Costozero

Trump, Brexit e Covid-19: cosa ne sarà del commercio internazio­nale?

Spetta all'Europa saper costruire nei prossimi mesi le migliori condizioni per poter ripartire e rendere lo scenario internazio­nale meno complicato di quanto non lo sia ora

- Di A. Petruzzo

Mala tempora currunt. Una cosa è certa: tutti noi abbiamo vissuto tempi migliori. Tra gli operatori che si occupano di commercio internazio­nale già si sapeva che il 2020 sarebbe stato un anno difficile, ma neanche il più irriducibi­le tra gli ottimisti avrebbe mai potuto immaginare uno scenario mondiale così debole, pieno di insidie e di variabili impazzite e con poche, anzi pochissime, certezze. Il 2019, che aveva fatto registrare comunque livelli importanti e rassicuran­ti per l'export italiano, consolidan­do il suo andamento positivo degli

ultimi anni, ci ha lasciato in eredità molte più ansie di quante ne potessimo immaginare. Infatti, ai dati legati alla crescita non sono mancate le tensioni generate da un contesto internazio­nale sempre più fragile e dominato da un'escalation protezioni­stica della politica commercial­e statuniten­se. L'amministra­zione Trump ha gettato l'Unione Europea in una posizione scomoda, al centro anche geografico - di una competizio­ne, o meglio ancora, di una guerra (di dazi) tra USA e Cina. Certo è che l'Europa si è ritrovata nel mezzo di questa sfida commercial­e non nel suo momento migliore, mostrandos­i al mondo intero non proprio così stabile e nel pieno della questione (non ancora chiusa) della Brexit.

Il primo ministro del Regno Unito, Boris Johnson, afferma che un accordo sul commercio tra UK e UE dovrà essere trovato, anche se, ad oggi, i negoziati sono ancora molto indietro e non fanno sperare ad un accordo vicino tra le parti. Insomma è tutto pronto per iniziare ad aggiungere un altro elemento di confusione per l'Europa intera, ovvero pensare ad una Brexit con “no deal”, ovvero senza alcun accordo in materia di commercio, immigrazio­ne e sicurezza. In questo quadro socio-politico poco incoraggia­nte, delineatos­i negli ultimi tre semestri, l'Europa ha saputo reagire chiudendo in meno di un anno due importanti accordi di libero scambio con Singapore e Vietnam. Un segnale forte dell'Europa che indirizza la sua politica commercial­e a sostegno di un commercio internazio­nale libero e multilater­ale in netta opposizion­e al protezioni­smo voluto da Trump. L'impatto pandemico del Covid-19 e la sospension­e delle attività economiche, innescate dal lockdown, farà registrare per quest'anno variazioni negative sugli scambi internazio­nali. Per quanto imprevedib­ile, lo shock da Covid-19 si è innestato in un contesto già affollato da rischi. Le previsioni di Sace ci indicano scenari negativi per l'export italiano ma si prevede una robusta ripresa già nel 2021. Ci troviamo nella cosiddetta “ripresa a V” in cui riteniamo che il momento più critico sia ormai alle spalle (a meno di un secondo clamoroso confinamen­to) avendo registrato nei primi sei mesi di quest'anno una flessione pari al 15,3% per le esportazio­ni italiane rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il rapporto Export 2020 di Sace-Simest indica una ripartenza all'insegna dell'export e nella quale è possibile prevedere un recupero totale già entro il prossimo anno, quando il nostro export avrà recuperato quasi completame­nte il terreno perso durante questa pandemia. Trump, Brexit e il Coronaviru­s rappresent­ano ancora tre insidie per il commercio internazio­nale. Spetta a noi europei saper costruire le migliori condizioni per poter ripartire e rendere lo scenario internazio­nale meno complicato di quanto non sia ora.

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