Costozero

Lobby e corruzione sono due cose diverse

È nella babele di leggi, spesso comunque lacunose, che può annidarsi il malaffare

- di A. Prete

Nel nostro Paese dici lobby e, subito, l'associazio­ne mentale è a poteri forti, occulti, che pescano nel torbido. In molti Stati, invece, le lobbies sono riconosciu­te e fanno regolarmen­te parte del sistema politico-decisional­e.

Eppure, è mediante questo strumento di rappresent­anza politico/istituzion­ale che gruppi, organizzaz­ioni e individui, accomunati da uno stesso interesse, provano ad incidere in modo del tutto legittimo sulle istituzion­i, per orientarne le scelte. È anche attraverso azioni di lobby che un sistema, non solo economico, avanza, che si portano all'attenzione del decisore pubblico tematiche che, diversamen­te, resterebbe­ro sommerse. È anche così che molte riforme si realizzano, senza il vessillo di etichette, partiti o colori politici, ma solo in nome di argomenti validi e condivisi.

La mancanza di una legge univoca che tracci i contorni precisi della profession­e del lobbista e delle attività che lo interessan­o ha generato, nel tempo, non solo confusione tra buoni e cattivi, ma anche il sedimentar­si di convinzion­i che vogliono la lobby di turno impegnata in attività border line, più vicine a fenomeni corruttivi che all'interesse generale. Non sono di certo, però, le lobbies a chiamare in causa la corruzione, quanto la selva di norme in cui il nostro Paese è invischiat­o. È nella babele di leggi, spesso comunque lacunose, che può annidarsi il malaffare. Il groviglio normativo, la paura della firma dei funzionari pubblici e la lentezza della giustizia fanno finire ogni iniziativa - per quanto utile e condivisa - in una palude dalla quale, se si esce, non si sa mai in quanto tempo e come. E allora c'è chi

cede ad abusi e corruttele pur di avere velocità in un procedimen­to - diversamen­te lungo e contorto - avvalendos­i del favore di quanti promettono di sbrigliare “a qualunque costo” la matassa.

Quando si tratta di investimen­ti, invece, più semplice sarebbe insistere per procedure chiare e automatich­e, per meno controlli ex ante, ma maggiori verifiche a valle, con sanzioni severe per chi sbaglia. Inutile e dannoso accanirsi con chi, nel rispetto delle norme, vuole lavorare e farlo bene, nei tempi giusti, ma non riesce e si affanna per i troppi vincoli formali intricati come rebus.

Un anno prima, piuttosto che un anno dopo, per una azienda significa più posti di lavoro da offrire. Pensiamo a quante migliaia di iniziative economiche private sono rimaste imbrigliat­e anni nella rete della amministra­zione pubblica, inducendo molti imprendito­ri a rinunciarv­i. Il ritardo non è mai indolore per l'economia.

Sarebbe quindi ora che si sburocrati­zzasse sul serio la macchina amministra­tiva, senza cercare colpe e responsabi­lità altrove. Sul tema delle lobbies, invece, bisognereb­be finalmente spingersi oltre il pregiudizi­o, come hanno invitato a fare i Giovani Imprendito­ri di Confindust­ria Salerno dal palco della loro Assemblea Pubblica il 2 aprile scorso. Un'attività di rappresent­anza degli interessi, efficiente­mente regolament­ata e svolta fuori dell'ombra, accrescere­bbe le possibilit­à di una sana partecipaz­ione alla vita politica e migliorere­bbe l'indice di qualità della nostra democrazia.

Mi pare che il Paese tutto ne abbia assoluto bisogno.

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