Diabetes technology e autocontrollo | II parte
Il documento del Comitato di bioetica sottolinea la necessità di una attenta educazione dei cittadini all'uso delle nuove tecnologie di mobile-health, al fine di garantirne l'utilizzo appropriato
Negli studi clinici internazionali il monitoraggio in continuo della glicemia (CGM) in pazienti con diabete tipo 1 in terapia multiniettiva appare vantaggioso e l'utilizzo del CGM viene da molti considerato un naturale superamento dell'autocontrollo tradizionale. La tecnologia applicata alla gestione del diabete, se utilizzata in modo appropriato, può migliorare la vita e la salute delle persone; tuttavia la complessità e il rapido cambiamento del panorama tecnologico possono anche rappresentare un ostacolo. È verosimile ipotizzare che, nei prossimi dieci anni, in attesa di una soluzione biologica definitiva, la new technology colonizzerà sempre più diffusamente ogni ambito della pratica diabetologica e la gestione del controllo glicometabolico sembra avviata ad essere gestita da app sempre più avanzate. Dovrebbe essere normale chiedersi se sia giusto che le health mobile app vadano a sostituirsi alla figura del medico e vengano interpretate dal singolo cittadino senza alcuna consulenza medica. Il 29 maggio 2015 il Comitato nazionale di bioetica ha redatto un parere dal titolo Mobile health e applicazioni per la salute: aspetti bioetici, che pur non sottovalutando le opportunità di queste nuove tecnologie, si sofferma su alcuni aspetti di problematicità etica. Il documento del Comitato di bioetica sottolinea la necessità
di una attenta educazione dei cittadini all'uso delle nuove tecnologie di mobile-health, al fine di garantire l'utilizzo appropriato di tali strumenti ed evitare la discriminazione per quanti non possono accedere a tali tecnologie mediche. Tale problematica è nota come digital divide e ha tra le sue cause i diversi livelli di competenza informatica e le lacune nelle capacità interpretative delle informazioni reperibili mediante app. Anche il costo dei dispositivi mobili, il divario socio-economico, la copertura di rete internet dell'area territoriale di riferimento possono influenzare fortemente l'equità di accesso a eventuali prestazioni sanitarie offerte. Il documento sottolinea che basta un tocco per entrare nel mondo delle infinite potenzialità che la mobile-health offre alla tutela della salute e alla costruzione dell'identità individuale ma anche che non è altrettanto facile sottrarsi ad una offerta che può diventare ossessiva e condizionare profondamente l'esistenza individuale e i modelli di convivenza. La disponibilità pressoché continua di dati glicemici derivanti dal monitoraggio in continuo della glicemia potrebbe avere un impatto negativo sulla qualità della vita dei pazienti per ansietà da data overload e stress da allarmi frequenti. Il rischio è lo sviluppo di diverse forme di dipendenza tanto individuali, quanto sociali e politiche. La dipendenza individuale, ovvero il fenomeno del cosidetto quantified self, induce la medicalizzazione del vivere e riduce la salute a mera espressione di un ipotetico benessere fisico. In pratica è l'app che decide quanto e quando si deve mangiare e quanta insulina si deve somministrare. È sempre la stessa app che giudica i comportamenti attraverso i risultati ottenuti con l'utilizzo di simboli grafici apparentemente innocenti (semafori, faccette etc.) ma in grado di stigmatizzare in modo non contestabile il malato e la sua condotta di vita. Il passo dalla colpevolizzazione alla autocolpevolizzazione è, indubbiamente, breve.