Diversity management, acceleratore di benessere per l'impresa
L'ascolto attivo dei lavoratori, il riconoscimento e la sensibilità di ciascun individuo sono driver primari del business
Il 6 ottobre l'Università Europea di Roma ha organizzato un convegno per fare luce sulle insicurezze e sul disagio nella realtà del new normal, l'impatto che avuto il lockdown in azienda e gli strumenti che grandi gruppi corporate hanno adottato per fronte alle difficoltà e fragilità di un nuovo lavoro. Ne parliamo qui con Gabriele Giorgi, psicologo e professore Associato di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni dell'Università Europea di Roma.
Perché è importante formare le aziende sui temi del disability e diversity management ai tempi del Covid-19?
Il cigno nero del coronavirus, come previsto, ha eroso l'economia globale con un riverbero negativo sul business aziendale e sulla salute psicologica dei lavoratori, costringendo alla ricerca di nuove strategie. Tra le molteplici soluzioni proposte, la ricerca guarda con speranza ai processi detti di “diversity e disability management” e/o di inclusione. Il concetto di "luogo di lavoro inclusivo" si riferisce a un'organizzazione del lavoro che non solo accetta e utilizza la diversità ma ne fa della propria forza un lavoro. In questo delicato periodo storico ciò che viene richiesto è quindi una maggiore e accurata considerazione di determinate categorie di lavoratori che spesso vengono messe “in secondo piano”. Le aziende in un momento di crisi profonda come quello di oggi, in cui tutti si sentono un po' “in secondo piano”, devono proteggere i lavoratori da virus psicologi come l'insicurezza lavorativa, la paura della crisi, lo stress, la paura per la propria sicurezza. I modelli di intervento proposti dal diversity e disability management - come l'ascolto attivo dei lavoratori, il riconoscimento e la sensibilità di ciascun individuo, la diffusione dell'etica e della sostenibilità come driver primari del business - appaiono vaccini efficaci.
Non possiamo inoltre dimenticare come il diversity e disability management sia uno degli approcci più all'avanguardia per quanti concerne quello che tutti noi oggi stiamo facendo o abbiamo in parte fatto: lo smart working.
A seguito della pandemia gli studi del labortatorio Business@ health dell'università Europea di Roma spiegano come il lavoro digitale (smart working) stia guadagnando sempre di più una maggiore popolarità e, proprio per questo motivo, è considerata la nuova tendenza che sta avanzando nelle attività, nei modelli e nei processi educativi e lavorativi moderni. Questo nuovo modo di imparare e lavorare, denominato job crafting, ha permesso alle aziende di riprogettare un nuovo modo di produrre e apprendere anche a distanza.
Quale è il profilo del disability manager?
È una figura emergente di
mediazione, oltre che di individuazione, attivazione e coordinamento di risorse interne all'azienda (tra cui il responsabile delle risorse umane, ad esempio) ma anche esterne (come i servizi competenti del territorio) con l'obiettivo di integrare a livello lavorativo nel miglior modo possibile la persona in difficoltà/o di promuovere il mantenimento del posto di lavoro. Possiede skills aziendali (conoscenze legislative, amministrative, sindacali) e abilità di comunicazione e problem solving, di case management, conoscenze sulla disabilità e sulle capacità funzionali nonché competenze di programmazione e valutazione. Inoltre prevede un focus specifico sugli accomodamenti ragionevoli, che non sono da intendere soltanto come risorse e/o soluzioni di tipo tecnico, ma anche e soprattutto sociali.
Le pratiche di Disability Management possono apportate benefici nel business e nell'health dell'individuo e dell'organizzazione impegnando risorse nella promozione, nel mantenimento e nel monitoraggio delle condizioni di salute del lavoratore, tra cui rientra anche il benessere fisico, psichico e sociale.
Ci può parlare del convegno del 6 ottobre organizzato dall'Università Europea di Roma? Quali risultati sono emersi?
Il convegno Rivoluzione Inclusiva è stato un incontro digitale incentrato sullo sviluppo di competenze su Diversità e Inclusione, cui hanno preso parte Diversity manager di grandi gruppi corporate: Alstom, IBM, Intesa Sanpaolo, TIM, UniCredit. L'occasione è stata particolarmente proficua, anche da un punto di vista della ricerca accademica, per mettere in luce best practices aziendali di successo in risposta al Covid-19. Dall'analisi svolta grazie all'interviste con le aziende sono emerse alcune delle principali pratiche e politiche adottate in programmi di inclusione per prevenire e contrastare gli effetti disfunzionali del coronavirus.In particolare le aziende puntano su: offerta di accomodamenti adeguati; programmi di welfare aziendale; programma di lavoro o mansioni modificate e/o personalizzate ovvero Job crafting; maggiore accessibilità e fruibilità dei sistemi informatici; clima lavorativo inclusivo; valori aziendali; partecipazione attiva dei dipendenti; formazione sulla leadership inclusiva; creazione di sportelli di ascolto psicologico, coaching psicologico e smart working.
Emerge infine il cuore pulsante del disability e diversiy management con la valorizzazione delle differenze per lo sviluppo di un pensiero collettivo e strategico. Per vincere la partita con il virus ci vorrà il sostegno e l'engagement di tutti noi. È importante sensibilizzare non solo l'individuo alla sperimentazione di comportamenti inclusivi, ma anche i gruppi, le comunità, le istituzioni e le aziende. Il diversity e il disability management delle organizzazioni saranno quindi fondamentali per far risorgere una fenice dalle ceneri capace di spezzare le ali del cigno nero.