Il Nuovo Mondo in un mare di parole
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Nel caso dei viaggiatori, essa risponde all’esigenza di apparire esaustivi, classificatorî, precisi nell’elencazione di tutto ciò che si è visto. Piante («uve e persiche, melacotogno, melagranate, agli fortissimi, cepole mezane, nuce buonissime, meloni, rose, fiori, noce persiche, fiche, cucuze, cetri, limoni e melangolo, in modo ch’è un paradiso»: Ludovico de Vartema), animali («lioni, cervi, cavrioli, porci salvatici, conigli e altri animali terresti che non si truovano in isole, se non in terra ferma»: Amerigo Vespucci), ma anche popoli o fenomeni naturali: la tecnica di Bozzola consente di assaporare per saggi minimi testi che inevitabilmente vien voglia di leggere direttamente, nella loro interezza. Non è detto che sia una buona idea, giacché di fatto i prodotti di questo genere non sono certo concepiti come romanzi d’avventura e contengono lunghe parti prive di qualsiasi fascino narrativo, in cui a prevalere sono le preoccupazioni tutte tecniche di gente per la quale andar per mare era anche un duro mestiere. Fra le osservazioni più interessanti del critico, c’è quella relativa allo spazio relativamente scarso che, nei testi di molti grandi navigatori cinquecenteschi, ha giust’appunto il mare: luogo del viaggio, di solito monotono e privo di particolari elementi da comunicare, con cui si alternano i luoghi dello sbarco, dell’esplorazione a terra e dell’incontro con altre popolazioni, nor
malmente descritti con più abbon
danti minuzie. Per i viaggiatori terrestri (giacché anche di viaggi asiatici si parla nei testi esaminati), il corrispettivo del mare è il deserto: plaga silente e sempre eguale a sé stessa, per quale si possono giusto appuntare gli eventi più impressionanti («morirono 33 persone per la sete, e molti forono sepulti nel sabione che non erano finiti de morire; e li lassavano solo el viso scoperto. Poi trovamo uno monticello a presso del quale era una fossa d’acqua, de che fummo molto contenti»: Vartema). Nel finale, il volume presenta in tutta la loro ampiezza alcuni episodi di particolare efficacia narrativa, come la morte in battaglia di Magellano raccontata dal solito Pigafetta, o un’incredibile avventura di camuffamento, seduzione e fuga occorsa nello Yemen ancora al Vartema, dove lo scrupolo diaristico cede finalmente il passo a una sensualità fiabesca: «di lì a tre giorni venne el Soldano, e la Regina subito me mandò a dire che se io voleva star con lei che essa me faria ricco».