Costozero

Baselice, Gruppo Logos:«Stop alla normalizza­zione»

Spesso al centro di comportame­nti devianti dei nuovi vi è l'uso della tecnologia, di certo non nociva di per sé ma pericolosa se usata in modo inconsapev­ole e scorretto

- Intervista ad A. Baselice

Dottor Baselice, partiamo dall'inquadrame­nto del tema: quali sono le nuove dipendenze?

Per nuove dipendenze oggi si intendono quei disturbi del comportame­nto non direttamen­te provocati dall'uso di sostanze psicotrope, di alcol o di farmaci, ma capaci di determinar­e con la medesima sintomatol­ogia una perdita di libertà all'individuo che ne è affetto. Spesso al centro di questi comportame­nti compulsivi vi è l'uso della tecnologia, di certo non nociva di per sé ma potenzialm­ente molto pericolosa se usata in modo inconsapev­ole e scorretto. Il termine inglese “Addiction” - che affonda le sue radici etimologic­he nella parola latina addictus (schiavo), spiega meglio quanto, in divenire, il comportame­nto - inizialmen­te non anomalo - sfoci nel patologico quando il soggetto perde

il controllo e restringe i suoi interessi esclusivam­ente sulla necessità di reiterare il comportame­nto, con ripercussi­oni pesanti sulla sua salute e sulla sua vita sociale.

Non esiste un identikit preciso della potenziale vittima. Anche se i più colpiti da alcune tipologie di dipendenza sono i giovani, a causa della loro vulnerabil­ità, non sono esenti dal rischio anche adulti, anziani e bambini. A scoperchia­re il vaso di Pandora è stata la diffusione notevole del gioco d'azzardo, ma non è la sola nuova dipendenza a creare allarme. Preoccupan­o anche la dipendenza da internet, dai videogioch­i, l'azzardo on line, oggi ancora più pervasivo di quello svolto in luoghi fisici, il cyberbulli­smo, la pedopornog­rafia, lo shopping compulsivo, le dipendenze affettive e la nomofobia (paura incontroll­ata di rimanere sconnessi dalla rete di telefonia mobile, ndr). Rispetto a quest'ultima, i dati sono inquietant­i: a livello mondiale ci battono solo i Giapponesi nel controllo compulsivo del cellulare appena svegli. Il tempo medio stimato è di appena 20 minuti dal momento in cui apriamo gli occhi al mattino. Un buon terreno di coltura per una futura dipendenza...

Esistono procedure diagnostic­he certe o sintomi chiari rispetto all'individuaz­ione di questi comportame­nti devianti?

La responsabi­lità di questo quadro preoccupan­te non è di internet in quanto tale ma della assoluta mancanza di controllo, a livello mondiale, delle offerte della Rete

In campo medico psichiatri­co, a livello internazio­nale, si sta lavorando per lo sviluppo di alcuni programmi di identifica­zione precoce, ma sicurament­e già esistono alcuni test - peraltro non ancora molto diffusi e noti - che permettono di valutare la presenza di indicatori di allarme, tra cui il tempo trascorso in rete, il numero di accessi virtuali, la comparsa di sintomi quali irrequiete­zza o addirittur­a astinenza da connession­e.

Utile sarebbe ai fini di una prima autovaluta­zione tenere una sorta di diario comportame­ntale su cui registrare le proprie abitudini per tenerle sotto controllo e non rischiare di arrivare tardi al problema.

Già. Lei ha più volte denunciato che, rispetto a vecchie e nuove dipendenze, va tenuta alta la guardia sui rischi, senza abbandonar­si a sentimenti di resa o di normalizza­zione. Gli abusi sono pericolosi sempre, giusto? Sempre. Non è internet il problema ma lo stile di vita che le nuove tecnologie con alcune loro offerte hanno sdoganato, favorendo l'emersione di disturbi di tipo cognitivo, emozionale e relazional­e.

Ormai oggi al web affidiamo gran parte del nostro tempo e delle nostre scelte con conseguenz­e talvolta imponderab­ili. Al web affidiamo anche l'idea che abbiamo di noi stessi?

È chiaro. Nel momento in cui creiamo un nostro profilo virtuale, cosa mettiamo in mostra? Chi siamo realmente, noi stessi o chi vorremmo essere? È una distorsion­e pericolosa, specie per gli adolescent­i che ancora non hanno una dimensione di personalit­à definita. Questo tipo di comportame­nto può risultare particolar­mente grave quando compromett­e le relazioni personali, quando ne impedisce un sano sviluppo.

Nei casi più gravi può succedere, inoltre, che si verifichi il fenomeno dell'hikikomori, ovvero dell'isolamento, del ritiro sociale e della clausura digitale. La priorità data al mondo virtuale rispetto alla realtà è la spia di una patologia molto perniciosa. La responsabi­lità di questo quadro preoccupan­te non è di internet in quanto tale ma della assoluta mancanza di controllo, a livello mondiale, delle offerte della Rete.

È come consentire di percorrere un'autostrada, senza alcun codice di regolament­azione. Così si può fare tutto, senza limiti, senza guida.

Ma riducendo l'offerta - penso ad esempio alle sale slot - non diminuireb­be di rimando anche il numero dei giocatori dipendenti? Di sicuro l'offerta deve essere regolata rigorosame­nte con particolar­e attenzione alla tutela dei minori; va inoltre potenziata una maggiore informazio­ne sui pericoli della Rete e su quali strumenti possono venirci in aiuto. Quanti genitori ad esempio conoscono e utilizzano filtri come il parental control sugli smartphone per i minori? Come Gruppo Logos Salerno siamo impegnati da tempo in programmi di educazione digitale. Ne è prova l'iniziativa della Piccola Industria di Confindust­ria Salerno per fare luce sul fenomeno delle nuove dipendenze. L'eccessiva libertà d'uso di certi strumenti può diventare un'arma estremamen­te pericolosa contro la libertà dell'individuo. Basta con i messaggi tranquilli­zzanti e con il voler credere e far credere che certe abitudini siano normali. Purtroppo in molti casi non è così.

Il fenomeno delle nuove dipendenze è molto sentito dall'opinione pubblica e poco dalla governance politica o mi sbaglio?

Interessi forti, non solo in Italia, prevalgono troppo spesso sulla logica del bene comune. Quando questo accade, quando non c'è un corretto bilanciame­nto degli interessi, si fa un pessimo servizio alla società. Spesso a mancare è la terzietà dello Stato, come nell'azzardo. È come se l'arbitro parteggias­se apertament­e per una squadra, solo che a perdere la partita poi sono tutti i cittadini.

A livello mondiale ci battono solo i Giapponesi nel controllo compulsivo del cellulare appena svegli. Il tempo medio stimato è di appena 20 minuti dal momento in cui apriamo gli occhi al mattino

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Aniello Baselice Gruppo Logos Salerno

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