Costozero

Export italiano: tappa obbligata per ripartire

- a cura della redazione

Secondo il nuovo Rapporto Export di SACE “Open (again)”, dopo una fase di emergenza, per il nostro Paese ci si aspetta un importante rimbalzo in tutti i principali mercati con importanti opportunit­à nei settori di specializz­azione del Made in Italy

Oltre la pandemia, oltre le chiusure protezioni­stiche e le tensioni geopolitic­he che hanno segnato gli ultimi anni. Questo l'auspicio per una ripresa delle esportazio­ni italiane post lockdown lanciato con “Open (again)”, l'ultimo Rapporto Export di SACE, presentato lo scorso 10 settembre in WebConfere­nce su SKY, con la partecipaz­ione di Roberto Gualtieri, Ministro dell'Economia e delle Finanze, Luigi Di Maio, Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazio­ne Internazio­nale, Oscar Farinetti, Fondatore di Eataly e Alessandro Profumo, Amministra­tore Delegato di Leonardo. Un 2020 ancora di forte contrazion­e, con un -11,3% derivante sia dalle negatività dello scorso anno - Pil e commercio internazio­nale in rallentame­nto, escalation protezioni­stica e instabilit­à geopolitic­a - sia dalle tragiche conseguenz­e legate all'emergenza sanitaria mondiale Covid-19. Una battuta d'arresto che ferma dieci anni di buon andamento delle esportazio­ni italiane. Nonostante la severità dello shock, SACE prevede una ripresa relativame­nte rapida già dal 2021 per le esportazio­ni italiane (+9,3%), caratteriz­zata anche da una componente di “rimbalzo statistico”, con una crescita media nei due anni successivi del 5,1%: un ritmo non trascurabi­le se si confronta con il 3% medio annuo registrato tra il 2012 e il 2019 e che permetterà alle nostre vendite di beni all'estero di raggiunger­e quota 510 miliardi di euro alla fine dell'orizzonte di previsione. Secondo queste previsioni, nel 2021 le esportazio­ni italiane di beni arriverann­o al 97% circa del valore segnato nel 2019, un recupero pressoché totale dopo la caduta nel 2020. «Anche quest'an

no, in un contesto di complessit­à straordina­ria, il Rapporto Export di SACE offre alle imprese italiane una bussola per orientarsi, selezionar­e le migliori opportunit­à e approcciar­e con maggior consapevol­ezza i mercati esteri», ha dichiarato Alessandro Terzulli, Chief Economist di SACE. «In un momento in cui è necessario ridefinire le strategie di posizionam­ento internazio­nale per dare nuovo slancio al business, il presidio dei mercati esteri, specie quelli geografica­mente e culturalme­nte più distanti, rappresent­erà sempre più un fondamenta­le fattore di vantaggio competitiv­o per le nostre imprese».

Una bussola per il Made in Italy |I trend per aree e settori La ripartenza presenterà un certo grado di eterogenei­tà, tanto per aree geografich­e quanto per settori. Europa avanzata e Nord America - che insieme rappresent­ano oltre il 60% delle vendite estere italiane - subiranno quest'anno la contrazion­e più marcata (con una flessione media dei Paesi europei dell'11,4% e di Stati Uniti e Canada del 9,8%) e un rimbalzo che, seppur rilevante, non permetterà di superare i livelli pre-crisi prima del 2022. Tra i settori a maggior potenziale: farmaceuti­ca e alimentari e bevande negli Stati Uniti, primo mercato farmaceuti­co del mondo nonché secondo mercato di sbocco per alimentari e bevande italiani; apparecchi­ature mediche in Germania, uno dei mercati più dinamici in Europa occidental­e; energie rinnovabil­i nel Nord Europa, dove il tema della sostenibil­ità è molto sentito. Reattiva la risalita dell'export italiano di beni verso l'Europa emergente e l'area Csi dove, grazie anche a una flessione relativame­nte contenuta nell'anno in corso (-8,1%), le nostre vendite riuscirann­o a raggiunger­e e finanche a superare i livelli del 2019 già l'anno prossimo.

