite. Per questa ragione, risulta più vantaggios­o guarda reprima di tutto ai mercati dove già si hanno flussi commercial­i. Questo aiuterà ad ammortizza­re almeno parte dell' investimen­to. Attenzione a identifica­re un manager che sappia gestire con autonomia tutte le fasi fino alb rea k-e ven. Sarebbe preferibil­e un profilo esterno all' azienda, con competenze trasversal­i e abilità di agire in situazioni complesse e/ o ambigue. La scelta della locati on, invece, spesso dipende dalla presenza di idonea clientela. Occorre scegliere un' area facilmente raggiungib­ile da personale che abbia competenze che servono alla propria finalità. Non sottovalut­are, poi, la fase di creazione di un network ing profession­ale. Esperti presenti sul postosi rileverann­o più utili di quello che possiate credere. La figura del commercial­ista, per esempio, è meglio sceglier latra profession­alità ben affermate; risparmiar­e, in questo caso, lo ritengo un grosso errore. Non va sottovalut­ata neanche la ricerca dell' avvocato: meglio uno studio associato che potrà seguire l' azienda sia nella contrattua­listica, sia nella gestione delle risorse umane. Infine, dove possibile, chiedere anche al cliente principale di fornire personale di supporto; verificher­ete in questo modo se è nel suo interesse accelerare i tempi d' ingresso nel nuovo mercato. La scelta della forma societaria, inoltre, spesso è lasciata al consulente locale. Benché queste si somiglino e ripetano un po' ovunque, meglio ricordare chele società pera zi on i(joint stock company)ri chiedono un capitale sociale più alto ma offrono maggiori protezioni, oltre a semplifica­zioni nello scambi odi quote azionarie rispetto a società a responsabi­lità li mi tata(Ltd ). Quest' ultima forma, per certi versi scelta per semplifica­zione, in alcuni mercati richiede invece che il manager sia anche socio e con permesso di residenza nel mercato. Sei soci sono persone giuridiche, considera teche si dovranno presentare una bella quantità di documenti tradotti in lingua originale con certificaz­ione e relativa “a postille ”. I primi mesi sembrano essere quelli più rischiosi. Tuttavia, per esperienza, la parte peggiore arriva in un momento successivo, cioè quando il cashflow inizia aridur sie le attività non saranno sufficient­emente rodate per sostenere la struttura. C' è una fase di vera e propria selezione/ crescita delle risorse dove, inevitabil­mente, non si potrà richiedere efficienza. In questa, bisogna aver costruito un rapporto con il sistema finanziari­o locale che fungerà da supporto. Infine è indispensa­bile un controllo costante, ottenibile grazie aK PI dinamici appositame­nte inseriti nella fa sedi start up. Una buona gestione della nuova struttura sarà in questo modo più naturale e potrà adeguarsi alla crescita delle performanc­e.

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