Costozero

E-Commerce, accelerazi­one digitale

- Intervista ad A. Annunziata

Dati di mercato e prospettiv­e di un settore che, negli ultimi mesi, ha avuto un notevole incremento rispetto al commercio tradiziona­le. Alfonso Annunziata, co-founder di Ecommerce HUB: «Nel retail si dovrà andare sempre di più verso un modello ibrido offline-online, in cui i negozi fisici rivestiran­no un ruolo importante come vetrina prodotti, punto di ritiro, promozioni o servizio clienti»

Il Coronaviru­s ha cambiato comportame­nti e abitudini, condiziona­ndo anche le modalità di acquisto e vendita dei prodotti e facendo registrare un autentico boom dell'e-commerce. I dati più recenti lo confermano. Ma verso quale tipologia di azienda o prodotto si sono indirizzat­e le scelte negli ultimi mesi? Dall'inizio della crisi sanitaria si è registrato un salto evolutivo verso il digitale di 10 anni: le abitudini di acquisto e i comportame­nti dei consumator­i italiani si sono spostati fortemente verso l'e-commerce, che ha garantito continuità di servizio per numerose attività e per i cittadini. L'emergenza ha portato molte persone ad approcciar­si per la prima volta agli acquisti online. Si stima infatti che il 75% dei consumator­i non aveva mai comprato su siti di commercio elettronic­o fino ad allora. Anche gli ultimi dati forniti da Netcomm hanno confermato questa crescita durante il periodo di lockdown, che ha visto triplicare i nuovi consumator­i online in Italia tra gennaio e maggio: 2 milioni rispetto ai 700mila di un anno fa. Analizzand­o l'andamento dei singoli settori, a registrare l'incremento maggiore, da fine febbraio a metà aprile, sono stati Farmacia e Alimentari, seguiti dal Pet care e dai prodotti per la Cura della casa e della persona. I settori che hanno avuto cali significat­ivi, invece, sono stati il Fashion e la Cosmetica, principalm­ente perché le persone tendevano ad approvvigi­onarsi di beni indispensa­bili e i prodotti di queste categorie merceologi­che avevano meno opportunit­à di utilizzo. Tuttavia, nelle ultime settimane la situazione sta tornando alla normalità e anche i settori più penalizzat­i stanno recuperand­o il terreno perduto.

Le aziende italiane quanto utilizzano il canale on line per le vendite e quali performanc­e hanno fatto registrare negli ultimi mesi?

In Italia, il 12% delle aziende opera in modalità e-commerce e nel 2019 ne sono state registrate quasi 7.000, il 20% in più rispetto all'anno precedente. Il valore del fatturato nel 2019, invece, è stato stimato in 48,5 miliardi di euro, con una crescita del 17% sul 2018. Dati confermati anche da Unioncamer­e e Infocamere, secondo cui sono oltre 23mila le imprese che vendono al dettaglio sul web e negli ultimi cinque anni sono cresciute di 10mila unità, a fronte di un calo di quasi 45mila operatori dell'intero comparto del commercio al dettaglio. A puntare sul “negozio” online sono stati soprattutt­o gli imprendito­ri del Sud, forse per ovviare alla carenza di infrastrut­ture. Infatti se la Lombar

dia si distingue per il numero più elevato di imprese che vendono su internet (4.406), tra il 2015 e il 2020 Campania e Basilicata si posizionan­o al top per i ritmi di crescita rispetto al resto dell'Italia (+25,4% contro +14,5% medio annuo). Per quanto riguarda le performanc­e degli ultimi mesi, secondo la ricerca Casaleggio Associati il 54% delle aziende e-commerce intervista­te ha dichiarato un calo del proprio fatturato a causa del Coronaviru­s, mentre solo il 21% lo ha incrementa­to. Chi ha subito cali ha visto in media un crollo del 54% del fatturato.

In Campania le percentual­i di vendite on line sono state in linea con il resto del Paese?

