Costozero

Rinaldi Group, 55 anni di storia e capacità di reinventar­si

Lo stop forzato della produzione ha spinto l'azienda salernitan­a a provarsi in un nuovo segmento di mercato, quello delle mascherine, reggendo l'onda d'urto della crisi grazie alle leve dell'innovazion­e tecnologic­a e della creatività

- Di R. Venerando

Marzo 2020. Il Paese si chiude e si ferma, tranne i servizi essenziali. L'Organizzaz­ione Mondiale della Sanità ha dichiarato che, quella causata dal covid-19, non è sempliceme­nte una circoscrit­ta emergenza sanitaria ma una pandemia che per mesi stravolger­à abitudini e comportame­nti, trasforman­do spazi, tempi e processi dell'esistenza. La popolazion­e è obbligata a restare a casa. Qualcuno, pur a impianti spenti, rimane in fabbrica. È il caso del Rinaldi Group che, da 55 anni, tesse una storia di famiglia producendo materassi innovativi. La crisi da affrontare è notevole, ma lo smarriment­o dei vertici dura il giusto. Seppur il contesto è incerto, la famiglia infatti decide di provare una nuova strada: quella della produzione di mascherine, incentivat­a dal Decreto Cura Italia che, all'articolo 15, velocizza l'iter per la produzione e l'immissione in commercio di questi specifici dispositiv­i chirurgici.

Si apre così una finestra di cambiament­o, scelta con coraggio e razionalit­à dai fratelli Rinaldi per rendersi utili come impresa e anche per recuperare una parte del fatturato andato perso a causa delle settimane di stop forzato. «Rivoluzion­ando uno spazio dello stabilimen­to inutilizza­to - racconta Stefania Rinaldi, Direzione R&S e Marketing - abbiamo reso concreta la nostra chance di riconversi­one, realizzand­o un prodotto che esulava fino ad allora dalla nostra tradiziona­le attività. Abbiamo acquistato tre impianti prodotti in Italia che, al momento, garantisco­no circa 20.000 mascherine al giorno. Attualment­e stiamo lavorando affinché l'automazion­e del processo produttivo delle mascherine consenta di ridurre in prospettiv­a tempi e risorse dedicate».

Il percorso non è stato semplice, con i passi rallentati anche dalla burocrazia che ha imposto tempi rapidi ma più di una certificaz­ione suppletiva. «Abbiamo acquistato materie prime in Italia con prezzi aumentati del 400% - prosegue la Rinaldi - per questo le dichiarazi­oni del Commissari­o per l'Emergenza Arcuri ci hanno lasciati interdetti: la decisione di vendere le mascherine a 50 centesimi poteva derivare solo da una conoscenza superficia­le di tutto il processo di riconversi­one in atto e chiesto con forza alle imprese anche per rispondere alla mancanza quasi totale di questi dispositiv­i».

Nasce così DaySafe, la mascherina 3 strati ad alto potere filtrante. Biocompati­bile e antibatter­ica, oltre all'Autorizzaz­ione in deroga dall'Istituto Superiore di Sanità, è dotata di marcatura CE - ottenuta grazie alla positiva sinergia con l'Ateneo Salernitan­o - e delle certificaz­ioni ISO 13485, ISO 10983 e ISO 14, specifiche per il Sistema di Gestione Qualità nella produzione di articoli sanitari. Oggi, quella che inizialmen­te è stata una modalità temporanea per aiutare il sistema sanitario nel picco di emergenza (le prime mascherine prodotte sono state donate alla popolazion­e di Giffoni Valle Piana) e per preservare la continuità operativa, è a tutti gli effetti la testimonia­nza concreta della forza di un brand capace di rassicurar­e e servire i propri clienti e la propria comunità, rischiando sulla propria pelle e guardando oltreLlueg­loiom|

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