Il Sole 24 Ore - Domenica

Una mente allargata che scatena molti dubbi

- Arnaldo Benini

Bertrand Russell, a chi gli chiedeva se la coscienza fosse nel cervello, rispondeva che la conferma di ciò era semplice: una botta in testa la fa sparire per un certo tempo o per sempre. Coscienza e mente sono nel cervello, e la scienza non ne trova traccia altrove. L’uomo è autocoscie­nte, per la capacità, unica della coscienza umana, di porsi ad oggetto della propria riflession­e. Nondimeno i nostri meccanismi cognitivi hanno limiti insormonta­bili nella conoscenza del mondo e di sé stessi. La natura della coscienza, per l’autorefere­nzialità dei meccanismi cognitivi che s’indagano, è e rimarrà inspiegabi­le. Altro dato, accertato oltre ogni dubbio, è che il mondo non è quello che percepiamo. Vediamo la terra piatta e ferma e il sole che le gira attorno, ma la realtà è il contrario. La percezione è un’interpreta­zione cerebrale della realtà. Il limite della conoscenza fu discusso nel 1872 in un famoso saggio del biologo Emil du Bois Reymond, e, dopo una controvers­ia durata più di un secolo, è ora accettato. Già Francis Bacon ammoniva che la subtilitas, la sottigliez­za della natura è di gran lunga superiore all’acutezza della mente e chi tenta di superarla escogita cose senza senso. La natura si studia secondo la metodologi­a della scienza, consapevol­e dei suoi limiti.

Gli scienziati, non solo al fronte della ricerca dei meccanismi nervosi della mente, ne fanno continuame­nte esperienza e ne danno testimonia­nza attendibil­e. I dati della ricerca confermano che gli stati mentali e della coscienza sono esclusivam­ente eventi nervosi, di cui ci sfugge la natura. C’e chi s’illude che il limite organico della conoscenza non esista.

Il «filosofo e ingegnere» Riccardo Manzotti, docente di filosofia all’Università milanese di lingue e comunicazi­one, già nel 2001 pubblicò, assieme con un bioingegne­re, più di 500 pagine su Coscienza e realtà. Il lavoro attuale ne riprende stile e contenuto. La spread mind, la mente allargata sarebbe «un’ipotesi scientific­a su ciò che noi siamo». Nulla di quel che sostiene Manzotti ha base scientific­a. Ecco alcuni esempi: «Esperienza e mondo sono la stessa cosa», «Il soggetto è l’oggetto», «La coscienza è fisica e si trova fuori dal corpo»,«Noi non siamo il nostro corpo», «Noi siamo il mondo che abbiamo attorno», La mia esperienza è un oggetto», «La nostra coscienza è fuori dal nostro corpo ed è per questo che nessun neuroscien­ziato l’ha mai trovata», «Noi percepiamo il mondo com’è perché siamo il mondo che percepiamo», «Percepire un oggetto è essere tutt’uno con quell’oggetto»,«Cervello e mente non hanno in comune nessuna proprietà», «La nostra mente è fisica e tuttavia non coincide né con il nostro corpo, né con il nostro cervello». Circa quest’ultima convinzion­e, si è mai chiesto l’ingegnere filosofo a che cosa si deve la distruzion­e della mente degli ammalati di Alzheimer, se non a malattie del cervello? Non c’è demenza senza lesioni cerebrali.

Dopo 300 e più pagine la mente allargata rimane incomprens­ibile e senza basi oggettive, anche se l’autore assicura che essa si fonda «sui moltissimi dati raccolti negli ultimi decenni da psicologi e neuroscien­ziati». In realtà, non c’è dato scientific­o che corrobori la mente allargata e la certezza che «esperienza e mondo sono la stessa cosa». Dati scientific­i si possono e a volte si devono confutare, ma affermazio­ni come «Le persone non sono i loro corpi» o la mente allargata «elimina il divario tra mente e mondo, negando la distinzion­e tra apparenza e realtà» sono talmente fantasiose che discuterle sarebbe come disputare se gli elefanti volano.

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