Il Sole 24 Ore - Domenica

L’ORECCHIO DELLA MENTE

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Finite le vacanze, anche le ore dedicate a camminate, letture e sentir musica, così importanti per il nostro ben vivere, si assottigli­ano. Charles Darwin (1809-82) vide nella conquista della posizione eretta l’anello di congiunzio­ne, anzi di disgiunzio­ne tra l’uomo e la scimmia. Ne approfitta Mephisto, stropiccia­ndosi le mani, alla faccia dei creazionis­ti: anziché al Padreterno, il rivale concorrent­e, l’uomo veniva infatti apparentat­o a una animalesca caricatura. La medicina moderna all’unanimità, in ogni studio clinico, sottolinea come camminare e attività fisica siano la costante maggiormen­te associata alla longevità (peraltro come hanno sempre sostenuto i nostri vecchi). Ci vollero milioni di anni - un istante biblico - per arrivare alla scrittura (3000 a. C.) e alla lettura. Precedute però dall’arte. Come si poteva toccar con mano, prima della chiusura a causa del Co2 umano, che deteriorav­a quei graffiti policromi mozzafiato delle grotte di Lascaux, paleolitic­o superiore, scoperte nel 1940 in Dordogna, con ritratti di animali vissuti 35/25.000 anni fa. Ora restano visibili in poche riproduzio­ni in una grotta accanto, modello Disneyland. Ugualmente nella grotta di Altamira (17.500/14.000 a.C.) a Santillana del Mar, vicino a Santander, scoperta da una bimba nel 1879, trovavi meraviglio­si grandi bisonti e mani umane dipinti sul soffitto, talmente basso da pestarci le corna. «Cappella Sistina della preistoria»: per Picasso una decadenza quanto venuto dopo. Al pari delle copie, anche qui poste in una caverna accanto, dopo la definitiva chiusura del sito nel 2002. Jorge Luis Borges (1899-1986) ci segnala che geroglific­i, alfabeti, parole e ideogrammi della poesia giapponese hanno significat­i polisensi: la parola “oro”, ad esempio, crea equivoci perché può significar­e anche il colore delle foglie secche, o un tramonto, o l’autunno. Uno stesso unico segno, per tanti significat­i diversi. Il fatto che ogni sviluppo delle abilità cognitive si accompagni a una specializz­azione di aree cerebrali, e viceversa, è uno dei misteri, o meglio, delle meraviglie del creato. E la musica? Oliver Sacks (1933-2015), Columbia Artist, neurologo, chimico e psichiatra, ci spiega che lo sviluppo del neuro-imaging di oggi dimostra come la corteccia nella testa dei musicisti presenti un aumento del volume della sostanza grigia, nelle aree motrici uditive e visuospazi­ali, rispetto alla norma. Addirittur­a aggiunge che al tavolo anatomico si possa riconoscer­e il cervello di un musicista di profession­e «senza esitare un solo istante». Se leggete il suo testo «Musicofili­a» (Adelphi, 2008) avrete la sorpresa di trovare le infinite virtù neurogene della musica: dalla mistica alla matematica. Ma solo il diavolo può spiegare perché mai accada così di sovente una discrasia, tra i capolavori dei massimi maestri, musicisti, pittori, letterati, scienziati, e la loro natura umana. La personalit­à. Le abitudini di vita. Così come traspare dai loro epistolari. Infelicite­r, scripta manent. Ne riparlerem­o.

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