Il benessere organizzativo negli ambienti di lavoro
La motivazione, la collaborazione, il coinvolgimento, la corretta circolazione delle informazioni, la flessibilità e la fiducia delle persone sono tutti elementi che portano a migliorare la salute mentale e fisica dei lavoratori, la soddisfazione dei clie
di Adriano Papale - medico ricercatore Inail dipartimento medicina, epidemiologia e igiene del lavoro e ambientale | sezione supporto alla prevenzione
Con "benessere organizzativo" si intende « la capacità dell'organizzazione di promuovere e mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori per tutti i livelli e i ruoli » (Avallone e Bonaretti, Benessere Organizzativo, 2003). Studi e ricerche sulle organizzazioni dimostrano che le strutture più efficienti sono quelle con dipendenti soddisfatti e un“clima interno” sereno e partecipativo. La motivazione, la collaborazione, il coinvolgimento, la corretta circolazione delle informazioni, la flessibilità e la fiducia delle persone sono tutti elementi che portano a migliorare la salute mentale e fisica dei lavoratori, la soddisfazione dei clienti e degli utenti e, in via finale, ad aumentare la produttività. Il concetto di benessere organizzativo si riferisce, quindi, al modo in cui le persone vivono la relazione con l'organizzazione in cui lavorano. Tanto più una persona sente di appartenere all'organizzazione, perché ne condivide i valori, le pratiche, i linguaggi, tanto più trova motivazione e significato nel suo lavoro. Promuovere la salute dell'organizzazione comporta l'adozione di una strategia complementare a quella della tutela della salute. Si tratta di unire i risultati conseguenti alle azioni congiunte compiute dalle parti rappresentanti il datore di lavoro e dai lavoratori per migliorare la salute e il benessere lavorativo. Le aree da potenziare e migliorare riguardano l'organizzazione del lavoro e dell'ambiente di lavoro: la maggior partecipazione dei lavoratori ad azioni salutari all'interno dei luoghi di lavoro; il controllo degli stili di vita con la conseguente promozione di scelte sane; l'incoraggiamento alla crescita personale e alla motivazione dei lavoratori a partecipare al miglioramento dell'organizzazione del loro lavoro e dell'ambiente sociale e fisico in cui lavorano. È utile garantire forme di flessibilità oraria, l'opportunità di apprendimento permanente ( long
life training), spazi di socializzazione e, complessivamente, un ambiente di lavoro che promuova il benessere psicosociale. Tutte le fasi di riforma della normativa relativa alla salute e sicurezza dei lavoratori, a partire dagli anni Novanta, si caratterizzano per una lenta, ma progressiva, attenzione alla“persona” quale risorsa in grado di garantire il buon funzionamento dell'organizzazione. Altro fattore di novità è l'attenzione al benessere di chi lavora, che ovviamente comprende in sé non solo prevenzione e lotta alle discriminazioni, ma anche il contrasto ad ogni forma di violenza e molestia, sia fisica che psicologica. Qui entra in campo il tema del benessere organizzativo con tutto ciò che ne consegue, non ultimo il riferimento all'etica che deve improntare il comportamento dei lavoratori e connotare l'operato e le scelte delle aziende.
Occuparsi del benessere di un'organizzazione è qualcosa di complesso che richiede di superare il binomio individuo-organizzazione, per rivolgere lo sguardo verso una visione capace di pensare al benessere come ad un fattore multidimensionale e dinamico, fortemente ancorato al contesto di riferimento, al quale concorrono non solo aspetti quali il comfort dell'ambiente di lavoro, la sicurezza e la prevenzione degli infortuni, ma anche aspetti quali le relazioni interpersonali, la soddisfazione lavorativa e la motivazione, la circolazione delle informazioni, le relazioni con i vertici. L'ottimizzazione del benessere psico-fisico del lavoratore passa attraverso diverse azioni:
• riscontrare le discriminazioni di genere spesso“indirette” e, perciò, trasversali e non facilmente rilevabili rispetto alle altre;
• contrastare le discriminazioni oltreché di genere, anche di età e disabilità tra i dipendenti;
• predisporre piani di azioni positive che favoriscano l'uguaglianza sul lavoro tra uomini e donne;
• promuovere iniziative e strumenti flessibili, come telelavoro, part-time, lavoro agile, utili ad attuare politiche di conciliazione tra vita privata e lavoro ampliando la diffusione della cultura delle pari opportunità;
• sostenere le iniziative relative al contrasto alle discriminazioni che accrescano il“benessere organizzativo”;
• formulare piani di formazione del personale, intervenire sugli orari di lavoro, sulle forme di flessibilità lavorativa, nonché sui criteri di valutazione del personale e attuare interventi di conciliazione. Lo stress legato all'attività lavorativa, quando eccessivo, può alterare il modo in cui una persona si sente e si comporta all'interno dei processi organizzativi, provocando un danno all'intera organizzazione. Pertanto, considerare il problema del work related stress anche dal punto di vista del work life balance può essere decisivo per il miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro, con conseguenti benefici economici e sociali per le aziende, i lavoratori e la società nel suo insieme. Pilastri del benessere organizzativo sono le pari opportunità per tutti, l'eliminazione delle discriminazioni e la valorizzazione delle diversità nei luoghi di lavoro. Un ambiente di lavoro in cui le persone sono trattate in modo giusto, equo e con rispetto favorisce il benessere lavorativo. Per i lavoratori, ad esempio, che cercano un compromesso tra famiglia e carriera, oppure devono gestire una disabilità, l'obiettivo dovrà essere quello di creare le condizioni affinché ognuno riesca ad esprimere pienamente il proprio potenziale professionale. Valorizzando la diversità ed eliminando le discriminazioni, si può creare un clima organizzativo con relazioni positive tra e con i dipendenti, clima che può ridurre fenomeni quali assenteismo e turnover, rafforzare l'impegno dei dipendenti e migliorare di conseguenza la produttività. Il“benessere lavorativo” non è solo quello organizzativo, ma deve avere una visione più ampia, includendo anche tutti quegli aspetti sugli interventi messi in atto, al fine di favorire abitudini di vita e comportamenti che favoriscono il benessere della persona (promozione della salute). È particolarmente importante favorire un ruolo attivo del medico competente nell'orientare i lavoratori verso scelte e comportamenti favorevoli alla salute e nel contrastare stili di vita dannosi, come l'abitudine al fumo, l'abuso di alcol e di altre sostanze, l'alimentazione non corretta, la sedentarietà. Il medico competente, ai sensi dell'art. 25 del D.Lgs., 81/08, ha la facoltà di collaborare all'attuazione di programmi di promozione della salute.