Il Pd ha servito la vittoria al centrodestra
La scelta della candidata alla presidenza della Calabria da parte del centrosinistra testimonia l’assenza di una visione politica da parte delle sue componenti, in particolare del Pd, sempre più in balìa delle “perturbazioni” che quotidianamente interessano il mondo politico, incapace di trovare una linea precisa, netta. Un candidato alla presidenza di una regione così particolare come la Calabria, flagellata da problemi antichi cui nessuno ha mai voluto mettere mano, limitandosi di quando in quando a lanciare grandi progetti (c’è sempre la storia del ponte sullo stretto di Messina) buoni a smorzare rivendicazioni ormai vuote, un candidato del genere non può essere semplicemente un personaggio di primo piano, tra l’altro a capo di una holding delle infrastrutture ferroviarie che, proprio in Calabria, non sono a livello di efficienza adeguato. La pandemia, ad esempio, ha rivelato quanto sia drammatica la situazione del settore sanitario e questo è uno dei principali nodi cui mettere mano in modo rispondente alle necessità delle persone. E poi il lavoro, tanto più necessario per fermare la secolare emorragia di giovani costretti ad andarsene dalla loro terra, pur di sperare in qualche futuro. Non basta essere bravi manager della propria azienda per essere capaci di gestire una realtà tanto complessa.
Il Pd in Calabria con questa vicenda si è di nuovo mostrato estraneo al territorio, preoccupato solo di realizzare accordi di vertice. Un errore strategico per uno schieramento che ha esaurito (se mai l’ha avuta) ogni capacità di parlare con i territori e di ascoltare le sue proposte, le sue esigenze, e che così finirà per offrire al centrodestra il più facile dei successi.