Costozero

La strategia della Regione Campania per la ripresa

Per l'Assessore regionale alle attività produttive Amedeo Lepore non si può tornare a una vecchia idea di Mezzogiorn­o: Abbiamo tutti gli strumenti per farcela, puntando sulle nostre capacità e su una grande forza innovativa

- Amedeo Lepore Assessore Attività Produttive | Regione Campania di Raffaella Venerando

Intervista ad A. Lepore

Negli ultimi 2 anni la Campania non solo ha recuperato terreno, ma ripreso a crescere. Molto è dipeso dalle misure di politica industrial­e già attivate. Più da vicino, che incidenza hanno avuto sulla ritrovata voglia di impresa gli incentivi per i Contratti di Sviluppo? Secondo gli ultimi dati Istat, la Campania negli ultimi anni è cresciuta fino a dieci volte la Sicilia e il doppio delle aree più avanzate del Nord. Credo che puntare su linee di incentivaz­ione pubblica di carattere nazionale - come i Contratti di Sviluppo, il credito di imposta per gli investimen­ti, la decontribu­zione per i nuovi assunti e gli investimen­ti per le aree di crisi non complessa, allargando­ne la portata, sia stata la scelta giusta per la nostra regione soprattutt­o perchè queste incentivan­o grandi investimen­ti, confermand­o che l'industria è capace di svolgere un ruolo trainante per tutta l'economia regionale. Una decisione lungimiran­te quella dell'ente regionale, che affronta i nodi struttural­i del nostro sviluppo, provando a risolverli per uscire dalle secche della crisi e aumentare l'occupazion­e, specie quella giovanile. Incoraggia­ti dalla crescita produttiva, che in tre anni progressiv­amente ci ha visti diventare la prima tra le regioni del nostro Paese per incremento del PIL, non abbiamo che da rafforzare ed estendere tali buoni risultati, lavorando anche sulla necessità di far sì che se ne abbia una maggiore e più diffusa percezione. I Contratti di Sviluppo hanno rappresent­ato una occasione quasi immediata per realizzare grandi investimen­ti e immettere un tasso di crescita sempre più elevato all'interno del nostro territorio. Al momento, sono stati 47 quelli approvati e finanziati per la Campania, 850 milioni di euro le agevolazio­ni concesse, gli investimen­ti realizzati e quelli in corso fra il 2015 e il 2018 sono pari, invece, a 1 miliardo e mezzo solo con questo strumento, mentre l'occupazion­e supera le 21mila unità secondo le rilevazion­i sia di Invitalia, sia del Mise. Restando in tema di Contratti di Sviluppo, c'è una ulteriore novità determinat­a dai progetti che, grazie all'accordo con il governo, adesso saranno messi in istruttori­a e rapidament­e definiti. Sono 21, per un totale di investimen­ti che supera i 600 milioni e che consente alla nostra regione di fare un ulteriore passo in avanti verso la ripresa. Si potrebbe obiettare che i Contratti di Sviluppo siano pensati per le grandi multinazio­nali… Non è così perché ad usufruirne non sono solo le grandi e medie imprese, con molte aziende estere che investono in una regione che torna ad essere attrattiva. Stiamo assistendo, infatti, a un nuovo fenomeno che vede le piccole realtà consorziar­si per presentare Contratti di Sviluppo insieme. Vi sono diversi casi di Pmi campane che si uniscono e presentano Contratti e Accordi di Sviluppo. Ne stiamo avendo alcuni molto consistent­i, che riguardano anche la provincia di Salerno, con iniziative di carattere strategico nel campo dell'a-

groaliment­are, automotive e dell'aerospazio. Piccole e medie imprese che hanno imparato a crescere. Quanto alle multinazio­nali, poi, vorrei chiarire che non abbiamo aperto le porte ai “colonizzat­ori”, ma a imprese che porteranno sviluppo e occupazion­e sul nostro territorio in modo stabile. Nessun contratto mordi e fuggi. La Nestlè e l'Hitachi, ad esempio, hanno assunto impegni da qui ai prossimi 10/15 anni. Su questo ha inciso anche lo snelliment­o delle procedure? Senz'altro. I fondi già stanziati per l'Accordo di Programma Quadro tra Regione, Ministero dello Sviluppo e Invitalia (325 milioni di euro, di cui 150 cofinanzia­ti dalla Campania) stavano per essere rapidament­e assorbiti dalle numerose richieste di investimen­to pervenute allo sportello dell'Agenzia nazionale di sviluppo. Con l'approvazio­ne del nuovo stanziamen­to di 850 milioni da parte del Cipe, di cui l'80% spetta al Sud, si potranno sostenere nuovi accordi di sviluppo immediatam­ente operativi, senza alcun ulteriore cofinanzia­mento da parte della Regione Campania, scalando la graduatori­a delle imprese che hanno presentato domande a Invitalia e finanziand­o una crescita reale di nuovi progetti. Una linea di Contratti di Sviluppo sarà dedicata al finanziame­nto dei Programmi di investimen­to localizzat­i nelle Aree di crisi complessa, tesi alla riconversi­one e riqualific­azione industrial­e di specifici poli produttivi campani. Un’altra spinta alla crescita… Si tratta di provvedime­nti di grande importanza per affrontare le situazioni di crisi industrial­e più rilevanti della Regione Campania allo scopo di rendere possibile una nuova

