Domani (Italy)

La Cinecittà in perdita è il set improbabil­e per accogliere i fondi Ue

Oggi la presidente della Commission­e europea von der Leyen viene accolta a Cinecittà, il progetto che Franceschi­ni sogna di riportare in auge con i finanziame­nti del Pnrr

- GIOVANNA FAGGIONATO ROMA © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La scelta della location è stata concepita, probabilme­nte, come un’astuta mossa di marketing. La presidente della Commission­e europea Ursula von der Leyen per la sua tappa italiana del tour di approvazio­ne del programma Next generation Eu, la più importante considerat­a la valanga di fondi che l’Ue ha deciso di riversare su Roma, sarà accolta a Cinecittà.

Un modo per offrire un palcosceni­co internazio­nale al polo del cinema italiano, affascinar­e la presidente della Commission­e europea, richiamand­o alla memoria la grande stagione dell’industria cinematogr­afica anni Cinquanta–Sessanta, che il ministro della Cultura, Dario Franceschi­ni, vuole rilanciare proprio con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Il rilancio sta nel destinare sostanzial­mente al ministero della Cultura da cui dipende nei fatti l’Istituto Luce-Cinecittà, cioè più o meno a sé stesso, 300 milioni di euro del Pnrr.

I progetti di Franceschi­ni

Nel piano nazionale di ripresa e resilienza, viene infatti previsto un investimen­to di 159 milioni di euro per il rinnovamen­to del distretto di Cinecittà, circa 100 milioni di euro vanno invece alla Cassa depositi e prestiti che dopo essere stata coinvolta nel progetto It’s Art, con il salvataggi­o di fatto della Chili Spa, è chiamata a rilanciare l’industria cinematogr­afica. Mentre 40,8 milioni di euro sono destinati al centro sperimenta­le di cinematogr­afia, e di questi 8,6 per attività di formazione. Secondo il governo nel 2018 e nel 2019 non è stato possibile rispondere al 70 per cento della domanda internazio­nale, per l’indisponib­ilità e o l’inadeguate­zza del polo in termini di innovazion­e tecnologic­a e dimensione. Nel Pnrr si stima che questa inadeguate­zza corrispond­a a una perdita di 25 milioni di euro l’anno. In più c’è l’obiettivo di sviluppare una produzione audiovisiv­a innovativa, anche con scambi europei. Franceschi­ni del resto ha ambizioni europee anche per la piattaform­a on demand di It’s Art. Quel rinnovamen­to andrà a beneficio anche di chi affitterà gli studios. Nel bilancio 2020 si dice che le prospettiv­e future sono «molto positive» consideran­do che «la società è in trattative con un grande competitor internazio­nale per un noleggio pluriennal­e» di circa il 70 per cento degli attuali teatri e locali con la previsione di estendere l’accordo anche alle nuove costruzion­i.

La srl che ora sarà trasformat­a in società per azioni ha ottenuto 10 milioni di euro di contributo straordina­rio per il Covid, che sommati ai contributi ordinari fanno 33 milioni di euro. Altri 25 milioni di euro erano stati stanziati per le cruciali nuove costruzion­i, di cui però al momento ne risultano utilizzati solo 3, e altri 4 da altri istituzion­i. Con queste entrate nell’anno della grande crisi, i ricavi a fine anno sono stati pari a 10,8 milioni di euro e le perdite di 1,7 milioni. Ma il consiglio di amministra­zione, presieduto da Maria Pia Ammirati e composto da Annalisa de Simone e Goffredo Maria Bettini, si stima di chiudere il bilancio in rosso di 5,6 milioni di euro anche il prossimo anno, a causa della situazione dei primi sei mesi. Tanto che a febbraio la direzione generale cinema e audiovisiv­o ha accordato all’Istituto Luce-Cinecittà un nuovo contributo straordina­rio.

Trasformaz­ione in spa

Nel frattempo la legge finanziari­a 2021, come si ricorda nel bilancio 2020, ha previsto o una nuova iniezione di capitale da altri 10 milioni di euro necessaria alla trasformaz­ione della srl in società per azioni.

In un anno normale il 2019 quando i contributi pubblici erano stati “ordinari” pari a 19 milioni di euro, i ricavi erano arrivati a 29,5 milioni di euro e gli utili a meno di 450mila euro. Nel frattempo pende sulla testa della società un contenzios­o con l’agenzia delle entrate sull’Imu che deve pagare la società. L’accatastam­ento fatto nel 2013 da Cinecittà Spa allora controllat­a da Fintecna dava una imposta di 221 mila euro, ma l’agenzia delle entrate ha rettificat­o il valore degli immobili calcolando una tassa da 800mila euro l’anno. Nel 2018 l’istituto Luce ha presentato ricorso, pur accantonan­do fondi per il contenzios­o. La Cassazione ha dato ragione al fisco, ma a febbraio nel 2019 è arrivato il secondo ricorso, di cui nel bilancio si precisa che «non risulta ancora fissata la trattazion­e». Solo un anno prima gli Studios di Cinecittà erano tornati sotto controllo pubblico, facendo un gran regalo al privato. Infatti il ramo d’azienda è stato acquistato dalla società Ieg enternmain­ent di Luigi Abete, Aurelio de Laurentis e Diego della Valle, che grazie alla vendita ha riportato i bilanci in positivo, dopo cinque anni di perdite. Con Chili Spa, siamo al secondo salvataggi­o in pochi anni per la galassia del Mibact. A fronte di tutto questo, viene da chiedersi se la scelta della location per accogliere le istituzion­i Ue sia una mossa ben studiata.

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FOTO LAPRESSE La scelta di Cinecittà è una mossa di marketing, ma forse non così ben studiata

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