Sessa, CGIL Salerno: «Welfare e contrattazione migliorano il lavoro»
Per il segretario generale, il governo dovrà nel medio e lungo periodo programmare le politiche industriali e i processi di innovazione creando una nuova Agenzia per lo sviluppo industriale, aumentare l’intensità degli investimenti pubblici nel Mezzogiorn
Segretario, il Patto della Fabbrica vede insieme Confindustria e Sindacato per un nuovo modello contrattuale e di relazioni industriali teso, tra le altre cose, ad arginare il fenomeno dei contratti pirata. Il suo commento?
La firma del“Patto della Fabbrica” tra Organizzazioni sindacali e Confindustria ha come obiettivo quello di riportare l'Italia ad invertire il trend negativo determinato dalla crisi economica degli ultimi 10 anni, rimettendo al centro dell'attenzione la questione industriale e quindi dell'occupazione. È sicuramente un primo passo, frutto di una prolungata e importante trattativa. Veniamo da una lunga stagione in cui l'autonomia delle parti è stata messa in discussione e questo è un investimento che CGIL-CISL e UIL fanno sulla funzione della contrattazione. Sono stati declinati una serie di principi e modalità per uscire dalla crisi, investendo sul futuro. Con questo“patto” riaffermiamo la centralità della funzione del lavoro, della funzione industriale e della contrattazione collettiva. Va assicurato il rispetto dei perimetri della contrattazione collettiva e dei suoi contenuti, impedendo a soggetti privi di adeguato livello di rappresentatività certificata, di violare o forzare arbitrariamente gli ambiti di applicazione dei contratti collettivi nazionali di categoria. Finora non è stato così e si sono generati fenomeni di dumping contrattuale che hanno creato una concorrenza sleale sul mercato del lavoro, danneggiando da un lato i lavoratori con una gara continuamente al ribasso per le loro tutele, e dall'altro tutte quelle le imprese interessate a regole contrattuali uniformi ed esigibili. A tal proposito, accogliamo con piacere il comunicato del 20 giugno a firma dell'Inail che fornisce ulteriore indicazioni ai propri ispettori circa l'attività di vigilanza verso le aziende che non applicano i contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale che possono determinare appunto problematiche di dumping.
Al centro il lavoro, o meglio la qualità del lavoro. Ritiene che anche a livello provinciale se ne potranno godere i benefici?
Garantire un buono stato di salute delle aziende sul nostro territorio è la priorità. Da questo presupposto deriva la possibilità di favorire migliori condizioni affinché si possano attrarre nuovi investimenti, mediante un'azione sinergica sul territorio, partendo dalla recente istituzione delle Zone Economiche Speciali (ZES). Welfare e contrattazione di secondo livello sono strumenti che possono incrementare le condizioni economiche del lavoratore e favorire la produttività delle imprese. Quella della competitività è una partita che va giocata agendo contemporaneamente su vari fattori, in primis l'ammodernamento delle strutture, la digitalizzazione e la formazione dei lavoratori. Il nostro impegno è affinché questi ultimi non subiscano subire le modernizzazione dei processi produttivi, ma al contrario le governino al meglio con nuove e rinnovate competenze.
Non si corre il rischio di delegare tutto a livello aziendale?
La contrattazione nazionale per noi resta un punto fermo. La contrattazione di secondo livello può essere strumento per inserire elementi migliorativi e di flessi-
bilità, ma mai a danno dei diritti dei lavoratori. Siamo dell'idea che una maggiore competitività passi per una piena e condivisa partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali, con un occhio anche a temi quali la conciliazione dei tempi di vita/lavoro, il benessere e la qualità di vita degli stessi. Siamo e resteremo contrari ad accordi e contratti di prossimità per come introdotti dal decreto Sacconi.
La politica sul fronte del lavoro e, più in generale, delle strategie indu- striali cosa è chiamata a fare?
Questo governo dovrà avere una visione di sistema sui temi del lavoro. In questi anni, si è puntato troppo su incentivi a pioggia senza una strategia precisa. C'è bisogno di un piano nazionale che affronti in modo complessivo la situazione sul piano degli investimenti, delle infrastrutture, dell'innovazione e della formazione mirata all'acquisizione di nuove competenze, riaffermando il ruolo pubblico degli investimenti. Servono scelte politiche serie a medio e lungo termine, non ulteriori riforme. Sostenere la spesa e gli investimenti pubblici, programmare le politiche industriali e i processi di innovazione creando una nuova Agenzia per lo sviluppo industriale, aumentare l'intensità degli investimenti pubblici nel Mezzogiorno, portando la spesa ordinaria in conto capitale dello Stato verso le regioni del Sud ad almeno il 45% del totale per un quinquennio. Queste alcune delle proposte che come CGIL porremo al Governo da poco insediato.