D'Agata: «Sulla Cina la visione delle imprese deve essere lunga»
La Belt and Road Initiative porta con sè opportunità e rischi per le pmi italiane Lo scorso 11 aprile si è tenuta in Confindustria Salerno la prima tappa di presentazione della One Belt One Road Exhibition che si terrà a Roma dal 15 al 18 maggio
Direttore, Belt and Road Initiative: più opportunità o più rischi per il nostro sistema di imprese?
Occorre fare una premessa: la Belt and Road Iniative non è un grande progetto infrastrutturale, ma un progetto politico di lungo termine che la Cina si propone di realizzare per rafforzare la sua influenza economica mondiale. A differenza del nostro mondo, la Cina ha una visione strategica a trenta, cinquanta anni e quindi il suo progetto di ricostituzione dell'Afro-Eurasia punta ad un mercato che rappresenta già due terzi della popolazione mondiale, l'unico in cui - secondo le stime ONU - nei prossimi decenni la popolazione sarà ancora in crescita.
In questo quadro la connettività, e quindi le infrastrutture sono uno dei temi, non l'unico. Vi si affiancano progetti in tutti i settori,
finanziati sia direttamente dalla Cina, sia attraverso la Asian Infrastructure Investment Bank, di cui l'Italia è membro fondatore e presente nel capitale con 2,571 miliardi di dollari.
In questo contesto ci sono opportunità per le imprese italiane fortemente specializzate in settori e sottosettori che possono essere subfornitrici delle grandi imprese cinesi, specie nei paesi terzi, in Asia e in Africa, come d'altronde anche previsto dagli Accordi con Roma il 23 marzo scorso. Ci sono tuttavia anche rischi per la mancanza di reciprocità nelle relazioni tra la Cina e il resto del mondo, come è stato bene sottolineato nel Vertice UE-Cina del 9 aprile a Bruxelles. Occorre però ragionare a lungo termine, perché la Cina si sta posizionando come prima potenza economica mondiale e quindi occorre una strategia imprenditoriale di ampio respiro che non prescinda da tale realtà in evoluzione.
Tra gli obiettivi che lei ha rimarcato nella giornata di presentazione di OBOR in Confindustria Salerno vi è quello di aumentare le forniture delle imprese italiane nei Paesi terzi attraversati dalla Belt and Road Initiative…
Una opportunità importante sarà l'Obor-One Belt One Road Exhibition 2019, che si terrà in Fiera di Roma dal 15 al 18 maggio in parallelo con Exco 2019, la
prima Fiera Internazionale della Cooperazione. Sarà un'occasione per incontrare bilateralmente le oltre 50 imprese cinesi presenti per ragionare non solo in termini di import-export ma anche di progetti di sviluppo nei Paesi dell'Africa e del Medio Oriente, che sono destinatari dei finanziamenti della Cooperazione internazionale ma anche di quelli della Belt and Road Initiative. Non si deve dimenticare che la BRI marittima approda nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, dopo aver toccato i porti del Kenya e che l'itinerario sud della BRI terrestre raggiungerà i Balcani e l'Italia attraverso Asia centrale, Iran e Turchia, mentre il terzo percorso raggiunge il Nord Europa attraverso la Russia. Questo grande progetto porta dunque con sé opportunità e rischi, rispettivamente da cogliere ed evitare, monitorandone attentamente i vari passaggi con il supporto delle Associazioni del Sistema Confindustria. Il dipanarsi dei tracciati della BRI tra Mediterraneo, Africa e Medio Oriente ci porta, come Confindustria Assafrica & Mediterraneo, ad un costante monitoraggio dell'evoluzione della BRI, quale Rappresentanza Internazionale del Sistema Confindustria su tali aree, anche perché ormai, specie per i progetti in Africa non si può più prescindere dalla presenza imprenditoriale e finanziaria cinese (60 miliardi di dollari decisi dal Vertice Cina-Africa del settembre 2018 in aggiunta ai 100 miliardi già concessi per progetti ed infrastrutture). In proposito occorre valutare anche l'impatto della presenza cinese su un continente in grande crescita demografica, urbanistica ed economica e che tiene molto al suo capitale umano, «una delle sue maggiori ricchezze», come ha sottolineato l'economista Vera Songwe, Segretario Generale della Commissione Economica per l'Africa delle Nazioni Unite. Si tratta quindi di inserirsi nelle nicchie specializzate di mercato in modo da puntare a rendere complementari specie nei Paesi terzi, con l'aiuto di Accordi intergovernativi, le grandi imprese generaliste cinesi con le PMI specializzate italiane.