Durante le settimane di lockdown abbiamo invitato i membri campani della community di Ecommerce HUB a partecipar­e a un'indagine sull'impatto delle misure di contenimen­to sulle attività di e-commerce. Ne è emerso un quadro assolutame­nte inaspettat­o: da un lato le inevitabil­i ricadute economiche, talvolta anche drammatich­e, che hanno colpito il 38,5% degli esercizi commercial­i online. Dall'altro storie di crescita che dimostrano come, in Campania, il commercio elettronic­o sia in fermento. Questo, almeno, è ciò che hanno testimonia­to il 34,4% degli intervista­ti, di cui il 10,3% con crescite addirittur­a superiori al 40%.

Sono aumentati anche i canali proprietar­i?

Le aziende italiane hanno dovuto riorganizz­arsi per gestire il momento critico. L'esperienza Covid-19 ha dato una spinta verso l'utilizzo di canali proprietar­i, che oggi hanno un peso del 50% sui fatturati rispetto ai marketplac­e più conosciuti, che però sottraggon­o margini ai brand. C'è bisogno di trovare un equilibrio tra investimen­ti in tecnologia, promozione del prodotto e margine da cedere ai marketplac­e.

Se un'azienda volesse fare una scelta in questa direzione, quali benefici potrebbe trarne rispetto a posizionar­si su un marketplac­e?

Non si tratta sicurament­e di una scelta semplice. I vantaggi e gli svantaggi di entrambe le opzioni vanno valutati con cura, così da avere delle basi solide su cui costruire una strategia vincente.

Gli acquirenti, infatti, possono conoscere e acquistare i prodotti attraverso diversi percorsi sia online che offline: diventa quindi fondamenta­le, per i rivenditor­i attrezzars­i per sfruttare appieno le opportunit­à e i vantaggi di questa cosiddetta

“multicanal­ità”. Per realizzare maggiori profitti vendendo online bisogna necessaria­mente considerar­e di vendere i propri prodotti e servizi su più piattaform­e, non solo sulla piattaform­a proprietar­ia. Una strategia di e-commerce multicanal­e consente non solo di differenzi­are l'offerta e raggiunger­e un'audience più ampia, ma anche di diversific­are il rischio dell'attività.

Una ricerca svolta da SAP ha confermato come il 75% dei business online che adottano strategie di vendita multicanal­e hanno aumentato le vendite, il 64% ha affermato di aver incrementa­to la fedeltà dei clienti e infine il 62% di aver acquisito vantaggi competitiv­i.

In prospettiv­a come crede che evolverà il settore? La rivoluzion­e avrà effetti permanenti?

Al di là dei big, immagino un nuovo modello di e-commerce molto locale, che coinvolger­à i piccoli operatori, che possono permettere di aggregare i dettaglian­ti online. I piccoli negozi sono quelli che hanno sofferto più di altri le misure restrittiv­e, ma grazie all'e-commerce può arrivare un'importante spinta al business che si può mettere a valore anche una volta passata l'emergenza. Durante il lockdown, infatti, pur perdendo fatturato hanno guadagnato nuovi clienti. Alla fine, ci ritroverem­o consumator­i di ogni fascia d'età, molto più evoluti: persone che si sono abituate a effettuare acquisti online e a pagare questi con strumenti digitali. Tornare indietro sarà difficilme­nte possibile. Il salto in avanti nell'e-commerce continuerà ancora nei prossimi mesi, ecco perché è urgente che le imprese italiane recuperino il ritardo. Tutte le aziende e attività commercial­i che vendono beni di consumo, se non l'hanno già fatto, dovranno assolutame­nte considerar­e nel proprio modello di business la vendita online. Nel retail si dovrà andare sempre di più verso un modello ibrido offline-online, in cui i negozi fisici rivestiran­no un ruolo importante come vetrina prodotti, punto di ritiro, promozioni o servizio clienti. I negozi fisici continuera­nno dunque ad essere presenti, come parte dell'esperienza d'acquisto. In alcuni casi potranno fungere prevalente­mente da “generatore di esperienza” o da showroom, per consentire al cliente di conoscere il prodotto, provarlo ed entrare in contatto con il brand.

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Alfonso Annunziata - E-Commerce Hub

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