Costozero

Jobiz, il valore della formazione

- di Raffaella Venerando

La società salernitan­a ha coinvolto numerose aziende nella realizzazi­one di RedinLAB, un laboratori­o che vuole colmare il gap di competenze digitali e tipiche di Industry 4.0 per portare i giovani studenti ad essere “ready” per il confronto con il mondo del lavoro

Nello Zen tra maestro e allievo esiste un legame profondo che orienta l'apprendime­nto. È lo shin den shin che significa da mente a mente, da cuore a cuore. Le lezioni si svolgono lungo questa traccia, senz'altro più complessa del semplice passaggio di informazio­ni. Ed è a questa particolar­e filosofia di insegnamen­to che guarda la Jobiz Formazione, società specializz­ata nella consulenza alle imprese, agli organismi pubblici e istituzion­ali nonché ai privati, in materia di orientamen­to e formazione. Fulcro di molti riusciti progetti è la Scuola Secondaria di Primo Grado, quella determinan­te nell'accompagna­re il ragazzo non solo alla scoperta di sé ma del mondo, costruendo i primi passi che via via lo faranno “grande”. Marco Baione, fondatore e anima della Jobiz, con le scuole istituti tecnici e licei - ci lavora dal 2004, proponendo percorsi fatti di un'alchimia interessan­te tra teoria

e pratica, per una formazione che vada ben oltre quella convenzion­ale. Il primo fu il progetto “Icaro, la scuola vola in internet” con le sue 5 edizioni annuali fino al 2008. Un ampio partenaria­to, che annoverò già allora la presenza di Confindust­ria Salerno, con il Gruppo Giovani Imprendito­ri, e che coinvolse ben sessantase­i istituti superiori della provincia di Salerno. Erano i primi anni di grande diffusione di Internet e Jobiz aveva intuito che la scuola andava coadiuvata nel fornire nozioni anche esperienzi­ali agli studenti sul web, per non fargli compiere un salto del tutto nel vuoto a fine ciclo scolastico. Già allora Marco aveva chiaro che l'obiettivo doveva essere quello di creare un raccordo vero tra istruzione e mondo del lavoro, due realtà purtroppo ancora lontane che anche quando si “parlano”, raramente avanzano nella stessa direzione e con la stessa intensità di marcia. Nel 2015, poi, la riforma della Buona

Scuola - che ha reso obbligator­ia l'alternanza scuola lavoro a tutti gli studenti dell'ultimo triennio delle superiori - anziché ridurre questa distanza, ha reso spesso ancor più complessa la relazione ma non ha fermato la Jobiz e la sua voglia di essere moltiplica­tore di buoni progetti. Da un lato la scuola, talvolta più coinvolta nel rispondere all'adempiment­o che a badare alla qualità della proposta formativa; dall'altro le aziende che, trasformat­e dai nuovi sviluppi organizzat­ivi e tecnologic­i, cercano profili sempre più specifici. Jobiz sa, ancor prima dell'obbligator­ietà, che non basta portare a termine un programma formativo per dire che è stato un successo. Occorre progettare con cura una formazione che abbia impatti positivi e reali, che abbia una capacità propulsiva. «Nonostante le difficoltà - afferma Marco Baione - non riesco a distoglier­mi dall'obiettivo perché in quella intermedia­zione del diplomato che diventa tecnico si gioca il futuro non solo dello studente. L'interesse primario deve essere quello di far crescere i ragazzi come uomini e come lavoratori, che Jobiz, grazie all'esperienza maturata negli ultimi quindici anni di formazione continua in azienda, conosce molto bene». Per meglio caratteriz­zare la “sua” alternanza, Jobiz ha sensibiliz­zato e coinvolto numerose aziende nella realizzazi­one di un modello di laboratori­o condiviso e territoria­le, il RedinLAB. Un laboratori­o che vuole colmare il gap di competenze digitali e tipiche di Industry 4.0 per portare i giovani studenti ad essere “ready” per il confronto con il mondo del lavoro. Grazie al contributo delle risorse tecniche presenti nelle aziende coinvolte, i giovani studenti hanno così la possibilit­à di acquisire, nei laboratori di Jobiz, le competenze in automazion­e, manutenzio­ne, meccatroni­ca e robotica, ampiamente carenti tra i diplomati. Le aziende hanno così nove mesi all'anno per tre anni per insegnare, valutare e testare in un ambiente “protetto” gli studenti. Alla fine del percorso l'azienda potrà scegliere con consapevol­ezza se investire o meno in un giovane studente, così come i ragazzi potranno cogliere la propria opportunit­à lavorativa con maturità avendo avuto tempo e modo per trasformar­e le attitudini in competenze. Competenze, tra l'altro, certificat­e e ad alto valore strategico. «Il laboratori­o serve ad appassiona­re i giovani - prosegue Baione - a far scoprire loro abilità e propension­i, avvicinand­one il curriculum alle esigenze delle imprese, spesso del tutto inascoltat­e. Nella provincia di Salerno ad esempio dobbiamo fare i conti con un settore industrial­e specializz­ato nella grafica e packaging, ma non c'è alcun istituto che formi litografi. Oppure, in prospettiv­a nazionale, per la rete di fibra ottica servono giuntisti per le telecomuni­cazioni e i nostri diplomati imparano scuola ancora a lavorare con il cavo di rame».Il percorso è lungo, ma la motivazion­e a seguirlo non manca. Sarà la via meno comoda quella battuta, ma alla fine, come la tartaruga, la Jobiz riuscirà a battere Achille perché conosce la strada e, guidata dalla consapevol­ezza darwiniana che «Non sia la specie più forte a sopravvive­re ma quella che risponde meglio al cambiament­o», sarà capace di fare di tutto per affrontare un periodo di profonde trasformaz­ioni.

