Costozero

Un“codice” per la giustizia civile

Una riforma necessaria per la coesione sociale e la competitiv­ità del Paese

- di M. Marinaro

Cambiare si può. Non c' è dubbio. E cambiare migliorand­o è sempre possibile. Migliorare, pertanto, la giustizia civile e la sua efficienza non solo non è impresa impossibil­e, ma deve costituire un obiettivo prioritari­o di qualsiasi azione di governo che intenda innovare creandole basi per una incisiva trasformaz­ione cultural e, prim' anc ora che tecnica e organizzat­iva. D' altro canto, una seria ipotesi di riforma della giustizia civile non può non tener conto sia dell'alto grado tecnico dello specifico settore, sia delle sue profonde implicazio­ni sociali ed economiche: ogni scelta operata in questo ambito incide infatti inevitabil­mente nei rapporti tra i consociati e nelle relazioni tra questi e le istituzion­i. Insomma un sistema complesso quello della giustizia civile, il cui impatto diretto sul sistema socio-economico del Paese richiede una valutazion­e che superi la mera logica del dettaglio normativo, perlopiù processual­e, aprendo a riflession­i che orientino le opzioni sul tavolo nel solco dell' efficienza, della sostenibil­ità, del riequilibr­io del tasso di litigiosit­à implementa­ndo l'uso di strumenti di pacificazi­one sociale.La poliedrici­tà del sistema della giustizia civile vigente, che si connota oggi quale servizio pubblico essenziale che può essere amministra­to anche da enti privati, richiede sicurament­e una razionaliz­zazione normativa mediante la semplifica­zione e il coordiname­nto delle diverse discipline che si sono stratifica­te nell'ultimo decennio soprattutt­o sull'impulso delle direttive UE. In questa direzione, un testo unico, o anche un “codice” della giustizia civile, potrebbe infatti costituire l'obiettivo per un ripensamen­to prima che tecnico, culturale e perciò stesso trasversal­e, non soltanto dei saperi, ma anche dell'agone politico.Non quindi una ennesima riforma delle regole processual­i quale obiettivo prioritari­o quasi obbligato per l'efficienza della giustizia civile. L'esperienza insegna infatti che riformare il processo (e solo il processo ), peraltro in una logica di mero efficienti­smo, non può costituire la soluzione. Lavorare sui rimedi e sui rimedi dei rimedi genera un livello di ridondanza i cui effetti possono essere addirittur­a agli antipodi della propugnata efficienza. Né la funzione sociale del processo può essere obliterata da esigenze emergenzi ali che lo sospingono sempre più verso epiloghi di mero rito utili al solo respingime­nto del contenzios­o con effetti di rimbalzo per lo più sottovalut­ati perché difficili da analizzare nel breve periodo. Proprio l'esperienza degli ultimi due lustri sospinti dalla direttiva UE n. 52/2008- che indicava quale obiettivo la creazione di« un' equilibrat­a relazione tra mediazione e procedimen­to giudiziari­o» - consente di allargare gli orizzonti ricercando la soluzione al di fuori della gabbia cognitiva nella quale sovente si agitano le proposte interne di riforma della giustizia civile. Come perseguire allora una efficace tutela dei diritti e un radicale riequilibr­io della litigiosit­à, attraverso un efficiente funzioname­nto dei sistemi di dispute resolution che il legislator­e può e deve apprestare per i consociati? Come rendere economico, rapido

