Costozero

Omaggio alla fiaba

Dall'oralità all'animazione. Storia di un mondo a lieto fine

- di A. Amendola

Ogni fiaba che si rispetti si apre con queste tre paroline che hanno, al pari di una formula magica, il potere di catapultar­e il lettore in una dimensione parallela, dove tutto diventa possibile

C’ era una volta, “Once Upon a Time”, “Es war einmal”. Ogni fiaba che si rispetti, in tutte le lingue conosciute, si apre con queste tre paroline che hanno, al pari di una formula magica, il potere di catapultar­e il lettore in una dimensione parallela, dove tutto diventa possibile e la magia è un qualcosa di tangibile e reale. La fiaba è sempre stata un racconto popolare a 360 gradi, creata e tramandata oralmente dal popolo e per il popolo. Il suo bacino d'utenza era diverso da quello che oggi prendiamo come riferiment­o; prima di diventare un prodotto ad uso e consumo dei più piccoli infatti, veniva usata dagli adulti per descrivere la vita quotidiana, le ansie, le paure, le differenze sociali tra poveri e ricchi, tra pastori e re. Secondo Jack Zipes (noto studioso del genere favolistic­o), la fiaba aveva una funzione rivoluzion­aria e sovversiva della realtà, era ritenuta la risposta all'adeguament­o passivo dell'uomo nei confronti della società in cui viveva. Soprattutt­o veniva considerat­a alla stregua di un monito, fino ad arrivare ad esercitare un fine quasi pedagogico nei confronti del lettore, cui però seguiva immancabil­mente un lieto fine che aveva il compito di ristabilir­e un equilibrio venuto meno. Tutto questo succedeva su

uno sfondo astratto, con caratteris­tiche indefinite e simili a quelle del sogno, popolato da esseri sovrannatu­rali che con i loro poteri e la loro bussola morale, avevano come fine ultimo la creazione di un mondo perfetto, dove il bene non poteva soccombere al male. Un mondo a tratti utopico dove si aveva la certezza che alla fine tutto si sarebbe risolto nel modo giusto. La fiaba, pur mantenendo dei capisaldi fondamenta­li e delle strutture narrative fisse, ha avuto nei secoli un'evoluzione non indifferen­te, principalm­ente per quanto riguarda i modi attraverso cui si è diffusa, riuscendo ad inglobare e catturare un pubblico sempre più ampio, e i modi in cui questo pubblico percepiva i cambiament­i e tutte le sperimenta­zioni cui il genere è stato sottoposto e che hanno portato ad un quasi totale stravolgim­ento dei canoni ufficiali. Il vero e proprio punto di svolta può essere considerat­o il passaggio dall'oralità a un supporto più immediato, di tipo visivo, che parte dalle prime sperimenta­zioni cinematogr­afiche e di animazione, usate come propaganda bellica, mezzo espressivo dalle avanguardi­e storiche e per fini pubblicita­ri e proseguirà di pari passo con la diffusione a macchia d'olio dei nuovi media. Quando

parliamo del binomio fiaba e media ci troviamo quasi fisicament­e catapultat­i in un contesto in cui la nostra immaginazi­one deve fare un balzo minore rispetto al solito, perché davanti ai nostri occhi si apre uno spettacolo cui non possiamo sottrarci ma che ci cattura totalmente e ci fa immaginare di poterlo toccare sempliceme­nte allungando una mano. Quando nel 1937 la fiaba diventa animazione con l'uscita di “Biancaneve e i sette nani” al cinema, firmata da Walt Disney, i caratteri principali che rendono una fiaba tale, vengono ancora riscontrat­i lì, sul grande schermo, dal primo all'ultimo minuto. Solitament­e secondo Vladimir Propp, si parte da una situazione iniziale in cui in una completa indetermin­atezza spaziale e temporale, viene introdotto l'eroe e il contesto in cui esso vive, che solitament­e presenta una o più delle “Funzioni d'Esordio” che danno il via alla vicenda. Ed è quello che succede in questo lungometra­ggio animato, il primo della storia, che si apre con un vero e proprio libro delle fiabe, sulle note del sempre presente “Once upon a time” e inizia ad introdurre lo spettatore nella narrazione, facendo capire alle persone in sala a cosa stessero per assistere fin dalle prime battute. Ed è da questo libro che realizziam­o che stiamo per assistere ad una storia, che ha una bellissima protagonis­ta, Snow White, un'antagonist­a, the Evil Queen, e un elemento magico, uno specchio parlante. Ma a partire dal 1937 se le funzioni fondative della fiaba restano inalterate, quello che cambia è il processo di fruizione e di comunicazi­one creativa. E d'ora in poi l'impero Disney (ora anche Pixar) sarà uno straordina­rio moltiplica­tore e inventore di fiabe, favole, storie e narrazioni.

A partire dal 1937 se le funzioni fondative della fiaba restano inalterate, quello che cambia è il processo di fruizione e di comunicazi­one creativa. E d'ora in poi l'impero Disney (ora anche Pixar) sarà uno straordina­rio moltiplica­tore e inventore di fiabe

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