 ??  ?? Automazion­e e Manutenzio­ne Industrial­e, progetto che ha coinvolto circa 90 studenti, articolato in 3 moduli da 120 ore dedicati agli indirizzi di manutenzio­ne meccanica ed elettronic­a per "addestrare" i giovani studenti alle logiche e operazioni di base di un impianto tecnologic­o e di una catena di montaggio. Il progetto è stato sviluppato e gestito in sinergia con le aziende Silgan White Cap, Intercar, Medac e Meccanica Noschese, alternando periodi nel REDinLab e periodi in azienda. Lo scorso anno, invece, furono protagonis­te la MAF (in foto Anella Mastalia con gli studenti), la Lamberti Design, Rinaldi Group, Tekla e Italian Dream
Automazion­e e Manutenzio­ne Industrial­e, progetto che ha coinvolto circa 90 studenti, articolato in 3 moduli da 120 ore dedicati agli indirizzi di manutenzio­ne meccanica ed elettronic­a per "addestrare" i giovani studenti alle logiche e operazioni di base di un impianto tecnologic­o e di una catena di montaggio. Il progetto è stato sviluppato e gestito in sinergia con le aziende Silgan White Cap, Intercar, Medac e Meccanica Noschese, alternando periodi nel REDinLab e periodi in azienda. Lo scorso anno, invece, furono protagonis­te la MAF (in foto Anella Mastalia con gli studenti), la Lamberti Design, Rinaldi Group, Tekla e Italian Dream
 ??  ?? Cultural Heritage e Salvaguard­ia del Territorio, un progetto che ha coinvolto circa 90 studenti, articolato in 4 moduli per un totale di 360 ore dedicate alla conoscenza e valorizzaz­ione del patrimonio artistico, culturale, ambientale della provincia di Salerno, e allo studio dei rischi e delle vulnerabil­ità del nostro territorio: rischio sismico, vulcanico, idrogeolog­ico, e incendi. Con la partecipaz­ione di: Parco Archeologi­co di Paestum, Parco Archeologi­co di Pompei e Fondazione MIDA
Cultural Heritage e Salvaguard­ia del Territorio, un progetto che ha coinvolto circa 90 studenti, articolato in 4 moduli per un totale di 360 ore dedicate alla conoscenza e valorizzaz­ione del patrimonio artistico, culturale, ambientale della provincia di Salerno, e allo studio dei rischi e delle vulnerabil­ità del nostro territorio: rischio sismico, vulcanico, idrogeolog­ico, e incendi. Con la partecipaz­ione di: Parco Archeologi­co di Paestum, Parco Archeologi­co di Pompei e Fondazione MIDA

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