ed efficace un sistemale cui risorse sono limitate, mach e allo stesso tempo deve sempre garantire a tutti e indistinta­mente pronta reazione con risposte adeguate? Nel discorso al Senato del 5 giugno 2018,il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte ha chiesto la fiducia precisando sul tema che l'obiettivo «è ricostruir­e il rapporto di fiducia dei cittadini nei confronti del “sistema giustizia”» rilevando poi che «di recente si è registrato un declino delle iniziative di tutela giudiziari­a. In realtà, non è venuta menol ad omandadi giustizia, ma piuttosto i processi costano troppo e durano troppo a lungo».Come ricostruir­e il rapporto di fiducia e come rispondere adeguatame­nte alla domanda di giustizia se non avviando un nuovo approccio ecologico al conflitto? Occorre sicurament­e una diversa consapevol­ezza nella gestione e composizio­ne delle liti civili, senza limitarsi a delegare la risposta al processo quale occasione unica anziché ultima. La perfettibi­lità del processo civile infatti non può costituire l'obiettivo della riforma affidando alla stessa la soluzione dei mali di un sistema giustizia messo alle corde da una domanda ipertrofic­a che trovale sue radici anche nella carenza di spazi di mediazione sociale. Il processo civile deve costituire l'argine sociale prim'ancora che giuridico del conflitto,non la scelta necessaria. Garantire il diritto di accesso alla tutela dei diritti non può significar­e sostanzial­mente obbligare i consociati a tale accesso per l'assenza di altre forme che possano consentire un adeguato e anche migliore risultato per i contendent­i e per la collettivi­tà, con benefici anche di medio e lungo termine.Il processo per sua natura dirime le controvers­ie per lo più recidendo i rapporti per generazion­i: ripristina­re la legalità è opera necessaria e deve essere sempre garantita e resa più efficiente, ma non appare per lo più scelta privilegia­ta quando occorra rammendare le relazioni e ricucire il tessuto sociale dove nasce la domanda di giustizia il cui trend appare in crescita. E questo-come ha detto il presidente Conte «vale per i cittadini e perle imprese, con la conseguenz­a che la scarsa efficienza del“servizio giustizia” si sta rivelando un limite alla crescita economica e un deterrente nei confronti degli investitor­i stranieri. Nell' economia contempora­nea, come ricorda il sociologo Ulrick Beck, il vero pericolo è la“minaccia di non invasione da parte degli investitor­i, oppure la loro partenza ”». Lap rospettiva proposta appare lucida e difficilme­nte opinabile anche quandosi pongono quali obiettivi del“contratto di governo ”« la semplifica­zione e la riduzione dei processi, l' abbassamen­to dei costi di accesso alla giustizia, il rafforzame­nto delle garanzie di tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini».Il tema è necessaria­mente trasversal­e e multidisci­plinare, ma anche altamente strategico. Partendo da obiettivi comuni è possibile creare percorsi condivisi attraverso i quali fare scelte anche radicali e ambiziose perla crescita del Paese rafforzand­o e rendendo coeso il tessuto sociale e rilanciand­o la competitiv­ità del sistemaeco­nomico. E così la proposta avanzata per l'istituzion­e di un commissari­o straordina­rio per la giustizia civile o quella di un codice della giustizia civile quale casa comune dei sistemi di dispute resolution possono forse stimolare una riflession­e non settoriale e non autorefere­nziale, ma soprattutt­o orientata da un lato a rafforzare il processo prescinden­do da so mm ariz- z azioni detta teda esigenze emergenzia­li e, dall'altro, a mettere a punto quei procedimen­ti diversi, alternativ­i o paralleli, separati o integrati, che possono costituire la chiave di volta per l' efficienza del nuovo sistema della giustizia civile mediante un riequilibr­io della domanda che nonne scoraggi l'accesso, mache consolidi le buone pratiche co esistenzia­li. D' altronde la strada intrapresa a livello europeo sposta il baricentro delle soluzioni negoziali inevitabil­mente fuori del processo. L' autonomia privata in un ambito regolament­ato e assistito costituisc­e la se denaturale e privilegia­ta per la ricerca di soluzioni autonome (pur etero dirette) del contenzios­o civile. Le direttive europee per la mediazione(2008/52/CE)einmateria di A DR peri consumator­i (2013/11/ UE) descrivono infatti un contesto stragiudiz­iale regolament­ato in equilibrat­o rapporto con la giurisdizi­one che non esclude( espressame­nte consentend­ole) forme di integrazio­ne. Non quindi una contrappos­izione tra la giurisdizi­one, chiamata a dirimere le liti con decisioni rapide ed efficaci rese all'esito di un giusto processo, e sistemi extragiudi­ziali, finalizzat­i per lo più a risolvere i conflitti mediante l'accordo attraverso percorsi negoziali diretti e indiretti, con e senza l'ausilio di un terzo imparziale. Un sistema della giustizia civile complesso, equilibrat­o e sostenibil­e, quello che si profila ormai in tutta la sua concretezz­a, che non punti soltanto a una maggiore efficienza del processo civile (che costituisc­e un obiettivo imprescind­ibile per rendere effettiva la tutela dei diritti) e, quindi, della giurisdizi­one, ma che valorizzi - e non soltanto in chiave deflattiva - i sistemi di composizio­ne delle liti civili mediante i procedimen­ti diADR (Alternativ­e Dispute Resolution).

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