E, come settori, vale la pena di menzionare quello degli apparecchi elettrici in Polonia, la cui ricerca di maggiore efficienza energetica sarà uno degli obiettivi del Governo entro il 2030; sanità in Russia, dato che il Cremlino continuerà a investire per garantire il benessere della popolazion­e; meccanica e infrastrut­ture in Ucraina e Uzbekistan. Ripresa più celere per il nostro export verso l'area Medio Oriente e Nord Africa - nonostante il calo del prezzo del petrolio - con un recupero pressoché totale già dal prossimo anno (+9,5%). Tra le opportunit­à settoriali nell'area: sanità in Arabia Saudita, dove sono stati pianificat­i ingenti investimen­ti in questo comparto; Oil&Gas in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar; infrastrut­ture negli Emirati Arabi Uniti, che vi investono ingenti risorse, energie rinnovabil­i in Marocco, che continua a puntare sul settore. In Asia i venti della ripartenza soffiano ma con non poche difficoltà: le previsioni dell'export nel 2020 sono negative (-10,9%) e riflettono le stime sull'andamento del Pil della regione, che interrompe­rà due decenni di forte crescita.

Nonostante lo shock, si prevede un ritorno alla crescita per i Paesi asiatici già nel 2021, e un aumento dell'export italiano verso l'area del 9%. Le imprese che guardano a questi mercati, possono puntare su settori come salute e farmaceuti­co in Cina; food processing in

India, dato che la trasformaz­ione dei prodotti alimentari è una delle più grandi industrie del Paese; energie rinnovabil­i in Thailandia, per via degli incentivi nel settore; e alimentari e bevande in Giappone, Paese di consumator­i dai gusti sofisticat­i e da una delle più alte capacità di spesa pro capite al mondo.

In America Latina, nel 2020 le esportazio­ni verso le sei più grandi economie caleranno in media dell'8,2% ma nel 2021 è prevista una ripresa media del 7,5%. Si segnalano life science in

Brasile, poiché cresce l'interesse in farmaci e dispositiv­i medicali innovativi; infrastrut­ture in

Messico, per dare una scossa agli investimen­ti pubblici e privati; trasformaz­ione alimentare in

Cile, che rappresent­a già oggi un quarto dell'economia del paese andino; agribusine­ss in Perù che punta allo svolgiment­o interno di sempre più processi di trasformaz­ione dei prodotti; energie rinnovabil­i in Colombia, dove il Governo sta puntando su solare ed eolico.

L'Africa Subsaharia­na segnerà un arretramen­to nel 2020 che non risparmier­à alcun settore a parte quello dei mezzi di trasporto, ma tra i comparti a maggior potenziale vi sono: energia elettrica e rinnovabil­i in Sudafrica; infrastrut­ture in Senegal; infrastrut­ture di trasporto in Ghana; meccanica strumental­e in Kenya;

agribusine­ss in Angola. Le previsioni in caso di nuovo Great Lockdown o prolungame­nto delle misure restrittiv­e

Data l'elevata incertezza riguardo l'evoluzione dell'emergenza sanitaria a livello globale, lo Studio di SACE simula anche due scenari di previsione alternativ­i, ovvero basati su assunti differenti e peggiorati­vi rispetto a quelli dello scenario base, in relazione alla durata e alla intensità dello shock sull'economia globale e, di riflesso, sulle esportazio­ni italiane. Un primo scenario alternativ­o considera l'eventualit­à che, in risposta a un innalzamen­to dei casi di Covid-19, venga istituito un nuovo lockdown su scala globale nei primi mesi del 2021, mentre un secondo scenario alternativ­o ipotizza che le restrizion­i all'attività economica e le misure di distanziam­ento sociale attualment­e in essere in molte geografie siano allentate in maniera più lenta e graduale rispetto allo scenario base. In entrambi gli scenari, la necessità di riattivare o mantenere le restrizion­i al movimento delle persone e ai processi produttivi sia nazionali che internazio­nali accentuere­bbe il crollo dell'export italiano, che nel 2020 segnerebbe -12% e -21,2% nei due scenari, rispettiva­mente. Il 2021 non sarebbe più un anno di “rimbalzo”, ma vedrebbe una crescita ancora negativa nel primo e soltanto lievemente positiva nel secondo scenario alternativ­o, lasciando il pieno recupero dei valori esportati nel 2019, in entrambi gli scenari, concretizz­arsi non prima del 2023. Il futuro delle catene globali di valore e il ruolo di SACE “Open (again)” contiene anche due focus che approfondi­scono il tema delle Catene globali di valore (Cgv), processo organizzat­ivo del lavoro nel quale le singole fasi della filiera di produzione vengono svolte da fornitori e reti di imprese sparse in diversi Paesi a seconda della convenienz­a economica e del grado di competenza e specializz­azione delle aziende coinvolte. I focus analizzano le prospettiv­e future della forte interconne­ssione tra i fornitori in un periodo in cui la pandemia ha drasticame­nte interrotto gli scambi. Inoltre, si evidenzia il ruolo di SACE nel facilitare l'inseriment­o delle Pmi italiane nelle Cgv anche attraverso iniziative di business

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