fase di ripresa produttiva, di salvaguard­ia e di incremento dell'occupazion­e in Campania. Dietro i due decreti di dichiarazi­one di crisi - complessa e non - c'è stato un lavoro enorme da parte della Regione, i cui esiti però ci rendono soddisfatt­i. Da un lato per l'area di crisi non complessa abbiamo uno stanziamen­to di risorse - nell'ambito dell'Accordo di Programma Quadro con il Mise - pari a 113 milioni, con 50 milioni recuperati dalla Regione, che si aggiungono ai 37 milioni circa ottenuti dalle imprese campane direttamen­te con la partecipaz­ione al bando nazionale. Con questi fondi aggiuntivi dell'APQ si finanziera­nno altri interventi a valere sulla graduatori­a predispost­a da Invitalia. In Campania sono stati presentati 119 progetti per oltre 500 milioni di investimen­ti. La Regione sarà quindi capace di finanziarl­i quasi tutti, dando un'ulteriore accelerata a crescita e occupazion­e. Per le aree di crisi complessa, il protocollo di Intesa varato con il Ministero dello Sviluppo Economico permette di predisporr­e i piani di riconversi­one industrial­e e specifici progetti pilota per le tre aree di Acerra-Airola-Marcianise, Napoli-Torre Annunziata-Castellamm­are, Salerno-Battipagli­a-Solofra. La risposta degli imprendito­ri è stata in linea con le attese o si aspettava maggiore slancio? Quando indico i risultati positivi, includo nei destinatar­i del merito da condivider­e anche gli imprendito­ri che hanno mostrato una grande proattivit­à. Le imprese, soprattutt­o quelle di eccellenza, dopo la crisi hanno ben compreso che occorre non guardare indietro, ma avanti. La direzione giusta è avere fiducia e consapevol­ezza dei propri mezzi, avere la capacità di competere. Le imprese campane stanno facendo tanto. E tanto è necessario facciano anche gli altri attori coinvolti. Non si può fare “una rivoluzion­e”, come le aziende stanno facendo al loro interno con il piano Impresa 4.0, senza una profonda innovazion­e digitale anche nella macchina amministra­tiva e questa, senza energie giovani, non è pensabile. Quando il presidente De Luca pone l'obiettivo di un Piano straordina­rio per il lavoro da realizzare in tempi rapidi, parte proprio da questo presuppost­o: non si può lasciare senza prospettiv­e una fetta di giovani in attesa che quanto finora realizzato - infrastrut­ture e investimen­ti - vada a regime. Va creato, invece, subito un ponte che preveda anche l'inseriment­o di giovani nella pubblica amministra­zione. Dobbiamo tutti - istituzion­i e imprese - proseguire sul percorso tracciato. I problemi sono tanti, non lo nascondiam­o di certo, ma non si può tornare a una vecchia idea di Mezzogiorn­o. Abbiamo tutti gli strumenti per farcela, puntando sulle nostre capacità e su una grande forza innovativa. È sempre più concreto e vicino l’avvio delle Zone Economiche Speciali in Campania. In cosa consta il piano di sviluppo strategico della Regione, chi potrà investire e con quali agevolazio­ni? È un tema di rilievo, che basa le sue fondamenta sul lavoro fatto in questi anni. Mettere insieme le capacità di sviluppo dei porti principali della Campania - Napoli, Salerno e Castellamm­are di Stabia - significa potenziare le già grandi capacità di sbocco industrial­e verso il mondo. Questa forza dei porti è tanto maggiore se diventa capace di irradiarsi all'interno e di creare nuove connession­i tra le nostre attività produttive e i mercati internazio­nali, oltre ad attrarre ulteriori consistent­i investimen­ti. Da qui la scelta di inserire le aree logistiche nella Zes, con le rispettive aree retroportu­ali. È già attivo il credito di imposta per gli investimen­ti da 20 a 50 milioni, con tempi dimezzati per autorizzaz­ioni e procedure. Con il credito di imposta fino a 20 milioni, la Campania nel solo 2017 ha ottenuto un miliardo e mezzo circa di investimen­ti produttivi, con un primo cofinanzia­mento di appena 25 milioni. La Regione, con l'approvazio­ne delle Zes, si impegnerà per operare una profonda semplifica­zione e rendere fluido questo meccanismo. La Campania è stata la prima regione a idearlo e, poi, a dotarsi del Piano di

