Il complesso Extraliscio fa ballare gli angeli
Confesso un possibile conflitto di (dis)interesse. Chi scrive è emiliano e, si sa, con la Romagna la rivalità, ovviamente reciproca, la fa sempre da padrona. Noi abbiamo i nostri poeti e nostri registi, grandissimi, e loro i “suoi”, grandissimi uguale. Loro hanno la “sua” musica, il liscio, e noi… Noi, per decenni, abbiamo ascoltato e ballato pure noi il “lissio”, a tutte le Feste dell'Unità, in ogni frazione di ogni comune di ogni provincia dell’Emilia. E allora, bando al conflitto e Viva il lissio e Viva la Romagna. E Viva Elisabetta Sgarbi, che firma anche la produzione con lo sbarazzino nom de plu
me di Betty Wrong. Perché, lei di Ferrara, guarda affascinata appena al di là del confine, nella Romagna solatia dolce paese, e rende travolgente omaggio alla più moderna e funambolica evoluzione della musica locale, il “punk da balera” del complesso degli Extraliscio.
La storia della band è raccontata da un altro emiliano doc e “stralunato”, Ermanno Cavazzoni (ben conosciuto dai lettori dell’inserto «Domenica»): è lui, l’autore del Poema dei lunatici da cui il romagnolo Fellini ha tratto La voce della Luna, a ricordarci che «gli angeli, se ce ne sono, secondo me gli piace il liscio anche a loro». Ed è sempre lui, davanti al bancone di un bar o immerso nella nebbia della campagna, tra infiniti filari di pioppi, a presentarci via via i componenti del gruppo musicale. Nato da un’intuizione e dalla spinta della figlia di Secondo Casadei, Riccarda. C’è quindi la “benedizione”, per via transitiva, dello Strauss di Romagna, il creatore di Romagna mia, il più amato e imitato.
«La musica giusta in un mondo sbagliato», canta Jovanotti nel pezzo intitolato appunto Sbagliato, inciso insieme a loro e che ascoltiamo sul finire del documentario. La musica giusta anche perché il liscio stava richiudendosi su sé stesso, dando l’impressione sempre più forte di aver esaurito ogni carica innovativa. E invece… E invece Moreno il Biondo, che oltre a cantare suona da dio clarinetto e sassofono, si è incontrato con quel geniaccio di Mirco Mariani, una barba da Sputafuoco che mette paura, ma uno sguardo, dietro gli occhialoni, capace di ridarti subito il buonumore. Uno, per dire, che nella sua già lunga carriera può vantare collaborazioni con Stefano Bollani, Paolo Fresu, Vinicio Capossela, Enrico Rava e compagnia bella. Insieme a loro, il nostro “Virgilio” Cavazzoni ci conduce tra una canzone e l’altra in ogni location possibile, dal faro del Po di Gorino alle balere, dalla stanza di un albergo alla Galleria di Milano. Senza dimenticare il cantante vero, Mauro Ferrara, detto l’Alain Delon del liscio.
La regista, innamorata pazza di questi ragazzi mai vecchi con la missione di portare il liscio ai giovani e l’elettronica agli anziani, divide il racconto per capitoli, inframmezzando continui numeri di danza. Perché questa musica, queste canzoni, questi ritmi sono inscindibili dal ballo, dalle evoluzioni sulla pista che devono continuare finché arrivi la luce dell’alba. E dedica il film alla madre Rina che, beata lei (aggiungiamo noi), «ha ballato».
DDDDD