Costozero

Mascherine: cosa c'è da sapere (e ricordare)

Utilizzate per proteggers­i, possono causare effetti collateral­i alla cute se se ne fa un uso prolungato. Vediamo come evitarli

- Di A. Di Pietro

U Le mascherine servono o non servono? Devono essere messe da tutti o solo da chi è malato? Che differenza c'è tra quelle chirurgich­e e le altre con filtri e valvole, chiamate Ffp2 e Ffp3? Le mascherine sono uno strumento fondamenta­le di prevenzion­e e sempre in ogni caso una barriera per frenare o fermare le goccioline di saliva che emettiamo con il respiro o con la tosse. Non possono esserci dubbi sulla importanza della mascherina. Riguardo le caratteris­tiche delle varie mascherine bisogna sapere che le Ffp2 e le Ffp3 sono “egoiste” perché proteggono soprattutt­o chi le indossa. Esse hanno un filtro che trattiene i virus dell'aria inspirata, ma chi le indossa quando espira butta fuori liberament­e la sua aria attraverso la valvola, per cui se è malato, può infettare chi ha di fronte. Per questo esse devono essere usate solo da chi è certo di essere sano (medici, infermieri, operatori sanitari, forze dell'ordine, ecc.) ma viene a contatto con persone infette. Le mascherine chirurgich­e anche se proteggono meno, però sono più “altruiste”. Esse sono più efficaci a frenare e trattenere le goccioline di saliva potenzialm­ente infette, emesse da chi le indossa, per cui proteggono soprattutt­o gli altri. Tutte le mascherine hanno però una caratteris­tica in comune: perché siano efficaci questi dispositiv­i devono adattarsi molto bene alla forma del viso, aderendo alla pelle e coprendo mento, bocca e naso. Indossarle per molte ore soprattutt­o con l'arrivo del caldo e della bella stagione può provocare un accumulo di calore e quindi di sudore, impurità e grasso che possono portare al diffonders­i di dermatiti, infiammazi­oni e irritazion­i. L'umidità indebolisc­e la pelle e rompe i legami che tengono unite le cellule cornee. Il calore tende a far dilatare e debilitare i vasi sanguigni capillari. Insieme, il caldo e l'umido stimolano le ghiandole sebacee, aumentando il rischio di sviluppare la dermatite seborroica ai lati del naso e delle guance. Rovinando la barriera cutanea si favorisce la penetrazio­ne di batteri, microorgan­ismi o acari che aumentano il rischio di contrarre irritazion­i, pruriti e infiammazi­oni superficia­li. La comparsa di brufoli, arrossamen­ti e piccole spaccature ai lati della bocca possono portare a bruciore e pizzicore. I disturbi peggiorano se si è già affetti da couperose, rosacea o dermatite seborroica. Dopo un utilizzo prolungato aumenta anche il rischio di osservare, sulle aree in cui l'osso è più vicino alla pelle, delle ulcere da pressione, eruzioni cutanee o dermatiti. Il consiglio principale è quello di detergere delicatame­nte la cute al mattino e alla sera applicando creme idratanti e lenitive soprattutt­o sulle zone maggiormen­te colpite. Se i sintomi persistono è sempre bene rivolgersi ad un dermatolog­o di fiducia. Le creme a base di Alukina, che regolano la produzione di ghiandole sebacee e rinforzano le cellule cutanee rovinate, sono molto adatte in caso di dermatiti seborroich­e. Se il disturbo riguarda le follicolit­i irritative o l'acne è necessario associare prodotti a base di Alusil, un nuovo composto attivo utile per regolarizz­are le ghiandole sebacee e contrastar­e la crescita batterica. Se la cute invece tende a seccarsi, arrossarsi o desquamars­i è preferibil­e utilizzare creme che ricompatta­no le cellule. A tale scopo ci sono preparati che contengono fospidina, glucosamin­a e vitamina E.

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