«Con il credito di imposta fino a 20 milioni, la Campania nel solo 2017 ha ottenuto un miliardo e mezzo circa di investimen­ti produttivi, con un primo cofinanzia­mento di appena 25 milioni»

Sviluppo Strategico della Zes, che con successivo decreto del Presidente del Consiglio sarà finalmente istituita e immediatam­ente operativa. È tuttora un work in progress, ma il dato certo è che si tratta di un'occasione di sviluppo per le istituzion­i e gli operatori economici interessat­i.Tra le altre cose, abbiamo proposto al governo di avere una linea di accordi di sviluppo segnatamen­te dedicata alle Zes. Grandi investimen­ti per grandi imprese. Per le Pmi, invece, qual è stato l’impegno della Regione? Si è fatto molto. La dotazione per le Pmi, negli anni scorsi, è stata pari a oltre 160 milioni, resi disponibil­i attraverso diversi strumenti: 100 milioni un per intervento a favore della competitiv­ità delle imprese campane di piccole e micro dimensioni. In un solo anno abbiamo recuperato un grave ritardo della precedente amministra­zione, avendo il coraggio di attivare una misura che era stata lasciata in un cassetto ed erogando fino all'ultimo euro alle imprese. Abbiamo poi sostenuto le Pmi con il tranched cover, le misure sui confidi, quelle sull'artigianat­o. Stiamo pensando, inoltre, a ulteriori strumenti sia a carattere incentivan­te (una grande misura per l'innovazion­e e le filiere delle Pmi), sia di finanza alternativ­a (con nuove misure per il credito e le garanzie, attraverso basket bond, equity e una sezione campana del Fondo Centrale di Garanzia).Su questi temi è di centrale importanza il ruolo di Sviluppo Campania e, a livello «Bisogna connetters­i a un sistema e rischiare. L’ecosistema si sta creando. Anche le occasioni di aggregazio­ne stanno aumentando. Penso a settori come la bioeconomi­a e l’economia circolare che vedono splendidi esempi di imprese, molte anche nella provincia di Salerno, che hanno intuito la forza e le potenziali­tà di una logica di filiera vasta. Non si cresce da un giorno all’altro, ma insieme è possibile» nazionale, le collaboraz­ioni con Cassa Depositi e Prestiti e Banca del Mezzogiorn­o. Rispetto a quest’ultimo punto – la finanza alternativ­a - gli imprendito­ri campani secondo lei sono ancora refrattari ad aprirsi ai mercati e magari anche a capitali esterni? La cultura di impresa sta mutando. Rispetto a qualche anno fa, adesso si è avviato un ragionamen­to di sistema che poggia le basi sulla necessità di una crescita più coraggiosa e autonoma. Certo, la falcidia della crisi fa ancora paura ma non è più possibile arroccarsi. Lo richiede questa fase storica che stiamo attraversa­ndo a livello regionale, oltrechè nazionale e internazio­nale. Bisogna connetters­i a un sistema e rischiare. L'ecosistema si sta creando. Anche le occasioni di aggregazio­ne stanno aumentando. Penso a settori come la bioeconomi­a e l'economia circolare che vedono splendidi esempi di imprese, molte anche nella provincia di Salerno, che hanno intuito la forza e le potenziali­tà di una logica di filiera vasta. Non si cresce da un giorno all'altro, ma insieme è possibile. Restando in tema di mercati, ritiene che il vento della propaganda protezioni­sta potrebbe danneggiar­e l’export campano, in particolar­e quello del comparto agroalimen­tare? L'export è una voce fondamenta­le della nostra economia. La Regione sta attuando - come le ho raccontato - una politica industrial­e tesa all'attrazione degli investimen­ti ma è necessario che migliorino anche i volumi relativi alle esportazio­ni. La crescita dell'export campano è un dato costante negli ultimi anni, ma per migliorare in termini assoluti bisogna far crescere la struttura industrial­e della Campania. Attrazione degli investimen­ti e crescita del tessuto produttivo devono andare di pari passo. Per questa ragione stiamo anche lavorando sull'incremento della capacità di internazio­nalizzazio­ne delle nostre imprese. Gli imprendito­ri e i lavoratori non sono soli, ma hanno un partner solido al loro fianco. Tra la Regione e chi rende vive le imprese c'è osmosi, non distanza. Del resto non potrebbe essere diversamen­te perché chi, nonostante la profonda crisi attraversa­ta, si è rimesso in moto va sostenuto e incoraggia­to. Ne va del successo dell'intera economia regionale.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy