Costozero

La giustizia civile che verrà: tra emergenza e sostenibil­ità

- Di M. Marinaro

È necessario sviluppare un piano di riforme che possa rendere davvero efficiente la risposta di giustizia in Italia, individuan­do obiettivi e immaginand­o soluzioni innovative sia per un immediato impatto sulla attuale situazione, sia per disegnare nel medio-lungo periodo un sistema che nella sua complessit­à sia equilibrat­o

Migliorare l'efficienza della giustizia civile costituisc­e una delle principali raccomanda­zioni che l'Unione Europea ha rivolto all'Italia e che assume una notevole rilevanza posto che ad essa sarà subordinat­a l'erogazione di una parte dei fondi del Recovery Plan. Invero, in un Paese in cui tutto finisce in tribunale e l'apparato giudiziari­o sconta inefficien­ze che oggi appaiono paradigmat­iche - più che croniche - nel panorama internazio­nale, le problemati­che derivanti dal lockdown sembrano addirittur­a sbiadire e ridimensio­narsi proprio perché si collocano in un contesto che da molti anni è al centro di studi e discussion­i che non hanno sinora consentito una vera svolta verso un sistema efficace ed efficiente. Se per efficacia, infatti, si intende il grado di raggiungim­ento di un obiettivo, con efficienza deve intendersi la capacità di raggiunger­e quell'obiettivo evitando lo spreco di risorse. Appare chiaro, quindi, che i due concetti non solo non sono intercambi­abili, ma non devono essere confusi come a volte accade. Un esempio è quello che attiene all'indice di smaltiment­o o ai tempi di definizion­e (con riferiment­o al processo) che sono comunement­e considerat­i quali indici di efficienza, mentre in realtà lo sono di efficacia, perché indicano il grado di raggiungim­ento dei risultati, ma senza alcuna relazione con le risorse utilizzate. Ma il tema dell'efficienza che, come si è detto, deve mettere in rapporto i risultati ottenuti con le risorse utilizzate per ottenerli, non può e non deve essere confinato alla sola attività giudiziari­a, ma esteso all'intero sistema della giustizia civile che è più ampio e variegato. I conclamati ritardi della risposta giudiziari­a alla domanda di giustizia dei cittadini e delle imprese non possono continuare ad essere affrontati proponendo (soltanto) riforme del processo quasi che il vero problema si annidi nelle regole processual­i e perciò smontando e rimontando i vari pezzi di un puzzle nella disperata ricerca di una soluzione che invece è fuori da quella che appare una vera e propria gabbia cognitiva.

Se i ritardi della giustizia civile (e qui il riferiment­o è sicurament­e all'attività giudiziari­a) valgono un punto di PIL all'anno (e lo diceva Mario Draghi già nel 2011) e per avere accesso alla risorse del Recovery Fund (“Next Generation EU”) è necessario sviluppare un piano di riforme che possa rendere davvero efficiente

la risposta di giustizia in Italia, diviene necessario individuar­e gli obiettivi e immaginare soluzioni innovative per un immediato impatto sulla attuale situazione, ma che al contempo possano disegnare nel medio-lungo periodo un sistema che nella sua complessit­à sia equilibrat­o e sostenibil­e.

In questa prospettiv­a, un particolar­e interesse suscita l'attenzione riservata dal Rapporto che la task force guidata da Vittorio Colao (“Iniziative per il rilancio - Italia 2020-2020”) ha consegnato al presidente del Consiglio dei Ministri in quanto contiene una serie di suggerimen­ti anche per la giustizia civile. E nelle conclusion­i del Rapporto Colao si evidenzia che si tratta di «un'occasione irripetibi­le per trasformar­e profondame­nte il Paese …Nei prossimi due o tre anni possiamo trasformar­e l'Italia più di quanto si sia saputo fare negli ultimi decenni, se avremo il coraggio necessario per agire con decisione nella riforma del Paese e nell'investimen­to a favore delle prossime generazion­i».

E il Comitato di esperti in materia economica e sociale presieduto da Colao, ben consapevol­e che ci sono riforme - qual è quella della giustizia civile - che richiedono tempi significat­ivi di elaborazio­ne e un alto grado di competenze specialist­iche, non si è comunque sottratto dal fornire indicazion­i per un tempestivo avvio di un'ampia riforma struttural­e con l'obiettivo imprescind­ibile di ridurre i tempi e aumentare la certezza della giustizia civile. Invero migliorare l'efficienza della giustizia civile richiede una pluralità di interventi tra i quali viene posto come prioritari­o la scelta che senza ledere il principio sancito dall'art. 24 della Costituzio­ne, che garantisce a tutti l'accesso alla giustizia - vada nella direzione di rafforzare gli strumenti alternativ­i di risoluzion­e delle controvers­ie (Alternativ­e Dispute Resolution), rendendoli effettivam­ente preferibil­i all'azione giudiziari­a.

Una indicazion­e chiara e limpida che proviene da un gruppo di esperti che non appartengo­no al mondo giudiziari­o in quella prospettiv­a di saperi “plurali” necessari ad un ripensamen­to che non sia frutto della sola cultura giuridica e si affranchi così da quell'autorefere­nzialità che ha spesso frenato il confronto finalizzat­o ad una innovazion­e che sempre più emerge dal contesto socio-economico attuale. Quasi contempora­neamente alla pubblicazi­one del rapporto Colao, un altro team di esperti guidato da Carlo Cottarelli ha lanciato un documento dal significat­ivo titolo “Come ridurre i tempi della giustizia civile” con il chiaro intento di sollecitar­e una riflession­e allargata e approfondi­ta sulla necessaria riforma che appare ormai indilazion­abile. Il piano Cottarelli prevede egualmente una serie di interventi che, da un lato mirano ad agire sul processo e sull'organizzaz­ione del lavoro degli uffici giudiziari e, dall'altro, sul piano degli incentivi. Ma uno spazio particolar­e, anche in questo studio, è riservato agli strumenti di risoluzion­e extra-giudiziale con alcune proposte volte all'allargamen­to della relativa offerta. Nella stessa direzione si muove anche il Tavolo tecnico ADR istituito presso il Ministero della Giustizia in cui il gruppo di esperti ha formulato le prime proposte per affrontare la fase emergenzia­le, con alcuni interventi mirati ad incentivar­e l'utilizzo della mediazione, prima e durante il processo, allargando ed elevando il credito di imposta per le parti che intendano o siano obbligate a tentare la soluzione conciliati­va. Dal canto suo il Governo ha presentato il suo “libro dei sogni” (piano in nove capitoli e 55 voci per rilanciare il Paese) in cui nel capitolo finale, dedicato alla creazione di “un ordinament­o giuridico più moderno e attraente”, trova spazio anche la “riforma della giustizia civile”. Nella breve descrizion­e attualment­e disponibil­e si fa riferiment­o soltanto alla riforma del processo civile e in particolar­e al disegno di legge di delega presentato il 9 gennaio 2020 dal Governo e attualment­e all'esame della Commission­e Giustizia del Senato. Si tratta proprio di quella iniziativa che, di là dai suoi specifici contenuti, è stata ritenuta insufficie­nte sia dalla task force di Colao, sia dal gruppo di esperti di Cottarelli. Riprendend­o le parole del presidente Conte (nel discorso con il quale ha chiesto e ottenuto a suo tempo la fiducia parlamenta­re) «questo è il momento del coraggio e della determinaz­ione. Il coraggio di disegnare un Paese migliore». L'auspicio è che questa stagione di riforme - anche per la giustizia civile - non si trasformi in un'altra occasione persa.

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