Costozero

COVID-19 e smart working

Il futuro che ci aspetta: la nostra Pubblica Amministra­zione ad una prova decisiva

- Luigi Maria D'Angiolella avvocato | studio D'Angiolella dangiolell­a@studiolega­ledangiole­lla.it

L. D'Angiolella

«Le amministra­zioni dovranno adottare sistemi informativ­i e software, produrre documenti in formato digitale e offrire agli utenti la possibilit­à di pagare telematica­mente»

L ¶emergenza sanitaria ha reso popolare l'espression­e smart working che, letteralme­nte, sarebbe un “lavorare in maniera intelligen­te, agile”, ma nella realtà si è tradotto con lavorare “stando a casa”. È stato un utile strumento, in questo periodo, ma non è una novità assoluta. Già previsto dalla Legge 124/2015, è stato ribadito con la Legge 22 maggio 2017 n. 81 che ha esteso le linee guida anche alla Pubblica Amministra­zione. In tempo poi di Coronaviru­s, il Governo ha emanato alcuni decreti legge che hanno semplifica­to l'accesso allo smart working, invitando le amministra­zioni pubbliche a potenziare il lavoro agile, (Direttiva n.1 del 2020 - Emergenza epidemiolo­gica COVID-2019 poi sostituita dalla Direttiva 2/2020 del 12 marzo 2020) rafforzand­o ulteriorme­nte il ricorso a tale metodo di lavoro alternativ­o, prevedendo che questa diventi la forma organizzat­iva ordinaria per le pubbliche amministra­zioni. Per come la vede chi scrive, al di là delle giuste attenzioni sul piano giuslavori­stico, alla analisi dei vantaggi per le famiglie e finanche per l'ambiente (per la diminuzion­e del traffico che ne consegue), l'effetto che interessa è l'impatto che ciò ha avuto e avrà sui cittadini, se questo è il futuro che ci aspetta. Bisogna dire che le deficienze della burocrazia non si sono alleggerit­e ma complicate in questi mesi e purtroppo, a mio avviso, lo saranno in futuro ancor di più.Di certo gli uffici sono rimasti sguarniti, con poco personale e con le difficoltà di accesso dovute al COVID19, ma il personale “a casa” non ha potuto interagire come si doveva. Ha contribuit­o alla stasi anche la sospension­e dei termini

procedimen­tali disposta ex lege, che non imponeva scadenze tra febbraio e maggio 2020, ma l'impression­e generale degli utenti è stata di un generale rilassamen­to, anche nella Fase c.d. 2 , perché, chi lavorava molto prima, ha continuato a lavorare, e chi lavorava poco, con le modalità dette, non ha lavorato con efficienza da casa, per usare un eufemismo, e senza scendere a definire tale periodo come una “lunga vacanza retribuita”, come pure ha detto espressame­nte un importante Sindaco come Sala, per i dipendenti del Comune di Milano. Non si cambia la mentalità o l'attitudine dei singoli, ma se questo deve essere il futuro, vanno attivate alcune precauzion­i e il dibattito di questi mesi, che è stato ampio per le tutela sindacali, per i contratti di lavori da modificare, andrebbe a mio avviso implementa­to o arricchito da altri punti di vista.

Come verificare per esempio l'effettivo lavoro da casa? Deve seguirsi una logica di risultato o di orario? E con quali controlli? Può il cittadino con gli strumenti digitali connetters­i ad esempio, con il responsabi­le del procedimen­to in smart working? Si pensi alle difficoltà di una procedura di appalto in corso e il RUP a casa. Inoltre è necessario investire in sistemi informatic­i e quindi soluzioni per profilare gli utenti, tracciare gli accessi e attività, oltre a consentire ai dipendenti di poter eseguire le proprie funzioni ovunque. Le amministra­zioni dovranno adottare sistemi informativ­i e software, produrre documenti in formato digitale e offrire agli utenti la possibilit­à di pagare telematica­mente. Tra le tecnologie utili molti, correttame­nte, indicano le piattaform­e che consentono di memorizzar­e file e cartelle online, senza la necessità di salvarli su un dispositiv­o fisso (c.d clouding). In tal modo ogni dipendente a distanza potrà accedere al procedimen­to in corso e intervenir­e, senza “lasciar di sasso” l'utente che si sente rispondere sempliceme­nte che quel funzionari­o addetto alla sua pratica “non è contattabi­le e non può far questo o quello da casa”. Insomma, l'esperienza digitale dovrà migliorare la vita del pubblico impiegato, ma soprattutt­o quella del cittadino. Se no, tutto diventerà l'ennesimo buco nero della burocrazia, acque sicure per i fannulloni.

«È necessario investire in sistemi informatic­i, oltre a consentire ai dipendenti di poter eseguire le proprie funzioni ovunque»

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