Norbert Elias e la sociologia moderna
L'inseparabilità dell'individuo dalla società. Uno non può esistere, né venire spiegato, senza l'altro. Sono due prospettive diverse per designare lo stesso fenomeno
Norbert Elias (Breslavia, 1897) è stato un sociologo tedesco di origine ebraica. Viene oggi considerato una delle più grandi figure del Novecento la cui grandezza però, per tutta una serie di sfortunate circostanze, non ha avuto il riconoscimento che meritava fino quasi al termine della sua vita. Le sue opere, infatti, sono state scoperte e apprezzate dal largo pubblico della sociologia solo molto tempo dopo essere state scritte. I temi e i contenuti del pensiero di Elias riguardano innanzitutto le configurazioni dinamiche dei rapporti sociali, i processi che si svolgono nel tempo, l'interdipendenza dei fenomeni analizzati, presi sempre in esame nella loro unione inscindibile e nella loro complessità. Analizzerà poi lo stretto rapporto che esiste tra dimensione sociale e dimensione psicologica, e di conseguenza considererà il legame altrettanto inscindibile tra il singolo individuo e la società di cui fa parte, il tutto analizzato all'interno di un processo storico di lunga durata. Elias stesso definì la sua sociologia una sociologia storico-processuale, come per sottolineare la fondamentale importanza dello sviluppo sociale nel tempo e il suo continuo mutare e divenire storico. Nell'interrogarsi su cosa debba essere la sociologia, Elias prende ben presto le distanze da quella che egli definì “metafisica sociale”, elaborando una forma di pensiero e un metodo di ricerca autonomi. Secondo Elias la sociologia classica si era ridotta ad applicare meccanicamente la metodologia delle scienze naturali ai fenomeni sociali. A questo metodo egli contrappose la configurazione e il processo, due categorie concettuali in grado di rispondere in maniera ben più adeguata alle esigenze delle scienze sociali e alle concrete necessità delle realtà storiche. Le sue ricerche si discostavano decisamente dalle posizioni quantitativiste e funzionaliste dominanti. Tentare di dimostrare, come avevano provato a fare gli autori classici della sociologia, se sia l'individuo a costruire e a determinare la società, o sia la società a costruire e determinare gli individui sarebbe, secondo il sociologo tedesco, fallimentare; per Elias simili domande non esprimono altro che un falso dilemma: individuo e società sono due aspetti inseparabili tra loro. Uno non può esistere, né venire spiegato, senza l'altro. Sono due prospettive diverse per designare lo stesso fenomeno. Per Elias tanto una teoria sociologica dell'azione che si basa sull'individuo singolo, slegato dal sistema sociale, quanto una teoria sociologica del sistema che analizza invece il sistema sociale prescindendo dai singoli individui, risultano lacunose e fallimentari. Egli critica pertanto questi modelli ai quali oppone la concezione di pluralità e processualità. Pluralità, perché ogni individuo vive di interdipendenze ed è inserito nella coralità sociale, in cui assume un'identità; processualità, per rendere il senso della continua trasformabilità culturale e storica delle unità individuali e collettive. La processualità implica il mutamento. L'uomo non solo attraversa un processo ma, per Elias, è un processo egli stesso. E tutti i rapporti tra gli uomini sono processi dinamici. Occorre quindi definitivamente superare, oltre qualsiasi dato statico, la concezione dualistica che vede uomo-società e guardare con spirito rinnovato tutte le prassi precedenti. Ed è qui che troviamo la grande innovazione e lungimiranza dello sguardo sociologico di Elias.